ROTTERDAM 33 – "Doppelganger" di Kyoshi Kurosawa

L'autore nipponico di "Bright Future", accolto da un pubblico fanatico, si misura con il tema mefistofelico, costruendo un film pieno di colpi di scena imperniato sull'attore Yakusho Koji, che si esibisce grandiosamente in un doppio ruolo.

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Abbiamo gia accennato al rapporto intenso tra il festival olandese e il cinema orientale ma non ci aspettavamo una sala di 300 posti che attende impaziente l'inizio del film di Kyoshi Kurosawa. Il regista giapponese, nato nel 1955, viene da queste parti dal 1997, anno di Cure, la sua prima pellicola con un successo internazionale che da allora lo ha lanciato nei festival di tutto il mondo fino alla presenza di Bright Future nel concorso ufficiale di Cannes. Non meraviglia invece che in Italia non sia mai stato distribuito un suo film (neanche per il mercato video), ogni festival sembra un'occasione per ribadire l'assoluta estraneità del cinema al pubblico italiano, soprattutto quando si vedono distributori disposti a comprare film come Serva e padrona di Tonino de Bernardi, che da noi viene snobbato addirittura dagli "addetti ai lavori". Questo comunque non tragga in inganno sul pubblico olandese che fino a pochi giorni fa situava La meglio gioventù di Giordana al primo posto negli indici di gradimento, l'opera che meglio rappresenta la crisi (di luce) del nostro cinema.

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Tornando a Kyoshi, che a Cannes avevamo ammirato per il suo splendido Bright Future (riproposto anche a Rotterdam), film dolcemente potente, visionario, in cui Giona Nazzaro trovava addirittura i "Ragazzi selvaggi" di Burroughs, torna dopo pochi mesi con un altra pellicola (I suoi ritmi di produzione iniziano ad avvicinare Miike) che continua il suo cinema di sospensioni tra presenza e assenza di corpi e spiriti, spesso avvertiti, cercati (o fuggiti), intriso di simboli politici e sociologici (materia che ha studiato all'università).


In Doppelganger il tema del doppio e del galleggiamento tra passato e futuro sono esplicati nella vicenda di Hayasaki (Yakusho Koji, gia protagonista di Kairo, film di Kurosawa del 2002), un inventore di strumenti medici elettronici impegnato nella costruzione di una sedia a rotelle/robot che possa essere usata da persone completamente paralitiche. Una sera vede il suo doppio ed e convinto che questo sia un annuncio di morte imminente, ma ciò non avviene e l'inventore in carriera si ritrova compresso tra la protesi che costruisce e un altro sé dallo stile completamente diverso. Yakusho Koji porta avanti il doppio ruolo con naturalezza incredibile, lanciandosi in lunghi soliloqui durante i continui litigi con "l'altro" mentre Kurosawa divide spesso lo schermo in tre. Tutta la filosofica visionarietà vista a Cannes lascia il posto a varie situazioni da cinema di genere, Doppelganger e pieno di colpi a sorpresa, inseguimenti, deviazioni verso il macabro intrise di humour, finchè Hayasaki non si ritrova più solo ma sicuramente più libero di fronte all'oceano. Il film diverte e mostra tutta la profondità della visione sociale e politica di Kyoshi, ma tutto il fascino misterico e sognante di Bright Future, la sua regia fantasmatica, qui si materializza in forme più esplicite a partire dallo split screen.

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