Ruth Beckermann nella retrospettiva di Filmmaker 2022

La regista austriaca sarà omaggiata dal festival milanese, in programma dal 18 al 27 novembre

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Il festival italiano Filmmaker, che da oltre quarant’anni è un punto di riferimento dell’indagine sul cinema documentario, ha scelto di omaggiare la cineasta austriaca Ruth Beckermann. L’edizione 2022 si svolgerà a Milano dal 18 al 27 novembre; il programma della retrospettiva consta in 17 titoli, tra corti e lungometraggi, girati dagli anni Settanta ad oggi. Ruth Beckermann sarà presente anche a Roma e a Palermo dove sarà protagonista di due masterclass e accompagnerà la proiezione di alcuni dei suoi film più recenti.

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Il desiderio di confrontarsi col proprio tempo, trovarne la voce e il respiro, illuminarne le contraddizioni, i conflitti e le zone più complesse è un leitmotiv nel cinema di Ruth Beckermann sin da quando la cineasta austriaca documentò le proteste delle giovani generazioni contro l’elezione di Waldheim alla presidenza austriaca. Questo leitmotiv è fondato su un rapporto costante tra dimensione privata e immagine collettiva che è riscontrabile nella documentazione delle battaglie in un centro culturale della Vienna anni ’70. Sotto quest’aspetto il film Arena besetzt (1977) è diventato nel suo sguardo il racconto di un’utopia e della sua fine ma anche un saggio sul senso del cinema politico.

Nel lavoro della Beckermann l’aspetto narrativo esplora i nodi della Storia per dare voce a quelli della nostra epoca, ovvero, ogni opera tende ad interrogare le questioni di identità personale e collettiva che passano per la relazione della società europea e americana con l’ebraismo della diaspora, dopo la seconda guerra mondiale fino oggi, per la narrazione della donna, per le inquietudini del nostro pianeta.

Sotto quest’ultimo aspetto, è possibile riscontrare in un film come Those Who Go, Those Who Stay (2013) e in un film come Die Geträumten (2016) la costruzione di una memoria tra sfaccettature di emozioni e contemporaneità. Altresì, lavori come il road movie American Passage (2011), girato a Harlem dopo la crisi finanziaria del 2008 e il nuovo lavoro Mutzenbacher (2022), ispirato al romanzo di Felix Salten, offrono l’idea del tentativo di ricerca verso una forma di documentario che sia giusto nei confronti della realtà e della possibilità di visione di quest’ultima.

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