ROMADOCFEST 6 – Cina contemporanea

Attraverso il lavoro di Zhao Liang, regista e video-artista cinese, si cercano di capire i profondi mutamenti della Cina, la sua situazione attuale, i suoi molteplici paradossi. Il documentario come mezzo per entrare dentro la realtà per comprenderne i meccanismi

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All'interno della sezione Cina Contemporanea del RomaDocFest viene presentato il lavoro di Zhao Liang, regista di documentari e video-artista. Le sue opere sono degli ottimi spunti per riflettere sulla situazione della Cina contemporanea, dove il crollo dei valori e dell'ideologia comunista ha lasciato il passo allo più sfrenato capitalismo. Compito dell'artista è anche quello di sapere cogliere i paradossi della società in cui vive e mostrarli agli altri. Zhao Liang compie proprio questo percorso e lo fa scegliendo due strade molto diverse. Quella della video-arte e quella del documentario.

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Viene infatti proiettata in sala la ripresa di una sua video-installazione, Western Food, dove su una tavola apparecchiata in maniera occidentale è stato inserito uno schermo nel quale vengono trasmessi spezzoni di film violenti e sanguinari. Sopra la tavola c'è un altro schermo sul quale vengono proiettate immagini di una tavola apparecchiata in maniera orientale che cade verso il basso, distruggendosi. In questo modo Zhao Liang sintetizza visivamente e nello spazio la presenza della cultura occidentale (la violenza come alimento, come qualcosa da assimilare) e la caduta di quella orientale.


Per quanto riguarda il documentario viene proiettato Return to the border, un lavoro originale che si struttura come una sorta di diario che cerca di raccontare i cambiamenti avvenuti in Cina durante gli ultimi anni. Il protagonista ritorna nel proprio paese natale al confine tra Cina e Corea del Nord. Attraverso i suoi ricordi e le immagini del presente viene alla luce un mondo ancora intriso di povertà dove la linea di confine tra le due nazioni traccia simbolicamente quella del passaggio dal comunismo al capitalismo. Ancora più stranianti sono le immagini della Corea del Nord, dove su enormi strade si elevano grattacieli immensi e dove l'apparire di una piramide (simbolo della forza del comunismo) ci riporta in una macabra realtà dove la grandezza delle strutture non corrisponde a quella delle idee che vorrebbero rappresentare. Zhao Liang gira tutto in digitale e anche se alcune volte le sue riprese sono quasi amatoriali questo non toglie nulla alla forza visiva di quello che mostra. Costruito attraverso una serie di pensieri narrati da una voce fuori campo, Return to the border è un viaggio allo stesso tempo concreto e riflessivo nella realtà della Cina contemporanea


La scarsezza dei mezzi a disposizione e soprattutto di finanziamenti è una delle minacce più grandi per il documentario cinese. Quasi tutti i lavori vengono infatti finanziati dagli stessi registi. Zhao Liang poi afferma che il documentario in Cina è stato di nuovo possibile solo con l'avvento della tecnologia digitale che ha permesso un abbattimento dei costi e anche una facilità realizzativa (dalle riprese al montaggio alla post-produzione) fino ad allora impensabile.


Cercare di capire la Cina è uno dei modi per comprendere l'evoluzione dell'economia mondiale. E coglierne i paradossi significa anche capire quali sono i molti limiti del capitalismo come stile di vita. Zhao Liang ci parla di un Paese che attraversa una fase di continua trasformazione, scosso dalla distruzione-costruzione di ogni cosa. Della cultura come degli edifici, delle tradizioni come dei valori.  Zhao Liang racconta che fino a dieci anni fa la figura del venditore era molto inferiore rispetto a quella dell'artista o dell'intellettuale. Oggi non è più così. E attraverso le immagini, il regista, cerca di spiegarcene i veri motivi.


 


 

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