Scene da un matrimonio, di Hagai Levi

Operando un’inversione dei ruoli rispetto all’opera originale, Levi urla a gran voce il suo intento, che lungi dall’essere didascalico, si concede in tutta la sua urgenza e bellezza. Fuori Concorso

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Si passano ben 48 anni Scene da un matrimonio, miniserie televisiva scritta e diretta da Ingmar Bergman e l’omonimo remake in lingua inglese del regista israeliano Hagai Levi, fuori concorso alla 78° Mostra del Cinema di Venezia. Levi sceglie per i ruoli che furono di Liv Ullmann e Erland Josephson, gli eccezionali Jessica Chastain e Oscar Isaac, portando in scena un remake fedelissimo all’originale, che quasi ricalca scena per scena l’incredibile opera bergmaniana, trasmessa nel 1973 sulle reti televisive svedesi. Molti i punti di contatto fra le due versioni, dalla precisione dei dialoghi fino alla scelta di rendere visibile la macchina cinema. Così mentre la serie di Bergman terminava con la voce narrante a enunciare il cast tecnico, Hagai Levi apre ogni puntata mostrando il set, l’arrivo degli attori e il ciak di inizio, proprio per dichiarare l’intento, attraverso la visibilità della messa in scena, di sviscerare e analizzare “l’oggetto matrimonio”. Il matrimonio e ovviamente tutto ciò che ne deriva: il divorzio, la monogamia, il sesso, la differenza e la definizione dei ruoli di genere. Mira/Marianne e Jonathan/Johan affrontano la crisi della loro relazione attraverso l’uso estenuante del dialogo. E insieme alle parole che feriscono, tradendo la presa di coscienza della fine dell’amore (o meglio della sua trasformazione), cambia anche la casa, terzo personaggio della serie, proprio come nell’originale di Bergman, dove mura e oggetti erano custodi e testimoni silenziosi della vita di coppia.

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Viene spontaneo chiedersi il perché oggi di un remake così fedele di Scene da un matrimonio, opera che in quegli anni aveva detto tantissimo. È noto infatti come in Svezia la miniserie venne vista principalmente da un pubblico femminile e come dopo la messa in onda il tasso di divorzi aumentò a dismisura, in piena linea con la rivoluzione sessuale dell’epoca. Mentre scorrono i cinque episodi della serie di Levi (uno in meno dell’originale), la risposta a questa domanda si palesa, immediata come un’epifania, in un unico particolare che differisce di gran lunga dall’originale: a sconvolgere la vita di coppia già di per sé instabile, è Mira, la donna e non Jonathan, l’uomo. Nell’operare questa inversione Hagai Levi esplicita le sue intenzioni, o meglio le urla a gran voce. Questo perché, conscio degli effetti e dell’importanza che ebbe l’opera bergmaniana, la riporta all’oggi, cavalcando questo specifico momento cinematografico in cui l’urgenza del contenuto va oltre le esigenze della forma. Nell’invertire i ruoli Hagai Levi esplicita ciò già c’era in Bergman: così Scene da un matrimonio 2021 parla sì del divorzio, della monogamia e del sesso ma lo fa insistendo, in pieno accordo con le narrazioni del momento, sulla ridefinizione dei ruoli di genere, o meglio sulla necessaria liberazione da essi.

I Mira e Jonathan di Levi, lungi dall’essere intrappolati nei pericolosi cliché uomo-donna, partono da un iniziale scambio di ruoli e man mano si fondono, mostrando la meravigliosa complessità e fluidità dell’idea di genere. D’altra parte proprio all’inizio della prima puntata la ragazza che intervista la coppia chiede a Mira quale pronome deve usare per lei, se She o He, riferendosi palesemente al ruolo del linguaggio nell’odierna rivoluzione di genere. Ma tutta questa evidenza non disturba anzi arriva come necessaria e l’intento dichiarativo, lungi dall’essere didascalico, si concede in tutta la sua urgenza e bellezza. Così Hagai Levi ci regala una miniserie interessantissima, raccogliendo l’eredità dell’opera di Bergman e omaggiandola al contempo.

 

Titolo originale: Scenes from a Marriage
Regia: Hagai Levi
Interpreti: Oscar Isaac, Jessica Chastain, Lily Jane, Nicole Beharie, Corey Stoll
Distribuzione: Sky Atlantic
Durata: 300′ (5 episodi da 60′)
Origine: USA, 2021

3.6

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
4.67 (3 voti)
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