#RomaFF17 – War. La guerra desiderata. Incontro con Gianni Zanasi e il cast

In sala dal 10 novembre la nuova pellicola di Gianni Zanasi con Edoardo Leo e Miriam Leone, presentata in anteprima al Roma Film Festival 2022. Ecco l’incontro del regista e del cast con la stampa

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“Il cinema dovrebbe aggredire la realtà, non il contrario. Io non prevedo il futuro, è il futuro che sta andando all’indietro”. Il regista emiliano Gianni Zanasi, apre con queste parole la conferenza stampa del suo ultimo film War – la guerra desiderata, presentato in anteprima nella sezione “Grand Public” della Festa del Cinema di Roma 2022. Un film che annunzia una guerra che si avvicina, mentre nasce nei protagonisti della storia un imminente desiderio di non perdere più tempo. In sala gli attori Edoardo Leo, Miriam Leone, Carlotta Natoli e Giuseppe Battiston oltre agli sceneggiatori Lucio e Michele Pellegrini e ai produttori Rita Rognoni e Massimiliano Orfei.

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Quando si parla di guerra, al cinema o altrove ci si sofferma spesso sulla capacità di valutare e analizzare la realtà. Leo risponde ad una domanda della stampa circa il senso critico, riconoscendo un lento e progressivo deteriorarsi del nostro modo di muoverci nel mondo. Quando siamo impazziti allora? Domanda il pubblico ma ci si domanda anche nel film. “Non possiamo dirlo, ma sta succedendo.” ribatte Leo, “Per capirlo ci vorrebbe la distanza del tempo perché la lettura della storia è un fenomeno complesso.” Il cinema da sempre pone delle domande, spesso sono le commedie a riuscirci. Miriam Leone, richiamando alla memoria i caldi giorni di set, tra mezzi blindati e gente che correva sulla Piazza del Popolo a Roma, confessa che la messa in scena realista la faceva cadere nella più profonda immedesimazione e ricorda di essersi posta lei stessa la domanda su come reagirebbe se una guerra capitasse da noi, se le nostre strade fossero presidiate. Reagirebbe con coraggio come la protagonista del film o con la paura? Anche in questo caso nessuno può dirlo, ma porsi delle domande è già uno spirito critico, un traguardo del cinema.

“Si sente una febbre di violenza, di riscatto e di combattimento”, dice Giuseppe Battiston riflettendo sul monologo del suo personaggio Mauro che definisce una somma di figure che popolano la nostra realtà, un personaggio né buono né cattivo, col solo bisogno di essere amato. “Emerge in lui la frustrazione che deriva da 70 anni di pace, e Mauro, nel desiderio di diventare un militare della domenica pomeriggio, realizza la sua volontà di appartenere a qualcosa.” Carlotta Natoli trova nel monologo del collega alcune delle più belle battute del film, e precisa come secondo lei, all’interno di questo racconto tutti i personaggi siano storti, con dei dolori, e quello che succede fuori mette in questione l’interiorità dei personaggi.

Il film è stato scritto nella primavera del 2019 e tocca agli sceneggiatori Lucio e Michele Pellegrini raccontare degli ostacoli fisici che ci sono stati durante la stesura del copione, pandemia, covid e vari rimandi. “I vari momenti bui della pandemia hanno reso tutto più difficile e sofferto” spiega Michele, “ma dalla sofferenza si può tirare fuori la vitalità. Questa pesantezza ha generato qualcosa di abbastanza elettrico che secondo me c’è nel film.” Lucio aggiunge che la leggerezza del film incontra il merito del regista Gianni Zanasi, il quale riesce a raccontare lo smarrimento in un’atmosfera di commedia molto classica e convenzionale, “alla Monicelli.”

Dalla platea la stampa suscita e tiene vivo il dibattito. Ci si domanda se la guerra non solo possa avere motivazioni economiche e religiose ma piuttosto essere una questione di testosterone, dato che sono sempre uomini a mandare aventi queste tristi vicende, Insomma, se al potere ci fossero le donne ci sarebbero più o meno guerre? Il regista di Vignole risponde simpaticamente di conoscere donne che in quanto a testosterone non scherzano e al contrario uomini che forse ne hanno veramente poco, e poi conclude, prima di lasciare la parola ai produttori, con un pensiero sul rilancio culturale, che spesso si verifica dopo le guerre, ma di cui l’arte, e in particolare il cinema, dev’essere portatore, perché capace di dare colore al bianco e nero.

E il cinema non esisterebbe senza i produttori che credono nelle idee. Nel 2019 Massimiliano Orfei aveva chiesto a Zanasi qualcosa di sorprendente e quando ha letto il soggetto  ha avuto l’mpressione di trovarsi davanti a qualcosa di veramente originale. “Credere in questo film era come voler portare la commedia di Gianni su quei territori che devono essere percorsi. Percorsi di originalità, di innovazione, di rottura rispetto a quello che siamo abituati a vedere. L’idea era quella di raccontare il nostro presente attraverso un’idea particolarmente forte che era di far vedere cosa succede al nostro benessere quando tutto comincia ad andare un po’ in frantumi.”

Rita Rognoni infine evidenzia come nel film sia forte la componente femminile e determinante la capacità che ha Zanasi di raccontare le donne sullo schermo. Con l’idea comune di riportare il cinema nelle sale, la Rognoni conclude “Speriamo che questo film, ma anche tutti gli altri, riescano a riportare il grande pubblico in sala.”

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