#RomaFF10 – Girls Lost, di Alexandra-Therese Keining

Storia di formazione e ricerca della propria identità sessuale, Girls Lost è incapace di offrire un tracciato solido necessario per guidare le sue smarrite protagoniste. In selezione ufficiale

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In Girls Lost c’è una grande disparità, quasi una voragine incolmabile, tra l’importanza del tema centrale che anima il cuore del film e la superficialità con cui viene messo in immagine. Da una parte abbiamo Kim, Momo e Bella, tre ragazze lesbiche completamente emarginate dalla società, costantemente vittime di bullismo, che possono fare affidamento solo sulla loro amicizia reciproca. Dall’altra abbiamo l’espediente, vero e proprio punto di rottura: le tre amiche piantano un seme mai visto prima da cui germoglia una pianta dai poteri straordinari. Bevendone il succo le ragazze si trasformano in uomini, incredibile opportunità per ribaltare le dinamiche sociali di cui erano vittime.

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Potrebbe sembrare un riassunto sbrigativo di Girls Lost, ma la regista Alexandra-Therese Kiening non aggiunge altro all’impalcatura della sua pellicola. Non è nell’assenza di una spiegazione logica/razionale, o quantomeno coerente, dell’elemento magico del film (cosa chiaramente non necessaria), ma è nella mancanza di un vero sentimento, di relazioni solamente alluse, di emozioni da ricostruire senza alcuna linea guida che ci si ritrova spaesati e distaccati. L’urgenza da parte del cinema di confrontarsi con la ricerca dell’identità sessuale dei giovani è quanto di più attuale si possa sperare da un film che pone le radici nel presente, e proprio per questo, non può essere relegata a mero pretesto. La sensazione è questa: che Girls Lost sia poco più che un videoclip, o meglio, un videoclip con una manciata di elementi di troppo. Manca una fondamentale cura dei personaggi, un amore per la storia da raccontare, che permetta di affezionarsi ad un contesto una volta presentate le sue coordinate.

Apprezzabile lo sforzo puramente fantascientifico di trasformare lo sguardo sulla società in un qualcosa di alieno ed appetibile (ad ogni cultura, il suo salottino di riferimento), ma non ci si scosta da quel cinema, innocuo e patinato, che negli ultimi dieci anni è stato pensato direttamente per i teenager. E se Girls Lost, rispetto ad un Twilight qualsiasi, cerca di correggere il tiro sporcandosi le mani col sangue, l’esplicitazione della violenza (in alcuni casi, ridondante) non libera il film da quella sensazione di privazione che permea ogni scena. Girls lost è un tentativo di raccontare qualcosa di veramente profondo attraverso gli ormai stantii canoni estetici di un cinema vecchio alla sua nascita, non in grado di scavare nel profondo. Rimane la ricerca della bellezza dell’immagine, l’invadenza di una musica necessaria a sottolineare la funzionalità di ogni singolo slow motion e poco altro. Della rabbia e della frustrazione giovanile, necessari per una storia del genere, si percepisce solo un’eco lontana incapace di catturare l’attenzione e di trascinare con sé lo sguardo nel dramma.

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