"Se devo essere sincera", di Davide Ferrario

Sempre alla ricerca di un nuovo territorio da esplorare Ferrario si avventura sul delicato e poco battuto terreno della commedia-gialla, ma non riesce a camminare sulle uova senza disseminare frittate lungo il cammino. All'attivo, comunque, la travolgente e indomita verve della Littizzetto ben canalizzata in una serpeggiante asprezza ironica

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Forse Ferrario avrebbe prima dovuto riguardarsi la deliziosa commedia gialla Crimen del nostro vecchio professional Mario Camerini prima di girare questo film. L'ex critico cinematografico lombardo, invece, sembra non sfoderare la sua cinefilìa quando serve perché qui opta per un'inedita quanto ardita "non scelta" di genere inserendo il giallo senza convinzione e preferendo dare più spazio al banale aspetto rosa della vicenda. "Liberamentissimamente" (come dichiara la stessa Littizzetto) tratta dal romanzo giallo "La collega tatuata" di Margherita Oggero, la sceneggiatura scritta dall'attrice-bonsai insieme ad Anna Maria Pavignano (writer per tutto il cinema di Troisi escluso Non ci resta che piangere e dell'ottimo Casomai) slitta nel sentimentale e gioca sul triangolo e sulla valenza curativa della bugia detta per amore. A Torino Adelaide (Littizzetto), professoressa di italiano, appassionata di romanzi horror e gialli con una curiosa predilezione per la correzione dei compiti sulla lavatrice che centrifuga, si fa coinvolgere dalle indagini sulla morte di una sua bella e giovane collega, snob e ricca, che vive fuori città accanto all'amica Gina (Donatella Finocchiaro) e che la portano tra le braccia del pacato commissario originario del Sud Gaetano (Marcoré), appassionato di moto e sport estremi come il bungee-jumping, costretto a risolvere il caso per non farsi trasferire. Tra i due il traballante matrimonio di 11 anni con Renzo (Dino Abbrescia), insegnante di scuola-guida con una predilezione per le giovani e piacenti allieve dell'Est e un'ossessione per la cantante dei sixties Françoise Hardy, ma anche la figlia novenne, ormai rassegnata all'immaturità cronica dei genitori. Sempre alla ricerca di un nuovo territorio da esplorare Ferrario si avventura sul delicato e poco battuto terreno della commedia-gialla, ma non riesce a camminare sulle uova senza disseminare frittate lungo il cammino, a cominciare da un linguaggio registico stucchevole nel riproporre il ritmo sincopato ben sperimentato soprattutto in Tutti giù per terra ma anche in Guardami, qui senza ombra di vere invenzioni stilistiche ma spesso fastidiosamente fratturato con inquadrature tra loro contrastanti e slegate per angolazioni, accelerati, rallentati e via elencando che cade inevitabilmente nell'esercizio di stile perché non genera significanza. All'attivo, comunque, la travolgente e indomita verve della Littizzetto ben canalizzata in una serpeggiante asprezza ironica che l'ha sempre caratterizzata, noiosa invece la ormai rinomata tipizzazione di Marcoré, mentre disturba non poco una Donatella Finocchiaro relegata nell'angolino come semplice spalla, capace di performance come quella in Angela di Roberta Torre. Non convince poi quella melanconia e quella rancorosa frustrazione che altrove Ferrario aveva meglio delineato e la mancanza di scene antologizzabili o di atmosfere degne di memoria ci costringe a quel prevedibile calembour che avremmo volentieri evitato di utilizzare: "se dobbiamo essere sinceri"… si poteva fare molto meglio. 

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Regia: Davide Ferrario
Interpreti: Luciana Littizzetto, Neri Marcorè, Donatella Finocchiaro, Dino Abbrescia, Fabio Troiano, Lidia Biondi
Distribuzione: Medusa
Durata: 105'
Origine: Italia, 2004

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