#RomaFF11 – Naples ’44, di Francesco Patierno

Seguendo l’esempio di Renato De Maria, Patierno con Naples ’44 guarda alla docu-fiction, trasformando la storia di Norman Lewis in uno scintillante puzzle di cinegiornali e pellicole sull’epoca.

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Nell’autunno del 1944, Norman Lewis è un giovane e colto ufficiale inglese quando entra per la prima volta a Napoli, ancora sconvolta dall’occupazione nazista. Assegnato dalla cavalleria di Sua Maestà al supporto alle truppe alleate come traduttore, Lewis s’immerge nella desolazione e nel fascino decadente di una città allo stremo, trovandosi come da straniero a esserne completamente conquistato. I suoi ricordi e le sue sensazioni, con il tempo, sono stati organizzati in una famosa opera, Naples ’44, fiore all’occhiello di una lunga carriera da romanziere e scrittore di viaggi. Francesco Patierno sceglie il libro-testimonianza di Lewis per ritornare nella sua Napoli e realizza un progetto dalla forte impronta storica. Seguendo l’ottimo esempio di Italian Gangsters di Renato De Maria, il regista partenopeo guarda alla docu-fiction, trasformando la storia napoletana di Norman Lewis in uno scintillante puzzle di cinegiornali dell’epoca e pellicole ambientate durante la liberazione alleata. La trovata di affiancare alle terribili immagini d’archivio (soprattutto sguardi sulle conseguenze dei bombardamenti, della fame e delle epidemie) una selezione di racconti cinematografici simili, ci concede la possibilità di ritrovare, sull’argomento Napoli ’44, scontanti esempi (La pelle di Liliana Cavani, Comma 22 di Nichols, diverse pellicole con Totò) e imperdibili perle  (Il re di Poggioreale con un magnifico Ernest Borgnine).

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A differenza del film di De Maria, sostenuto solo dall’utilizzo di attori quasi sconosciuti, Naples ’44 è impreziosito dalla prova vocale di Benedict Cumberbatch, interprete nascosto dello stesso Lewis.  La voce fuori campo dell’attore inglese, però, non dà alcuna forza alle già potenti parole di Lewis, diventando cosi solo una monotona lettura ad alta voce piuttosto che una vera e propria interpretazione emotiva. Il lavoro di Lewis è, senza dubbio, potentissimo. Lo sguardo alieno e curioso di un uomo catapultato in una città, di per sé enigmatica, nella sua ora più scura, è una testimonianza affascinante, anche per il pubblico italiano. Sorprende, infatti, che un regista napoletano, per raccontare la storia della propria città, scelga il punto di vista straniero di un “invasore-liberatore”.  Nelle intenzioni di Patierno, forse, c’era addirittura di fare di Naples ’44 un vero film di finzione, magari con Cumberbatch come protagonista? Non lo sapremo mai. E’ certo che, nella strada scelta dell’ibrido documentario-fiction, i suggerimenti a un legame continuo tra presente e passato (Napoli che non cambia mai) sono elementi che avrebbero meritato ben altro approfondimento. Limitarsi a inserire flash contemporanei del viaggio nella memoria di un anziano protagonista (Lewis redivivo?) appesantisce il racconto, ulteriormente, l’omaggio sincero di un uomo innamorato a una popolazione spossata ma, nonostante tutto, piena di vita.

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