Scott Cooper e Jeremy Allen White tornano a Nebraska

La star di The Bear ed uno degli autori centrali del western moderno uniscono le forze, raccontando la genesi dell’album più cupo, sincero e essenziale di Bruce Springsteen, Nebraska

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“…well I chased him through them county roads, till a sign said Canadian border five miles from here, I pulled over the side of the highway and watched his taillights disappear”, sull’addio notturno tra due fratelli che ci hanno provato, ma che nonostante tutto non sono mai riusciti ad amarsi e comprendersi realmente, lungo le strade provinciali del Michigan e il confine con il Canada, permettendo al dolore di svanire nel buio, allontanandosi una volta per tutte da quella dura terra che Highway Patrolman racconta, dando vita tra l’altro a Lupo Solitario di Sean Penn, adattamento cinematografico piuttosto fedele del brano di Springsteen. Quinta traccia del lato A di Nebraska, la cronaca dell’addio tra Joe e Frankie Roberts per gli appassionati e gli studiosi della discografia del Boss, diviene immediatamente una delle ballate più potenti, feroci, realiste e malinconiche mai incise da quest’ultimo e più in generale nella storia della musica americana del periodo, occupando un posto d’eccezione nell’album che Time nel 1982 definì come “un bypass acustico al cuore americano”.

A trasporre tutto quello che è stato Nebraska sullo schermo penserà Scott Cooper, uno degli autori di cinema western e neo-western più interessanti dello scenario cinematografico nordamericano del momento, cui dobbiamo titoli piuttosto notevoli quali Out Of The Furnace – Il fuoco della vendetta, che molto deve all’immaginario Springsteeniano e così Hostiles e Crazy Heart.

Intitolato provvisoriamente Deliver Me from Nowhere, il film che Cooper si appresta a scrivere e dirigere, sarà l’adattamento per il grande schermo dell’omonimo testo di saggistica di Warren Zanes, incentrato sulla realizzazione dell’album Nebraska. Rumors e voci di corridoio sempre più insistenti sembrano suggerire che per l’occasione Scott Cooper, Goldsmith-Vein, Robinson, Scott Rudin e così i vertici di 20th Century Studios – A24 inizialmente coinvolta e ormai fuori dai giochi – vorrebbero che il sempre più celebre e ormai sulla cresta dell’onda Jeremy Allen White, star di The Bear, vestisse i panni del Boss.

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Scott Cooper e Jeremy Allen White tornano a Nebraska

Insomma, tutto sembra essere pronto e il team di Deliver Me from Nowhere, dimostra non soltanto di non avere alcun timore, ma anche di possedere tutte le carte in regola per confrontarsi con quella dimensione cupa, malinconica e realmente drammatica che raramente Springsteen ha scelto di mostrare nel corso di questi ultimi anni tra cinema, televisione e musica. Quella stessa dimensione che fan e appassionati dell’autore di Born in the USA e The River ben conoscono, trattandosi del segmento di vita del Boss più probabilmente in balia di quella feroce depressione che ereditata dal padre operaio non lo ha mai realmente lasciato andare, svanendo di tanto in tanto, per poi ricomparire, maggiormente elaborata e messa in luce per la primissima volta dal film-concerto Western Stars di Thom Zimny, seguito poco dopo da Springsteen on Broadway, disponibile su Netflix.

Ecco perché nell’attesa di Deliver Me from Nowhere non può che essere consigliato l’ascolto, dunque l’incontro con la narrativa cruda, drammatica eppure dolcemente malinconica, sprigionata dalle dieci tracce di Nebraska, primo album acustico e solista senza la E Street Band. Registrato con un semplice registratore a quattro tracce in una casa di provincia che Springsteen stava affittando, Nebraska molto deve a La rabbia giovane (Badlands) di Terrence Malick e così al saggio storico di Howard Zinn, Storia del popolo americano, dal 1942 ad oggi. Colletti blu, perdenti devastati dalle ingiustizie sociali, disfunzionalità familiari, amori impossibili e tragedie umane, tutto questo racconta e molto più, quello che Springsteen non ha mai smesso di considerare come l’album migliore della sua intera carriera, lo stesso del quale finalmente ci sarà concesso osservare la genesi, tra crolli depressivi e improvvise prese di coscienza.

“They declared me unfit to live said into that great void my soul’d be hurled. They wanted to know why I did what I did. Well sir I guess there’s just a meanness in this world”

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