#RomaFF11 – Tramps, di Adam Leon

Un’avventura metropolitana che segue appassionatamente il processo di maturazione di due ragazzi che finiranno con l’innamorarsi, in una New York lontana dallo sfarzo della visione hollywoodiana

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I legami più forti sono spesso quelli che nascono da una situazione comune di disagio. Come nel caso di Danny ed Ellie, protagonisti di Tramps, che si avvicinano l’uno all’altra quando involontariamente vengono coinvolti in un piccolo crimine. Lui è stato tirato in ballo dal fratello, lei tenta solo una via di fuga da un legame difficile. Le cose per i due non vanno esattamente come previsto ma è proprio questo a metterli sullo stesso piano e farli diventare complici. La costruzione di questo legame si snoda in Tramps sotto la forma di una storia di avventura metropolitana ambientata in una New York inedita lontana dallo sfarzo della comune visione hollywoodiana. I vicoli dei quartieri abitati dalla popolazione di immigrati si allargano pian piano che anche i due ragazzi si aprono alla conoscenza reciproca, trasformando così il territorio in un terzo personaggio metaforico.

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Questa non è l’unica trovata stilistica che il regista Adam Leon tenta per mettere in scena in maniera originale quella che sulla carta è una storia molto semplice. Tutta la prima parte, infatti, è costellata di inquadrature che sembrano essere eccessivamente studiate a tavolino per rendere la presentazione degli unici due personaggi in scena abbastanza accattivante per lo spettatore. Questo voler ostentare una visione autoriale, però, sparisce quando la narrazione segue il ritmo serrato del raggiungimento dell’obiettivo di Danny ed Ellie che diventano i veri traini di un film che trova il suo punto di forza proprio nella scrittura in crescendo dei protagonisti. Il loro essere bloccati in un contesto che non hanno scelto e l’energia che impiegano per trovare a tutti i costi una soluzione che li renda liberi sono gli elementi base di un percorso di formazione estremamente ben articolato ed accattivante.

La sfumatura romantica, del tutto atipica rispetto i classici prodotti di intrattenimento, ricorda quella della tenera fuga di Moonrise Kingdom di Wes Anderson che ha in comune con Tramps l’inadeguatezza e la goffaggine dei primi approcci amorosi. Proprio grazie a questo il film nella sua semplicità risulta autentico, sia nei momenti in cui il ritmo è maggiormente dilatato, sia in quelli puramente action scanditi da una colonna sonora incalzante. Ed anche alla fine, quando la stessa struttura narrativa necessita la conclusione del processo di maturazione, non si cede mai il passo ad una retorica gratuita e banale, qualità che non fa dimenticare facilmente Danny ed Ellie né tantomeno questo Tramps che, nei suoi difetti, riesce a farsi apprezzare.

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