Saving Bikini Bottom, di Liza Johnson
Spin-off dall’universo di SpongeBob dedicato al personaggio di Sandy Cheeks, per la prima volta mostra la creatura di Nickelodeon in ritardo sui tempi e con il fiato corto. Su Netflix
Facciamo ordine. Nella sua versione originale, Saving Bikini Bottom ha un sottotitolo che recita The Sandy Cheeks Movie. Questo perché sì, si tratta oggettivamente del quarto lungometraggio dedicato alla celebre spugna marina creata venticinque anni fa da Stephen Hillenburg e protagonista, insieme a tutto il corollario di contorno, di ben quattordici stagioni televisive che hanno via via trovato il gradimento delle platee internazionali; ma è anche la prima pellicola in cui la narrazione si concentra principalmente su un personaggio secondario (in questo caso la scoiattolina Sandy Cheeks, appunto) invece che sull’instancabile ottimista spugna gialla e squadrata. Questo perché nei piani produttivi di Nickelodeon, per l’imminente futuro, c’è l’idea di realizzare una serie di spin-off dedicati proprio agli abitanti di Bikini Bottom. Esattamente qui, in questa piccola ma non trascurabile frizione, si nasconde il limite maggiore del progetto in questione.
Saving Bikini Bottom è infatti un film schizofrenico: se da una parte cerca di mantenere le caratteristiche, lo stile e l’ironia proprie della serie televisiva originale e dei lungometraggi precedenti (con tanto di inserti live action no sense o improntati – volutamente – su una posticcia estetica da film per famiglie figli dell’era di YouTube), dall’altra non vuole (giustamente) rinunciare a una sua autonomia stilistica, sperimentando nuove spinte narrative che poco si addicono ai canoni della spugna ma sono confezionate su misura per Sandy e la sua famiglia.
Questo attrito tra la tradizione ingombrante e la voglia di una propulsione differente, crea un cortocircuito che imbroglia il film in un’impasse evidente da cui diventerà difficile scappare.
Così, per la prima volta da un quarto di secolo a questa parte, SpongeBob si presenta in ritardo sui tempi. Da sempre le avventure della spugna gialla si sono imposte riuscendo a tracciare una strada, rompendo gli schemi, arrivando a veicolare una satira al tempo stesso pungente e didattica, così da intrattenere il pubblico più infantile mascherando in maniera sopraffina la retorica della morale, e al tempo stesso divertire gli adulti con sottotesti e frecciatine che non avevano nulla da invidiare a prodotti come I Simpson.
Saving Bikini Bottom preferisce invece giocare sulla difensiva, guardarsi alle spalle, provare a seguire la ricetta tracciata dal suo predecessore lungo tutti questi anni senza trovare mai il coraggio di affrancarsi del tutto.
Ne esce un pasticcio insipido e privo di nerbo, di cui onestamente non se ne sentiva il bisogno.
Sembra che tutto sia guidato dal risparmio, sia di budget (il film è girato in CGI, poiché meno costosa dell’animazione tradizionale) che di idee (quanto potrà aver influito l’omologazione tanto cara a Netflix, piattaforma sulla quale il film è stato reso fruibile alla visione?). Si tratta comunque di un’opera più deludente che poco riuscita, uno di quei film che ci fanno pensare più alle potenzialità inespresse che alla resa poco convincente. Un progetto pigro, inerziale e che si presenta al traguardo con un tempo ben al di sotto delle aspettative. In ritardo, appunto.
Titolo originale: Saving Bikini Bottom: The Sandy Cheeks Movie
Regia: Liza Johnson
Distribuzione: Netflix
Durata: 82′
Origine: USA, 2024