#RomaFF16 – Incontro ravvicinato con Quentin Tarantino
Il regista americano ha ricevuto da Dario Argento il Premio alla Carriera dopo aver dibattuto sui più grandi film della sua carriera, sul cinema italiano e sul modo di dirigere gli attori.
Primo Premio alla Carriera di questa edizione assegnato a Quentin Tarantino e consegnato da Dario Argento, esploso in un “Viva Quentin Tarantino”, all’interno Sala Sinopoli dell’Auditorium. Tra aneddoti, discussioni sui suoi stessi film e i suoi preferiti, esperienze sul set con gli attori Tarantino ha condotto il pubblico attraverso una serata divertente ed irreverente, intervallata dalle sequenze dei suoi titoli più celebri, da Pulp Fiction a Bastardi senza gloria passando per The Hateful Eight e Le Iene. A chiudere la serata anche tre videomessaggi per il regista: uno da Samuel L. Jackson, uno da John Travolta e l’ultimo, in italiano, da Christoph Waltz (“Augurissimi, ciao bello!”).
Qual è primo film visto da Tarantino? Più micidiale del maschio (Deadlier Than the Male), un film del 1967 di Ralph Thomas sul quale Tarantino ha un curioso aneddoto da raccontare: “Avevo cinque anni e ovviamente non avevo idea di cosa stessi guardando. Dopo qualche anno ho chiesto al mio patrigno se si ricordasse il titolo del film descrivendogli qualche scena ma non se lo ricordava”. Dopo qualche anno, spiega, Tarantino inizia a collezionare film, si imbatte nelle scene che ricordava e finalmente capisce che quello è effettivamente il primo film di cui abbia memoria.
Alla domande se si consideri più regista o sceneggiatore, risponde con una domanda di ampio respiro: “Sin dall’inizio ho avuto un’alta opinione di me stesso in quanto autore di dialoghi. Prima mi consideravo più uno sceneggiatore che scriveva per i propri film, ora invece mi considero insieme uno sceneggiatore e un regista che riesce a catturare ciò che esprime lo sceneggiatore.” E all’interno delle sue sceneggiature Tarantino crea mondi che non esistono, dove però albergano degli elementi sempre riconoscibili, come i Big Kahuna Burger o le sigarette Red Apple. “Mi diverte creare prodotti che vivono soltanto dentro i miei film” ha detto al riguardo.
Si passa poi a parlare degli attori e dei loro ruoli e di quanto vengano assegnati ad un attore prima o dopo essere stati creati. “Dipende. A Robert De Niro e Bridget Fonda in Jackie Brown non avevo pensato, anzi è stato De Niro a proporsi. Quando non penso ad un attore specifico siamo solo io e la pagina bianca ed è un meccanismo interessante” spiega. “Posso portare due esempi contrapposti. Quando ho creato il personaggio di Hans Landa in Bastardi senza gloria non ho pensato a Christoph Waltz ed è andata bene così perché altrimenti non sarebbe stato così profondo. Il personaggio non aveva limiti e se avessi pensato a qualcuno di specifico li avrebbe sicuramente avuti. Però ad un certo punto mi sono reso conto che serviva un vero genio nel maneggiare le lingue per quel ruolo e ho pensato che forse avevo scritto un ruolo che non si poteva recitare, ma poi ho trovato Christoph. Invece quando ho scritto il suo ruolo in Django Unchained, l’ho scritto appositamente per lui. Lo conoscevo bene ormai, avevo in testa la sua voce e i suoi ritmi. La stessa cosa mi è successa con i ruoli scritti per Samuel L. Jackson.” Spiega infine che scrivendo un personaggio pensando ad specifico attore, ovviamente se ne mettano in risalto gli aspetti positivi, di cui si è certi il pubblico sarà contento e si eliminano tutti i lati negativi, mentre nell’altro caso è il personaggio stesso a guidare la sua creazione.
E a proposito di attori, arriva uno dei momenti più divertiti della serata. Tarantino spiega le sue piccole bugie bianche all’interno dei suo primo curriculum, nei quali affermava di aver lavorato in King Lear di Godard e in Zombi di George Romero. “Esatto, è vero. Nel film di Romero mi sono spacciato per uno dei motociclisti, salvo poi riscattarmi dalle mie bugie lavorandoci successivamente davvero con Romero. Mentre dopo aver visto il film di Godard, in cui c’è persino Woody Allen, ho pensato che fosse davvero terribile e che nessuno lo avrebbe guardato e nel caso, nessuno sarebbe comunque andato oltre i cinque minuti. Così ho detto di averne fatto parte.”
Riguardo alle classifiche dei suoi film preferiti, Tarantino ha chiarito: “L’unica certezza è sicuramente Il buono, il brutto e il cattivo“. Alla richiesta di spiegarne il perché risponde: “Lo è e basta, non so spiegarlo. Perché dovrei?”. Poco prima infatti ha affermato di chiamare “Sergio” tutti i primissimi piani con lo stile di Leone e che tutta la sua troupe li chiama così. Per il resto ritiene “ridicolo” pensare di poter inserire i propri film preferiti in una classifica ed ammette di lasciarsi trasportare dall’istinto ogni volta che si trova a stilarne una.
“Ho deciso di fare il regista perché alla scuola di recitazione mi sono reso conto che, mentre tutti gli altri erano più interessati a loro stessi, io ero interessato al cinema” racconta ad un certo punto. “In generale anche quando volevo essere un attore, era per poter lavorare con certi registi. Ma poi ho capito che non volevo soltanto essere parte di un film, volevo che i film fossero miei.” Alla provocazione sull’etica di alcuni stravolgimenti storici all’interno dei suoi film risponde: “Le persone a cui non va bene sono libere di guardare qualcos’altro.” Dopo aver confermato che Leonardo DiCaprio ha continuato a recitare dopo essersi ferito nella famosissima scena di Django Unchained ed averla definita “una delle cose più belle che io abbia mai visto”, Tarantino spiega come la prima idea per il Bill di Kill Bill non fosse David Carradine, bensì Warren Beatty.
Il regista conclude l’evento parlando dell’Italia. Prima racconta la nascita della collaborazione con Ennio Morricone per le musiche di The Hateful Eight. “Inizialmente Ennio pensava di non riuscire a scrivere una colonna sonora, a causa di un’incomprensione. Però aveva in testa un piccolo tema e mi confidò di avere una colonna sonora inutilizzata da John Carpenter che avrei potuto usare io. Alla fine però è riuscito a comporre 20/25 minuti (che con degli aggiustamenti sarebbero potuti arrivare a 40) di musiche originali.” Invece sul girare un film in Italia Tarantino risponde: “Mi piacerebbe tantissimo girare un film in Italia, a Cinecittà. Serve la storia giusta, ma ho un’idea in mente, una sorta di spaghetti western, in cui ogni personaggio parla la propria lingua e proviene da un posto diverso.”