SAN SEBASTIAN 56 – Vince il turco "Pandora's Box". Tutti i premi

Pandora BoxBrutti premi, nonostante Jonathan Demme… Fuori del palmarès di San Sebastian 56 la maggior parte dei film che invece rimarrà nella memoria del festival appena concluso: Aruitemo, aruitemo (Still walking) di Kore-eda Hirokazu (solo una menzione da uno dei premi non ufficiali), La belle personne di Christophe Honoré, Eid Milad Laila (Laila’s Birthday) di Rashid Masharawi, Bi-Mong (Dream) di Kim Ki-duk. Premio speciale della giuria assegnato a Asbe du-pa (Two legged-horse) di Samira  Makhmalbaf: e la giuria, con questo premio, ha voluto sottolineare, come ha spiegato Demme, come molti film del festival abbiano posto in primo piano i problemi dell’infanzia nel mondo. Concha de oro per il miglior film a Pandoranin kutusu (Pandora’s Box) di Yesim Ustaouglu, mentre a Micheal Winterbottom va il premio per la migliore regia per Genova.

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Brutti premi, nonostante Jonathan Demme presidente della giuria, alla cinquantaseiesima edizione del Festival internacional de cine di San Sebastián. A conferma che, quasi sempre, i registi che amiamo in qualità di giurati esprimono preferenze di cinema poco o nulla in sintonia con le loro filmografie. Rimane fuori del palmarès di San Sebastian 56, del tutto, anche dai premi collaterali, la maggior parte dei film che invece rimarrà nella memoria del festival appena concluso: Aruitemo, aruitemo (Still walking) di Kore-eda Hirokazu (solo una menzione da uno dei premi non ufficiali), La belle personne di Christophe Honoré, Eid Milad Laila (Laila’s Birthday) di Rashid Masharawi, Bi-Mong (Dream) di Kim Ki-duk.

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Eccoli, dunque, i premi di San Sebastián 56, dove solo quello speciale della giuria (l’unico accolto da un boato di protesta alla lettura in conferenza stampa da un Jonathan Demme straordinario nel suo sorriso, nella sua risata che sdrammatizza ogni situazione, giocandola su mille (in)visibili sfumature, come fosse l’istante di un suo film, magari proprio a partire da Rachel getting married, film dell’anno e degli anni…) è stato esemplare, assegnato a Asbe du-pa (Two legged-horse) di Samira  Makhmalbaf, allo strenuo, urgente, necessario lavoro di documentazione sul campo e con attori non professionisti in Afghanistan della regista iraniana, qui alla sua prova più radicale, di vera e propria body performance espansa nella durata e nello spazio che da realisti virano nell’onirico, nel visionario, nell’horror. E la giuria, con questo premio, ha voluto sottolineare, come ha spiegato Demme, come molti film del festival abbiano posto in primo piano i problemi dell’infanzia nel mondo.

Pandora BoxConcha de oro per il miglior film a Pandoranin kutusu (Pandora’s Box) di Yesim Ustaouglu, nulla più di un lavoro illustrativo e pre-vedibile su stratificate crisi esistenziali nella Turchia d’oggi, lavoro che troverà quasi sicuramente distribuzione nelle sale d’essai, aderendo a uno sguardo che non si mette mai in discussione, pronto per il mercato internazionale più conservatore. Al film della regista turca anche il premio per la migliore attrice, premio che la giuria, vista l’alta qualità di molte interpretazioni femminili, ha voluto non scindere in un ex-aequo bensì raddoppiare in due ideali conchas. Premiate, dunque, Tsilla Chelton, l’anziana protagonista di Panoranin kutusu, e Melissa Leo, traghettatrice di clandestini nel viaggio in un’America periferica nel primo lungometraggio di Courtney Hunt Frozen river.

Gli altri premi assegnati dalla giuria di San Sebastián 56 sono andati a Micheal Winterbottom, migliore regia per Genova; al film argentino El nido vacío di Daniel Burman (migliore attore, Oscar Martínez, e migliore fotografia, Hugo Colace), e due riconoscimenti a un film che non rischia mai nulla nel raccontare le quotidianità frantumate di un gruppo di intellettuali sono davvero troppi; a Benoît Delépine e Gustave Kervern, anche registi, per la sceneggiatura della black comedy francese Louise-Michel.

Un bel premio è stato assegnato dalla giuria Altadis – New Directors, presieduta da Joan Chen, a Li Mi De Cai Xiang (The equation of love and death) di Cao Baoping, co-produzione fra Cina e Hong Kong, mélo-noir con protagonista una giovane taxista, il suo amore fuggito, le numerose love letters rimaste a lei, due balordi che la sequestrano sul suo taxi, l’amato che riappare ma con un’altra identità, una donna che lo pedina ma ne diventa la sua nuova amante, un poliziotto, un suicida da un ponte… Gesti d’amore tra campo e fuori campo. La giuria della sezione Horizontes Latinos ha premiato Gasolina, primo lungometraggio di finzione del guatemalteco Julio Hernández Cordón, con tre adolescenti in un viaggio notturno fra tradimenti e solidarietà. Pessimo il premio Fipresci (che raramente dà prova di sguardo sovversivo o quanto meno rivolto davvero al nuovo) alla provocazione inutile e vuota di Jaime Rosales Tiro en la cabeza, uno dei tre film spagnoli in concorso, che fa del finto sperimentalismo e basta.

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