#RomaFF14 – Il Peccato: Andrei Konchalovsky racconta il genio di Michelangelo

Andrei Konchalovsky ci racconta come ha reso “vivo e reale” Michelangelo e il Rinascimento nel suo film Il Peccato, in sala in Italia dal prossimo 28 novembre dopo il passaggio all’Auditorium

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Il nuovo film di Andrei Konchalovsky, Il Peccato, arriva nelle sale italiane il 28 Novembre, dopo il passaggio alla 14esima Festa del Cinema di Roma. Abbiamo incontrato il regista, accompagnato dal protagonista Alberto Testone e dai produttori Elda Ferri (Jean Vigo) e Paolo Del Brocco (RaiCinema). Konchalovsky affronta con il suo nuovo film la figura di Michelangelo: “Ciò che mi ha ispirato per scrivere il film è stato il fatto che Michelangelo conoscesse a memoria la Divina Commedia di Dante, così mi sono chiesto: cosa avrebbe scritto Dante della vita di Michelangelo? Il problema di fare un film su un artista come Michelangelo è che tutti conoscono le sue opere e la sua biografia: non puoi mentire. Ho dovuto trovare dei periodi della vita dell’artista che mi permettessero di costruirci su un film: non volevo fosse un biopic, perché trovo le biografie molto noiose. Se realizzi un film su un artista che fa musica, devi pensare che la sua musica sia fantastica, per riuscire a renderlo interessante, allo stesso modo se fai vedere un artista che sta prendendo a martellate un blocco di marmo devi pensare che è un genio.”

Come coesistono la ‘visione’ dell’artista come genio quasi divino e l’aspetto prettamente terreno del duro lavoro fisico per realizzare le opere?

“Il motivo per cui l’ho definito una ‘visione’ è perché non si tratta di una sequenza cronologica di eventi: sono momenti caotici della sua vita e questo mi ha consentito di realizzare ciò che volevo. Io so di essere sotto lo scrupoloso sguardo di critici e esperti della vita di Michelangelo, per cui mi sono dovuto attenere alla verità dei fatti della sua vita: questo non è un film su uno scultore, ma su un essere umano molto nervoso, difficile, molto egoista e egocentrico che ha vissuto nel Rinascimento e che si dà il caso fosse un genio.”

Aggiunge Alberto Testone, l’interprete di Michelangelo: “Per me è stata stata un’esperienza magica essere, appunto, Michelangelo e trovarmi negli stessi luoghi dove lui ha scelto il marmo. Ho cercato di seguire tutti gli insegnamenti che il ‘Maestro’ mi dava, ogni giorno per me era una lezione da un grande genio e maestro al pari di Michelangelo. Un giorno Andrei mi ha detto: ‘Tu parli con Dio? Parla con Dio.’ Ogni giorno non sapevi cosa sarebbe successo, perché le scene venivano costruite e lui mi diceva ‘Noi ogni giorno costruiamo tutto e poi lo distruggiamo.'”

In realtà “i protagonisti del film son tre e sono tutti sullo stesso piano di importanza”, puntualizza il regista:Michelangelo, I Carraresi, Il Marmo. È questo equilibrio tra i personaggi a rendere il film una ‘visione’ e non un biopic. Anche se Alberto non fosse stato già un attore lo avrei scelto per il ruolo, perché per me la tradizione italiana del cinema neorealista, come facevano Rossellini e De Sica, di prendere le persone dalla strada e metterle nel film è fondamentale, è un obiettivo: le persone che vedete nel film non sono volti molto noti, ma per questo sono molto più convincenti. I volti dei 30 cavatori di Carrara scelti per il film, come quelli degli altri 870 che lavorano e vivono dentro e intorno a quella cava, sono volti che non trovi nei Casting Book e non si possono sostituire con delle comparse. Soprattutto per me, che non sono italiano, era estremamente importante che il film non risultasse falso, e esprimere questa grandissima qualità italiana.”

Nel film vediamo, forse per la prima volta, un Rinascimento diverso da come siamo abituati a immaginarlo, in un certo senso è ‘sporco’ si sente quasi l’odore delle strade: “Siamo troppo lontani da quel periodo”, spiega Konchalovsky: “è difficile per noi immaginare come fosse. Siamo abituati alle immagini dei quadri del XVI secolo e quindi è difficile immaginare che odore ci fosse, mentre io ritengo che gli odori siano qualcosa che è parte integrante della vita. È difficile immaginare che per le strade il rumore che si sentiva era il ‘clock, clock’ degli zoccoli dei cavalli e l’odore era quello del loro sterco. Il segreto per me è stato non rendere il film ‘esotico’. Il mio obiettivo era quello di far sì che anche una persona che non conosce Michelangelo, che pensa che sia un profumo o una marca di cioccolatini, vedendo il film possa poi guardare una sua statua e dire: ‘Quest’opera è di Michelangelo? mi piace e mi piace la persona che l’ha fatta’.”

Michelangelo lavorava su commissione, l’artista moderno è più libero?

“Fondamentalmente l’artista è un servitore. Non condivido questo falso orgoglio nei confronti della libertà dell’artista. Gli artisti sono esseri umani, a tutti servono i soldi per vivere. Se tu scrivi un romanzo, poi ti serve un editore, perché se non hai un editore, non lo trovi, poi sei in grossi guai. Quando ero in Russia anche io lavoravo su commissione. Michelangelo ha sempre lavorato su commissione, ma questo non significa che non abbia creato dei capolavori. Questo è il punto: la libertà non è quella che ti da il talento, perché anche in assenza di libertà esiste il talento. Michelangelo cercava l’opportunità per poter esprimere il suo talento: è questo che fa creare capolavori a un artista, non la libertà, saper trovare l’opportunità.”

Infine, rivolgendosi ai giornalisti in sala Konchalovsky ci lascia con questa riflessione:

“Voglio dire una cosa che è molto importante per tutti quanti noi, critici, giornalisti, me, per chi fa o ha fatto qualcosa che sottopone al giudizio di qualcun’altro. Se un artista è sincero fa una sorta di striptease, si spoglia completamente per quello che è, se è falso si mette più strati possibile addosso. Alberto Testone in un certo senso ha dato tutta la sua anima, non ha fatto una performance, io ho dovuto scegliere che cosa farvi vedere. Le persone non ci piacciono perché sono buone o cattive: a volte amiamo persone che fanno cose brutte e odiamo persone che fanno solo del bene. Non c’è un motivo. Io ho mostrato una persona che di base non ha niente di bello, è gretta, sporca, maleducata, eppure la abbiamo amata: se voi amate questo personaggio allora per me questo è un grandissimo complimento. Perché la ragione per la nostra simpatia verso alcune persone piuttosto che altre, non sta nei fatti, ma sta in quello che nella fisica quantistica si chiama ‘campo della torsione’: la nostra esistenza è fatta di tanti tanti livelli, alcuni di questi livelli non ci sono noti ed è lì che si trova Dio.”

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