Saint amour, di Benoît Delépine e Gustave Kervern

Uno strano gioco di opposti tra Depardieu e Poelvoorde da commedia statunitense che sfocia in un road-movie. Un film che ha il merito di mostrare un’insolita malinconia selvaggia e primitiva

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Gérard Depardieu e Benoît Poelvoorde padre e figlio in Saint amour. Una coppia già fuori fase, che poteva essere inglobata in quel cinema di maschere automatizzate nel cinema della coppia Délepine-Kervern come si era visto in film come Louise Michel o Mammuth. Stavolta invece il viaggio sembra avere un’aria nuova. Sgangherato, rozzo, ma carico di una nuova umanità. Più naturale e meno caricaturale rispetto ai film precedenti. La meccanizzazione resta fortunatamente ai margini come il giocattolo per bambini. Invece altri segni come i crostacei nell’acquario ordinati nel menu o i preservativi con l’immagine di Chiraq sono più in linea con l’immagine di un mondo ai margini ma metaforicamente colorato, dove stavolta la pazzia non è oggetto di freddo studio antropologico ma si combina con una pietà umana che, in qualche modo, riesce a toccare anche oltre l’iniziale superficie.

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Tutti gli anni Bruno (Poelvoorde), un allevatore di bestiame, partecipa alla Fiera dell’Agricoltura di Parigi per compiere ‘la strada dei vini’. Ma quest’anno con lui c’è suo padre Jean (Depardieu) che ha portato in concorso alla fiera il toro Nabucodonosor e ha l’obiettivo di riavvicinarsi a lui. I due si ritroveranno in un viaggio ‘on the road’ assieme al tassista Mike.

saint-amour-benoit-poelvoorde-vincent-lacosteLa strana coppia. Quasi uno strano gioco di opposti da commedia statunitense ma qui spinti in un road-movie dove si incrociano bizzarri personaggi (la giovane cameriera, il proprietario di un bed and breakfast, la misteriosa e bellissima Venus interpretata da Céline Sallette) ma in cui la loro anarchia esistenziale trova inaspettati alleati. Lo spazio diventa un continuo luogo di fuga, un provvisorio attraversamento. Nel quale si mette in gioco una sessulità primitiva, quasi animalesca. Con Bruno che cerca di attaccarsi ad ogni donna che incontra, che fa sesso con una donna elegante che lavora in un’agenzia immobiliare. Ogni situazione, che dovrebbe seguire le norme sociali, viene ribaltata. Gli umani e gli animali sono in simbiosi. E l’apparizione di Venus con il cavallo davanti alla tour Eiffel è un bislacco colpo di magia.

Certo, Saint amour (che prende il titolo da un vino che viene proposto ai due protagonisti in un ristorante), giocando sempre sullo stesso registro, può avere anche dei momenti di cedimento. Ma ha il merito di un’insolita malinconia selvaggia e primitiva. Con un colpo che resta nel cuore: le telefonate alla segreteria di Jean alla moglie defunta. Segno di un film che rifiuta ogni filtro. E stavolta lo fa più con l’istinto che con la testa.


Titolo originale: id.

Regia: Benoît Delépine e Gustave Kevern

Interpreti: Gérard Depardieu, Benoît Poelvoorde, Céline Sallette, Vincent Lacoste, Gustave Kevern, Andréa Ferréol, Chiara Mastroianni

Distribuzione: Movies Inspired

Durata: 101′

Origine: Francia/Belgio 2016

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