#RomaFF17 – Masterclass con James Ivory

L’incontro con il pubblico romano ha ripercorso la carriera del regista dagli esordi fino alla vittoria del premio Oscar nel 2018 per la migliore sceneggiatura non originale di Chiamami col tuo nome

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James Ivory racconta il suo cinema alla Festa del Cinema di Roma. Il grande regista americano, classe 1928, ha tenuto di fronte al pubblico romano una masterclass in cui ha potuto ripercorrere la sua carriera: dal sodalizio con Ismael Merchant e Ruth Prawer Jhabvala, al premio Oscar nel 2018 per la migliore sceneggiatura non originale con Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino.

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Ivory ha appena ritirato il premio alla carriera nella serata inaugurale della Festa mentre A cooler climate, suo ultimo lavoro, è stato presentato all’interno della sezione Special Screenings.

La masterclass, parte proprio dal suo A cooler climate, film nato dal recupero di alcune bobine di un documentario girato in Afghanistan durante un suo viaggio del 1960.

“Ero stato ingaggiato dalla Asian society per girare in India un ritratto su new Delhi e poco dopo le riprese, ricevetti un nuovo messaggio dalla compagnia che mi chiedeva di sfruttare tutto il budget a disposizione girando un nuovo film, magari su un altro Paese che avesse in quei mesi un clima più fresco rispetto all’India. Così ho scelto il paese più vicino: l’Afghanistan. Ho girato tutta la pellicola che avevo a disposizione ma non sapevo ancora quale fosse l’oggetto del film. Terminata l’estate, sono tornato in America e a quel punto ho messo da parte ciò che avevo girato, anche perché ho incontrato Ismael Merchant. Lui mi ha fatto leggere The Householder di Ruth Prawer Jhabvala che poi è diventato il primo film della Merchent/Ivory. Il girato che avevo sull’Afghanistan lo facevo vedere a qualche amico ogni tanto, non me ne sono mai fatto nulla e per questo mi sentivo in colpa. Poi Giles (Gardner) ha visionato il materiale e mi ha chiesto di farci un film.”

L’incontro con Merchant è sicuramente la prima svolta nella carriera di James Ivory. I due instaurano ben presto un sodalizio artistico (e una relazione sentimentale) destinato a durare fino alla morte di Merchant. La Merchent/Ivory è considerata la più duratura compagnia di produzione indipendente. Il trio Merchent-Ivory-Jhabvala porta sullo schermo un nutrito corpo di film prodotti in India, tra cui il già citato The Householder e il successo Shakespeare Wallah.

Shakespeare Wallah è diventato abbastanza famoso ma gli altri hanno avuto, purtroppo, una vita abbastanza breve, anche perché trattavano argomenti di sicuro non popolari. Un altro film di successo è stato Calore e polvere. Il film funzionava per il mercato e ha girato il mondo, anche in India andava abbastanza bene e aveva una grande star nel cast: Julie Christie. Per queste produzioni anglo-indiani è stato molto difficile raccogliere fondi. Abbiamo sfruttato l’impossibilità da parte delle aziende come la Fox o la MGM di riportare in America i fondi indiani, bloccati dal governo locale. Siamo riusciti a convincere il governo indiano e le majors a reinvestire i fondi congelati su di noi.”

Esaurita la stagione delle produzioni indiane, Ivory ritorna prima in America dove realizza film meno conosciuti ma di grande spessore come Selvaggi, Party selvaggio, Roseland. Infine, si arriva alla grande e prolifica stagione delle produzioni europee: Camera con vista, Maurice, Quel che resta del giorno.

La grande costante nella carriera di Ivory è l’inimitabile capacità di trasferire le parole dei romanzi che ha amato nelle immagini del suo cinema. Le domande al regista si soffermano, quindi, su questo suo speciale rapporto con la letteratura e i “suoi” autori: Harry James, Ruth Prawer Jhabvala, Kazuo Ishiguro e E. M. Forster.

“Per me è naturale adattare i libri che ho amato, qualsiasi emozione mi suscitino. Non ho autori preferiti, un libro sostituisce il precedente. Per quanto riguarda l’adattamento, non tutti i libri possono subire questo processo. Ad esempio, non adatterei mai e poi mai Camus… tutto dipende dalla propria soggettività comunque. Ad esempio, mentre stavo girando Mr. & Mrs. Bridge mi hanno passato un libro che veniva considerato da molti noioso e prolisso. Io l’ho subito adorato. Quel libro era Quel che resta del giorno. Il mio criterio di scelta è influenzato particolarmente dal tipo di personaggi che incontro. Sono interessanti? Se non lo fossero, io credo che non si andrebbe da nessuna parte. Il mio cinema parte sempre dai personaggi e gli ambienti.”

A proposito di personaggi, viene chiesto ad Ivory del suo rapporto con le giovani leve nel campo attoriale, in quanto gli è riconosciuto universalmente il coraggio nello scegliere e lanciare attori giovanissimi e inesperti.

“Ho sempre creduto che se hai un personaggio giovane, quel personaggio dovrebbe essere interpretato da un giovane attore. Perché venga bene devi chiamare degli attori non affermati. Io mi fido di loro, a volte hanno un incredibile talento, magari non una forte formazione ma sicuramente una grande personalità. Per quanto concerne, invece, il mio ottimo rapporto con le star, la ragione per cui si fidavano di noi è perché i ruoli erano buoni, validi. Christopher Reeve, che era stato Superman per anni, cercava disperatamente un ruolo valido, in cui potesse immedesimarsi e il ruolo di  Basil Ransome ne I Bostoniani era perfetto per lui. Offrivamo agli attori un prodotto di qualità. E nonostante sia cambiato molto nel sistema, credo che si possa fare anche oggi. Mi rifiuto di pensare che tutto questo stia scomparendo.”

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