Piattaforme diverse ma medesima intenzione. Donald Glover si può considerare uno dei profeti dell’ideologia dello sconfinamento, della cultura del multimediale in grado di raccontare con estrema lucidità e soprattutto senza mezze misure l’infinita trasversalità della narrazione digitale, consentendo la non categorizzazione dell’odierna Black Culture. Non solo con la sua musica, dove This is America oggi più che mai è l’altro inno americano fortunatamente non travisato come Born in The U.S.A di Springsteen (Ben Affleck recentemente ci ha ragionato sopra con Air. La storia del grande salto) ma Glover attinge a piene mani dalla potenzialità della diffusione, del flusso dello streaming, per ragionare ancora una volta sull’ossessione, sul rapporto in relazione con le icone della nuova generazione posta a cavallo tra la nascita e l’ipersaturazione dell’impatto mediatico sulla società di massa. Perché la precedente Atlanta sicuramente osserva il malessere sotto l’ottica del quartiere, del cosiddetto hood, integrando il substrato urbano col fine di decostruire il mito e la grandezza del passato, del redivivo sogno americano. Invece con Sciame, serie targata Amazon, Glover attinge dalla corpulenta materia del Black Horror per ritirarsi superficialmente nella psicosi claustrofobica di un’adolescente, depistandoci. 

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Sciame, posta a cavallo tra il 2015 e il 2018, racconta l’ossessione compulsiva della giovane Dre (Dominique Fishback) nei confronti della popstar dell’era Tumblr Ni’Jah che la porterà, dopo il suicidio della sorella maggiore, a vendicarsi di coloro che hanno osato insultare il proprio idolo sui social. Già dalla sinossi della serie si può carpire il punto focale posto da Glover, ovvero la tossicità delle fan base, di come si diffondono come veri e propri alveari mediatici. A partire dalla costruzione in chiave onirica del personaggio di Ni’Jah che fa palesemente il verso a Beyoncé, universalmente riconosciuta come la più grande ape regina della scena pop americana, Glover con isteria ed impulso raggira il codice del thriller atipico per raccontare la dissezione del delitto nelle forme istituite dalle strutture ipnotiche del True Crime e del nuovo cinema indie americano. Perché più che le sequenze perturbanti in cui Dre compie i suoi misfatti, l’episodio cardine di Swarm è il sesto, dove la serie intenzionalmente ci trascina nella dimensione più pura dello show televisivo, ponendo l’eterno dilemma sull’immagine come verità assoluta. Neanche l’episodio di chiusura, forse anche troppo in là per la forma che oramai aveva preso la serie e forse unica vera pecca del prodotto, può raccontare con estro perturbante l’ennesimo sguardo di tetro fervore dell’artista afroamericano, divoratore nostalgico delle forme e della crisi ideologica di un’intera generazione.

Titolo originale: Swarm
Regia: Donald Glover, Adamma Ebo, Ibra Ake, Stephen Glover
Interpreti: Dominique Fishback, Chloe Bailey, Karen Rodriguez, Billie Eilish, Damson Idris, Kiersey Clemons, Nirine Brown, Janine Nabers
Distribuzione: Amazon Prime Video
Durata: 7 episodi da circa 30′-37′
Origine: USA, 2023

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