#RomaFF12 – The Place. Incontro con Paolo Genovese e il cast

“Mi è capitato di imbattermi in questa idea casualmente, scovando la serie americana, che mi ha folgorato”, racconta il regista durante la presentazione alla stampa

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Un uomo misterioso che siede sempre allo stesso tavolo di un ristorante, pronto ad esaudire i desideri di dieci avventori, in cambio di compiti da svolgere: questi gli ingredienti di The Place, nuovo film di Paolo Genovese, reduce dal successo di Perfetti sconosciuti. Tratto dalla serie TV statunitense The Booth at the End, il lungometraggio, in concorso nella Selezione Ufficiale della Festa del Cinema di Roma di quest’anno, conta nel cast: Marco Giallini, Valerio Mastandrea, Alba Rohrwacher, Alessandro Borghi, Sabrina Ferilli, Rocco Papaleo, Vinicio Marchioni, Silvio Muccino e Vittoria Puccini.
Mi è capitato di imbattermi in questa idea casualmente, scovando la serie americana, che mi ha folgorato”, racconta il regista durante la conferenza stampa romana di oggi, “c’è qualcosa che evidentemente mi interessa raccontare, e che trova una sorta di filo rosso che lo accomuna a Perfetti sconosciuti: l’indagare la parte più scura delle persone. Perfetti Sconosciuti indaga quanto poco conosciamo le persone che ci stanno attorno, The Place indaga quanto poco conosciamo noi stessi, o quanto a volte dobbiamo provare a scavare dentro per trovare quell’anima nera e confrontarci. Quando fai un film di successo, la conseguenza più interessante è che ti fanno fare quello che vuoi. Fare un film simile a Perfetti Sconosciuti mi sarebbe sembrata un’occasione sprecata.. per The Place ho usato il credito del film precedente per proporne uno un po’ fuori dagli schemi, drammatico sì ma anche più difficile, e sicuramente interessante secondo me”.
Un altro racconto dall’anima corale, una coralità interpretativa che stavolta si moltiplica ancora di più, per la quantità di tracce e anime narrate: “per le storie che racconto, ho necessità di raccontarle da più punti di vista, The Place, per la natura del racconto necessitava di un’impostazione corale: cosa sei disposto a fare per ottenere ciò che vuoi? È un interrogativo che pone un argomento impegnativo… Qual è il nostro limite, qual è l’asticella della nostra morale e quanto siamo disposti a spostarla nelle circostanze in cui ci troviamo? Questo aspetto è affrontato da dieci punti di vista diversi, con richieste e soluzioni differenti, in modo tale che lo spettatore possa chiedersi cosa farebbe e provare a immedesimarsi nelle storie per diedi volte diverse. Questo è un momento in cui per una serie di motivi siamo tutti molto portati a giudicare, anche grazie ai social… questo film ci chiede di giudicare noi stessi in maniera più profonda; e la coralità era fondamentale per poter provare a immedesimarsi in etiche diverse”.

the place2Il personaggio interpretato da Valerio Mastandrea è quel qualcosa che spinge i dieci personaggi che si avvicendano a interrogare profondamente la loro parte più scura, “qualcosa di volutamente non definito proprio perché per ognuno è diverso… può essere la religione, l’etica, l’accettazione sociale, non entità superiori ma qualcosa che scaturisce dal nostro io più profondo, chiosa Genovese. “Io non ho una storia da raccontare ma un ruolo, un tipo di ruolo che è quello che poi nella vita credo a tutti capiti prima o poi, di aiutare qualcun altro. Mi ha fatto riflettere su alcune sfumature riguardo l’idea di aiuto verso gli altri, che passa più attraverso l’autodeterminazione… non si aiuta mettendo una toppa nella vita degli altri. Il mio personaggio rappresenta uno specchio di quello che mi chiedono gli altri, che è un qualcosa di ancora più inquieto e inquietante, perché chi ti obbliga a comprendere che solo attraverso una scelta individuale si può ottenere ciò che si chiede”. Un ruolo impegnativo quello percorso da Mastandrea, per la necessità di reagire alle istanze messe in moto dagli altri, di essere “come una tenda mossa dal vento”.
Una trama che si snoda attraverso personaggi per lo più molto distanti dagli interpreti che formano il cast, che ha rappresentato una sfida importante per tutti anche per l’apporto scenografico molto minimale e per la natura evocativa dei dialoghi, un film che stimola la riflessione “sulla frattura tra nostri ideali, l’etica, la morale e quello che nella vita può capitare”, come commenta Sabrina Ferilli, che aggiunge: “Paolo ha fatto un film affascinante e maturo, che va oltre il tema del mistero fine a se stesso”. La conferenza stampa si chiude con la domanda su quale sia il proprio posto spirituale, tra una battuta di Marco Giallini che risponde prontamente e molto romanamente “er cesso”, e il caustico commento di Mastandrea “il mio posto dell’anima? La tangenziale alle cinque del pomeriggio”.

The Place uscirà nelle sale in circa cinquecento copie giovedì 9 novembre.

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