"Secret Window", di David Koepp

Senza le fascinose metafore alla Barton Fink (ancora John Turturro), senza le mostruose materializzazioni de Il pasto nudo, Koepp riesce comunque a costruire un tortuoso ma calibratissimo labirinto mentale segnato da specchi, mobilità liquide e una crescente strategia della confusione dei ruoli

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Se per Kafka "scrivere significa rivelare eccessivamente se stessi" non possiamo non cercare un legame, stimolati dalla contingenza distributiva, tra La passione di Cristo e questo Secret window di David Koepp. La forza dell'opera gibsoniana risiede essenzialmente nel rapporto, ecceduto dall'intuizione aramaica, tra il Verbo e la carne, la carne di un Uomo continuamente ascoltato, provocato e interrogato, che tra silenzi, ricordi e tormenti si lascia parlare da sacre scritture intime. E' una fede nella predestinazione in atto che l'occhio, la propria sacred window, può di volta in volta confermare. Il film di Koepp, autore di Echi mortali ed Effetto blackout (nonché sceneggiatore di Carlito's Way, di Spiderman, Panic room, Jurassic park), muove ancora verso un finale scritto nel sangue, il sangue della vendetta sentito come necessario perché vitale, perché la vita è scrittura continua e quindi taglio, progressione e sepoltura insieme.


Necessità forti ma latenti in Mort Rainey/Johnny Depp, scrittore di successo ma bloccato sul divano del suo villino in riva al lago dai propri demoni interiori e da un fallimentare passato coniugale che non si vuole recidere. Corpo/ombra ingrigito e smarrito, ennesima incarnazione cara a Stephen King (dal cui racconto Secret window, secret garden è tratto il film) del subconscio letterario preso tra incubi della ragione e volontà oggettiva di potenza sul mondo desiderato. Senza le pur fascinose metafore alla Barton Fink (ancora John Turturro), senza le mostruose materializzazioni de Il pasto nudo. Come già in Shining, La metà oscura (ancora Timothy Hutton), Misery non deve morire. Lo psicotico John Shooter/Shoot her/Turturro, venuto dal Mississippi a reclamare la paternità del racconto e a difendere il presunto finale poi stravolto da Rainey, è un ulteriore riflesso/fantasma inserito in un tortuoso ma calibratissimo labirinto mentale segnato da specchi, mobilità liquide e una crescente strategia della confusione dei ruoli. L'altisonanza dei collaboratori poteva far temere il peggio ma Koepp riesce con sagacia a proporre una visione post-contemporanea dell'uccisione del proprio sonno (a partire dall'incursione in cui viene scoperta la moglie a letto con l'amante per poi passare a Depp dormiente). Forzando la mano anche una riflessione americana sulla natura della violenza e le sue dinamiche di fuoriscita. Seducente e ambigua la violenza cinematografica ha nella nonviolenza il proprio John Shooter ma pregiudizi atavici ancora la confinano ai ghetti dell'invisibilità. Amare i propri nemici…


 


 


Titolo originale: Secret Window


Regia: David Koepp


Sceneggiatura: David Koepp, tratta dalla novella Secret window, secret garden di Stephen King


Fotografia: Fred Murphy


Montaggio: Jill Savitt


Musiche: Philip Glass


Scenografia: Howard Cummings


Costumi: Odette Gadoury


Interpreti: Johnny Depp (Mort Rainey), John Turturro (John Shooter), Maria Bello (Amy Rainey), Timothy Hutton (Ted Milner), Charles S. Dutton (Ken Karsh), Len Cariou (sceriffo Dave Newsome), Joan Heney (sig.ra Garvey), John Dunn-Hill (Tom Greenleaf)


Produzione: Gavin Polone


Distribuzione: Columbia Tristar Films Italia


Durata: 95'


Origine: Usa, 2003


 


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