"Scandalosi vecchi tempi" di Michael Reilhac

Cinema dell'eterno presente, il porno, sporco e luccicante, che narra di corpo e di cibo esaltando la superficie della materia e desacralizzando chi si pone come padrone dell'immateriale (la Chiesa, la Scuola)

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A vista d'occhio pare che la forma dell'Universo sia sostanzialmente circolare. Rimandano alla rotondità il sole, la luna, la Terra, il cielo, il cranio dell'uomo come la pupilla, e la maggior parte delle forme la cui area (d'azione, di potenza) non è perfettamente calcolabile se non con una formula fissa (la Vita?). Questo "mistero" conferisce al cerchio un'aura di perfezione, quella che Dante trova nel Paradiso, Michelangelo nel Giudizio Universale, Leonardo nel volto della Gioconda. Il cinema arriva molto dopo l'umanesimo, quando ormai l'immagine si è "inquadrata" con una base e una altezza, più maneggevole, più stabile, o semplicemente più vicina all'idea bidimensionale di derivazione manichea. Perciò, nonostante vada da un cerchio ad un altro, obiettivo-pupilla o viceversa, la sua forma visibile è stata sempre racchiusa da una base e una altezza, una sorta di gabbia da cui ha sempre cercato di fuggire, e rimandando oltre le linee del visibile (il fuoricampo) e provando a sfondare nelle profondità (dello schermo da una parte, dell'occhio dall'altra).
Giocando con la geometria e identificando con la base quanto "fa cinema" (l'immaginabile) e con l'altezza l'uomo (nella sua finitezza corporea, fisica), unità di misura del punto da cui il cinema parte e arriva, appare chiaro che col passare del tempo e dei formati, mentre la prima si è notevolmente allargata, metaforicamente (il cinema si è occupato di tutto) e fisicamente (l'invenzione del Cinemascope), l'altra è rimasta pressoché invariata, adeguata al nostro cono visivo.

Oggi siamo abituati a vedere immagini rettangolari solitamente con un rapporto di 1,85:1 (Panoramico) o 1,66:1 ("European standard") mentre il primo formato cinematografico, l'Academy 1,33:1, con cui sono stati girati quasi tutti i film fino al 1953, appariva sullo schermo più simile ad un quadrato. Di questa forma ci appaiono tutti gli episodi di "Scandalosi vecchi tempi" (che brutto titolo), il "meedle" di anonimi cortometraggi porno degli anni '20-'30, presentato a Cannes nella Quinzaine Des Réalisateurs. Durante i 67 minuti del film la sensazione di "inquadratura" raddoppia, poiché alla nostra disabitudine all'Academy si aggiunge la proporzione "immaginabile-uomo".

Ora, se si pone come "base" del porno il corpo-macchina e l'altezza, per il gioco di sopra, rappresenta le capacità fisiche e sensoriali dell'uomo (corpo), entrambe avranno la stessa misura e "l'area del film" risulterà dalla moltiplicazione "uomo x uomo" (corpo x corpo).
La materia umana priva della rotondità del cranio, ciò che più ci assimila e ci rende anonimi, punto di partenza e d'arrivo del genere hard, risulta ancora più forte nel lavoro di collage di Reilhac, poiché dei frammenti di cinema recuperati non conosciamo né l'autore, né gli interpreti. Ma si ha la sensazione che il porno non abbia bisogno di nomi né di altro che non sia corpo che come genere sia stato una scoperta più che un'invenzione, nato già scientifico, completo, immobile (ancora come il quadrato, figura che appena ruota cambia il nome in rombo). Il bianco e nero anziché abbassare il livello di realismo marca visivamente le parti scurite naturalmente dai peli o dal diverso colore della pelle, lasciando che le rudimentali luci frontali contribuiscano a smaterializzare il resto in un biancore diffuso. Anche il pianoforte "da film muto" non stona con l'atmosfera epicurea che attraversa lo schermo e segue il ritmo breve e concitato degli accadimenti.

Ieri come oggi anche ritroviamo la scarsa qualità dei mezzi: nonostante "Pollissons et Gallipettes" (titolo originale) sia composto da film degli anni '20-'30 le immagini ricordano quelle degli slapstick del secondo decennio. Cinema dell'eterno presente, il porno, sporco e luccicante, che narra di corpo e di cibo esaltando la superficie della materia e desacralizzando chi si pone come padrone dell'immateriale (la Chiesa, la Scuola sono spesso protagonisti anche in questi episodi). "Scandalosi vecchi tempi" conferma che è, è stato e sarà sempre quadrato, quindi ogni mutazione della base corrisponderà ad una nell'altezza.

(8 luglio 2002)Titolo originale: Polissons et galipettes
Sceneggiatura: Michael Reilhac
Montaggio: Olivier Lupczinsky
Musica: Eric Le Guen
Produzione: Michael Reilhac
Distribuzione: Mikado
Durata: 67'
Origine: Francia, 2002

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