Russians at War, di Anastasia Trofimova
Diventa necessariamente un caso, ma anche uno dei film più interessanti, coraggiosi e affascinanti dei questa edizione. VENEZIA81. Fuori Concorso
Il film della documentarista russa, con alle spalle un’ottima esperienza di lavoro proprio sui teatri di guerra (Victim of Isis e Her War: Women vs Isisis entrambi del 2015), si attesta come uno dei film più interessanti e dirompenti del Festival. Russians at War, presentato fuori concorso, nasce per l’autrice a seguito della sua permanenza per sette mesi sulle linee del fronte di guerra russo-ucraino. Il suo è dunque un viaggio per mostrare una parte della guerra e per indagare sui veri sentimenti dei soldati russi per un lavoro che non è di controinformazione giornalistica, ma che vuole e sa raccontare un piccolo pezzo di verità contro ogni verità immaginata e non verificata.
Russian at War intende mostrare una umanità che non si adegua al pensiero della guerra e ne mette in discussione i suoi principi e quello che salta agli occhi è il rispetto per la controparte di una guerra devastante non solo per il numero di morti che sta producendo, ma per gli effetti politici e sociali che un conflitto come quello in atto produce.
Non ha remore la regista nel mostrare il volto umano di questi soldati e neppure nel riaffermare il coraggio di lavorare in prima linea fianco a fianco con le truppe che sfidano la vita e la morte ogni giorno. E se questo, come è accaduto in occasione della conferenza stampa, le procura le domande aspre che riguardano la sua volontà di mostrare quel lato umano dei combattenti a fronte dei crimini di guerra che commettono, la sua risposta appare limpida. Se si continua a rendere mostri le persone e non mostrarle nella loro umanità quotidiana, dice Trofimova, non si va da nessuna parte ed è per questa ragione come afferma lei stessa che questo film serve a guardare oltre la nebbia della guerra.
Quanto ai crimini di guerra, aggiunge, non ne ho visti in quei sette mesi, ma se ne avessi visti ci sarebbero stati nel film. Da qui la scomodità audace del film e della posizione della sua autrice.
Russians at War ci offre un’altra prospettiva, un altro sguardo sulla guerra in corso, ma soprattutto ci conduce dentro un corridoio di umanità nel quale riconoscere quella di una parte in conflitto accettata come mostro da abbattere. Un film che inizia con un Babbo Natale su un treno che offre alla regista l’occasione per intervenire, con l’occhio caldo del suo cinema, su questa guerra e così, senza alcun permesso ufficiale, Anastasia Trofimova si mette al seguito di un contingente di militari.
Un cinema che è alla ricerca disperata di una verità, nel quale sotto gli occhi attoniti dello spettatore scoppiano le bombe e si vedono i cadaveri. Il cinema ragionato e non casuale, politico e autoriale di Anastasia Trofimova mostra un’altra dimensione, mostra una verità che non è insospettabile – qualcuno in qualche misura ne ha già parlato – ma che resta sempre ai margini, per l’appunto come una verità scomoda e inascoltata. Il cinema ne vuole amplificare la portata, Trofimova mostra la sua determinazione coraggiosa e non sfida l’Occidente. Lo invita a guardare meglio, a fermarsi e ragionare mentre infuria la battaglia, quella di chi si dichiara patriota ad ogni costo e di chi invece dice Quando sono in guerra voglio essere dalla parte giusta, ma in Ucraina non abbiamo ragione.
Russians at War diventa dunque un caso, ma anche uno dei film più interessanti e affascinanti dell’intera Mostra del Cinema 2024.