#RomaFF13 – Incontro con Sigourney Weaver

“La fantascienza è un genere molto complicato, anche per i giovani, perché è lì che vengono poste le grandi domande”. La Ripley della saga degli Alien è atterrata all’Auditorium

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Sigourney Weaver ha ricevuto un’accoglienza molto calorosa all’incontro con la stampa della 13° edizione della Festa del Cinema di Roma. Le fa molto piacere quando vengono nominati i suoi genitori. Il padre è stato un pioniere della televisione e la madre ha fatto l’attrice. “Fu mio padre che mi fece innamorare del business dello spettacolo” ci spiega l’attrice, “mi ha resa molto ben disposta nei confronti dell’industria. Mia madre, d’altro canto, non parlava mai della sua carriera. Mi diceva sempre ‘Non andare a Hollywood. Vorranno tutti portarti a letto’. Mio padre quindi è stato sempre positivo. Mia madre un po’ meno”.

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A questo proposito era inevitabile che si andasse a parare sul movimento #metoo e come sta cambiando il modo di trattare le donne. “Sicuramente è un passo molto importante, fondamentale per la lotta per l’uguaglianza sul posto di lavoro. E penso che anche l’industria, i registi, l’ambiente in cui lavoro vogliano questo cambiamento e vogliano essere diversi, più aperti”.

Con una carriera che dura da più di quarant’anni, Sigourney Weaver è stata diretta da registi del calibro di Ridley Scott, James Cameron, Ivan Reitman, David Fincher, Roman Polanski, William Friedkin e Walter Hill. Ripercorrendo la sua carriera ha parlato di un regista in particolare che l’ha sorpresa: “Ho lavorato con registi meravigliosi, tutti diversi l’uno dall’altro. Con ciascuno di essi ho un rapporto diverso. Penso che il regista che più abbia intuito come io lavorassi sia Ang Lee in Tempesta di ghiaccio. Ci guardavamo negli occhi e io capivo cosa dovevo o non dovevo fare”. Ha poi parlato del cinema italiano mostrando apprezzamento per Luca Guadagnino, che ha avuto modo di conoscere, e del cinema italiano degli ultimi sessant’anni, in particolar modo Federico Fellini.

Le è stato poi chiesto di parlare della sua esperienza del film Gorilla nella nebbia di Michael Apted. “Ogni film per me è differente da quelli precedenti” ha dichiarato, “La grande esperienza che ho vissuto nel fare quel film fu quella di lavorare in Africa con una squadra internazionale e con il gruppo di studio della zoologa Dian Fossey. Mi sentivo molto felice di stare con i gorilla e consiglio a tutti di fare un’esperienza simile perché è stato davvero incredibile, sono molto gentili e molto simili a noi”.

Con la saga di Alien e successivamente in Avatar, Humandroid, Ghostbusters, si è affermata come una vera e propria icona del cinema di fantascienza. Ha quindi parlato di quanto sia stato innovativo Alien di Ridley Scott. Ed è rimasta molto sbalordita dal designi di H.R. Giger e dagli effetti speciali di Carlo Rambaldi. “Poi con grande sorpresa James Cameron mi ha riportata alla fantascienza con Avatar ha dichiarato, “I critici hanno bisogno di rivedere le loro idee sulla fantascienza. Tutto quello che fanno è di parlare di effetti speciali quando, penso per esempio a Humandroid, dietro c’è molto di più. La fantascienza è un genere molto complicato, anche per i giovani, perché è lì che vengono poste le grandi domande su dove stiamo andando, sul nostro pianeta, su cosa sta succedendo”.

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