RoFF19 – Mani Nude. Incontro con Mauro Mancini e il cast

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Corso estivo di MONTAGGIO, dal 22 luglio

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‘Un film sul delitto e sul castigo’. Il regista Mauro Mancini e il cast, compresi Alessandro Gassman e Francesco Ghenghi, hanno presentato al pubblico ‘Mani Nude’, al RoFF19 nella sezione Grand Public

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Corso estivo di RECITAZIONE CINEMATOGRAFICA, dal 14 luglio

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Mani nude, il nuovo film di Mauro Mancini, è stato presentato alla 19ª edizione della Festa del Cinema di Roma. È la storia di un diciottenne, Davide, che una notte viene rapito e costretto ad entrare nel circuito dei combattimenti clandestini organizzati per appagare la sete di sangue degli spettatori; il suo rapitore, Minuto, diventerà una sorta di padre putativo e allenatore. La trasposizione cinematografica dell’omonimo romanzo di Paola Barbato scava nella natura umana, riflette sulle radici della violenza e sulle possibilità di redenzione attraverso il perdono. Mani nude può contare, inoltre, sulle musiche di Dardust alla colonna sonora.


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La conferenza stampa, svoltasi nella Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica, vede protagonisti il regista Mauro Mancini, gli interpreti Giordana Marengo, Paolo Madonna, Fotinì Peluso, Francesco Gheghi, Alessandro Gassmann e i produttori.

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Mancini e Gassmann tornano insieme dopo Non Odiare del 2020. “Era l’occasione per rimettersi a lavorare con Mauro su una storia che mi ha appassionato moltissimo. Mi piace il suo cinema, mi piace le tematiche che tocca, quindi è stato un piacere rincontrarlo. Così come è stato un piacere rincontrare un cresciuto Francesco Gheghi dopo Mio fratello rincorre i dinosauri ha detto l’attore.

Gheghi prosegue: “Ho rubato tanto da Alessandro. La sua professionalità, il suo modo di stare sul set, speravo di rincontrarlo ma non pensavo così presto. Non potevo sperare in un compagno migliore e in tutto il cast che ha reso il mio lavoro molto più semplice.”

Mani Nude, quindi, affronta il tema della violenza fisica in un mondo non del tutto realistico: “Viviamo in mondo di crescente violenza, abbiamo guerre intorno a noi, voglia di zittire e non ascoltare. Credo che questo film sia molto importante perché mostra una violenza all’interno della quale si riesce a trovare uno spiraglio, una piccola luce di speranza”.

“È un film sul delitto e sul castigo” spiega il co-sceneggiatore Davide Lisino, aggiungendo che la scelta di utilizzare Protagora, il testo di Platone, ha a che fare con la ricerca della virtù e quindi con il personaggio di Minuto che inconsciamente inizia un percorso di miglioramento spinto dal senso di colpa.

Il regista Mauro Mancini, infatti, continua la ricerca che ha iniziato con Non odiare sulle tematiche che più gli stanno a cuore e che si ritrovano perfettamente nel romanzo di Barbato. Quanto subiamo il perdono? Quanto siamo vittime del senso di colpa? Quanto può essere scuro e profondo il cuore di ogni essere umano? “Mi piace molto lavorare su questo tema e credo che non sarà l’ultima volta”, dichiara.

Francesco Gheghi, reduce dalla vittoria come miglior interpretazione maschile nella sezione Orizzonti dell’81° edizione della Mostra del Cinema di Venezia per Familia, ammette: “Questo film è stata l’esperienza più tosta della mia vita finora, mi ha formato molto. C’è stata un’evoluzione fisica, ho preso dieci chili di massa muscolare in due mesi e mezzo, training quotidiani con gli stunt”, lavoro a cui si sono sottoposti anche Alessandro Gassmann e Paolo Madonna.

In un cast completamente maschile, Giordana Marengo e Fotinì Peluso sono le uniche attrici: “Sul set non ci siamo incrociate ma la solidarietà c’era. È vero che numericamente era un set molto maschile ma mi sono trovata benissimo e ritengo il mio ruolo, che ha una funzione salvifica, completo a 360°. Mauro mi ha permesso di guardare le cose da un’altra prospettiva anche per le tecniche registiche usate e alle quali non ero abituata”, dichiara Peluso.

Le ultime parole spettano alla scrittrice del romanzo Paola Barbato, presente in sala, che sostiene di essere contenta e soddisfatta di questa trasposizione: “Il mio libro ha avuto tante vite, sono fortunata. Quest’opera aveva un messaggio molto semplice: due disperazioni si incontrano. Quando due vuoti si incontrano a volte un vuoto riempie l’altro, può succedere in mille maniere e Mauro ha raccontato una di queste. È come un Pokemon che si è evoluto e può continuare ad evolversi ancora. Tutti i libri dovrebbero essere così!”

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