"Rumore bianco" di Alberto Fasulo
Il documentario di Fasulo è soprattutto un raffinatissimo trattato di estetica cinematografica, dove è il suono a calibrare il tappeto ritmico e visivo della narrazione attraverso spazi, ambienti, abitanti del luogo. Una sinfonia di immagini, rumori, voci disperse, degna del cinema di Piavoli, che però allo stesso tempo non disdegna la fisicità alienante dei docufiction di Herzog, con sospensioni narrative sorprendenti
Presentato in concorso all’ultimo Festival dei Popoli di Firenze, Rumore bianco ha per protagonista il fiume Tagliamento, lingua d’acqua frastagliata che ricopre una lunghezza di circa
Dichiarazione d’amore compiuta dal regista in omaggio alle sue terre, il film è infatti soprattutto un raffinatissimo trattato di estetica cinematografica, dove è il suono a calibrare il tappeto ritmico e visivo della narrazione attraverso spazi, ambienti, abitanti del luogo. Una sinfonia di immagini, rumori, voci disperse, degna del cinema di Piavoli, che però allo stesso tempo non disdegna la fisicità alienante dei docufiction di Herzog, con sospensioni narrative sorprendenti (il gruppo di ragazzi che si fa il bagno, gli improvvisi materiali di repertorio a unire passato e presente in un unico flusso percettivo, la solitudine gelante della facinorosa vecchietta a inizio film). Rumore bianco segna una tappa fondamentale del documentarismo italiano, in grado di ristabilire un ruolo prioritario al linguaggio filmico, senza rinunciare alla finezza di un racconto sociale – meglio ancora, territoriale – fondamentale per comprendere la cultura, il rapporto viscerale con la terra e, per certi versi, la violenta estraneità e “indipendenza” tipici del nord-est italiano.
Regia: Alberto Fasulo
Distribuzione: Tucker Film – Faber Film
Durata: 90'
Origine: Italia 2008