RoFF20 – Hedda: incontro con Nia DaCosta
Ibsen e Nia DaCosta si incontrano e si allontanano in questo nuovo film della regista afroamericana Hedda che sposta gli eventi in Inghilterra negli anni Cinquanta
Il pomeriggio romano accoglie Nia DaCosta. La regista afroamericana arriva al Festival del Cinema di Roma per presentare Hedda, il suo adattamento cinematografico dell’opera di Henrik Ibsen Hedda Gabler. Fin da subito la conversazione con la stampa prende corpo: un dialogo fitto, convinto, spesso attraversato da lampi d’ironia e riflessione profonda.
Il film, che vede come protagonista Tessa Thompson, sposta l’ambientazione dal tardo Ottocento al 1954, in un’Inghilterra ancora segnata dalle ferite della guerra e attraversata da nuove tensioni sociali. DaCosta spiega la sua intenzione di voler collocare la sua Hedda in un periodo storico che fosse di confine, in cui le donne cominciano a essere viste, ma non ancora ascoltate in pieno. Una scelta narrativa che permette di trasmettere la sensazione secondo la quale ogni gesto, ogni parola, pesa come una catena.
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La conferenza, nel suo tono misurato, ha il ritmo di una conversazione tra conoscenti più che di una presentazione. Le risposte di DaCosta non sono slogan, ma riflessioni che si aprono in più direzioni. Parla di Hedda come di “un’inquietudine femminile senza nome“, e cita la fatica di tradurre sullo schermo il desiderio di essere vista e di scomparire allo stesso tempo.
Inoltre, la regista ha voluto spendere qualche parola in più a proposito della percezione del mondo e delle persone della sua protagonista: il film, dichiara, è stato accolto da molti con le intenzioni di voler mostrare una giovane ribelle totalmente manipolatrice, una vera e propria burattinaia. La regista, in parte d’accordo con questa definizione, vede nella figura di Hedda anche un conflitto personale basato su cosa genera potere: se inizialmente è possibile notare una Hedda convinta di essere intelligente e per questo in grado di ottenere ciò che brama, con il tempo scoprirà che è la sensualità a essere la sua arma vincente, generando in lei delusione. Non è un caso che è la stessa regista a dichiarare che “il sesso è una forma di potere” e che “Hedda è un personaggio che vede uomini e donne allo stesso modo in termini di chi può abusare per ottenere ciò che vuole, si può vedere come un’antieroina“.
A fine incontro c’è chi ha espresso la sua ammirazione per la carriera della giovane regista con 4 film all’attivo e il quinto, 28 anni dopo – Il tempio delle ossa, in uscita nel 2026. Tra gli applausi e i flash rimane una sensazione insolita: quella di una conferenza che non cerca consenso, ma pensiero. DaCosta lascia la sala come è entrata, con passo calmo e sguardo vigile. Nel suo Hedda, come nelle sue parole, c’è la stessa tensione.
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Prodotto da Orion Pictures e Amazon MGM Studios e presentato in anteprima anche al Toronto International Film Festival nel settembre 2025, il film sbarcherà ufficialmente in America il 22 ottobre e sarà disponibile su Amazon Prime Video dal 29 ottobre, con una durata di 107 minuti. Nel cast anche Nina Hoss, Imogen Poots e Tom Bateman.





















