#RomaFF13 – A Kid Like Jake, di Silas Howard

Nonostante A Kid Like Jack sia un film fin troppo ragionato, ci sembra comunque importante poichè può fungere da lezione a chi dice col petto pieno di orgoglio che “i trasgender non esistono”.

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Proprio la settimana scorsa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha comunicato all’America e al mondo intero che “i trasgender non esistono“.  In questi giorni l’amministrazione americana sta  preparando nuove norme che compieranno un triste passo indietro rispetto alle conquiste ottenute durante la presidenza di Obama. Norme il cui punto principale dichiarerà che il sesso di una persona è determinato solo da “elementi biologici chiari e oggettivi”. In parole poche dall’organo genitale con cui si nasce.

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Alex (Claire Danes) e Greg Wheeler (Jim Parsons) sono una coppia felice nonché  i genitori amorevoli di Jake, figlioletto di 4 anni che sceglie solo giochi “per femmine” e ama vestirsi da bambina. Entrambi dovranno iniziare un percorso per imparare ad accompagnare Jake nella scoperta della sua identità sessuale, accettando innanzitutto che non esistono confini veri e propri posti a determinare l’identità sessuale di un essere umano. Occorrerà andare oltre la normale paura per la discriminazione del proprio figlio e sostenerlo in tutte le sue scelte. Partendo dal testo teatrale del newyorkese Daniel Paerle (qui anche nelle vesti di sceneggiatore), il regista Silas Howard dirige A Kid Like Jake, un film che mette in luce la ricchezza della diversità ma al tempo stesso la difficoltà di riuscire ad accettare e aiutare il proprio figlio trasgender. A Kid Like Jake: un bambino come Jake. Il titolo del film rimanda subito ad un’importante e fondamentale presa di posizione: che Jake è un bambino fra i tanti e che, come ogni giorno nascono esseri umani dall’identità  più conforme al loro organo sessuale, al contempo ne nascono altrettanti che non riescono ad indentificarcisi. Questo, anche se difficile da comprendere per alcune menti limitate, è comunque un dato di fatto. E quindi, semplicemente realtà.  Inoltre Jake (e tutti i bambini e le bambine come lui) è ancora molto piccolo, e proprio per questo si rimane colpiti da una naturale disposizione a comportarsi in relazione a come ci  si sente dentro, tralasciando l’identificazione con  il proprio organo sessuale.
Ma il film di Silas Howard  non è un film su Jake, al contrario, attraverso una scelta registica lampante, capiamo subito di essere di fronte ad un film per quei genitori che prima dei figli devono compiere un percorso di accettazione. Il regista infatti si sofferma molto poco sul bambino, presenza ovviamente importante ma quasi sempre posta sullo sfondo,  un piccolo pois colorato, che riempie casa Wheeler. Tutto passa attraverso il volto sempre un po’ sofferto di Clare Danes. La vera protagonista infatti è Alex, la madre, che prima di tutti gli altri stessa dovrà imparare a fare i conti con l’identità sessuale del figlio, senza rifiutare quello che è un evidente dato di fatto. Imparerà a farsi forte del sostegno del marito, interpretato dal Jim Parsons di Big Bang Theory che non riesce così male al di  fuori dalla sitcom che l’ha reso famoso.

Il film di Howard, premiato al Sundance 2018,  è un film ben girato e ben scritto, che fila liscio senza intoppi. Forse è proprio questo il suo principale difetto, la sua eccessiva linearità, sia di scrittura che di regia, come se l’intento didattico fosse più importante della messa in scena, e questo a nostro avviso è sempre un errore, perché tralascia i sussulti, lesina sulle emozioni che insegnano più di ogni lezione scritta. Ma nonostante questo A Kid Like Jake è comunque un film importante, che alla luce dei fatti del mondo, può anche permettersi di essere estremamente mirato e ragionato. Anche solo come frase da appuntare sul quaderno da chi dice col petto pieno di orgoglio e presunzione che i trasgender non esistono.

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