Seneca, di Robert Schwentke

Troppo altezzoso per essere popolare, troppo poco coraggioso per essere sperimentale. L’interpretazione di John Malkovich è così (quasi) solo monologo. Berlinale Special.

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La fine della vita di Seneca. 65 DC. La diversità di vedute tra l’Imperatore Nerone e Seneca sta diventando sempre più evidente. Il filosofo pensa di essere la prossima persona che verrà giustiziata dal sovrano, ormai all’apice della sua tirannia, e resta comunque sorpreso quando gli ordina di uccidersi.

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John Malkovich guarda in macchina e la sua voce-off si mescola con quella narrante. Ambientato proprio nell’anno in cui il filosofo è morto suicida a 69 anni dpo essere stato vittima della repressione di Nerone, Seneca è l’esempio di un cinema-teatro en plein-air che guarda probabilmente a certe operazione di making of dello spettacolo come nel caso delle regie di Al Pacino, tra Riccardo III. Un uomo, un re e Wilde Salomé. Il poliedrico Robert Schwentke, che passa da Red a The Divergent Series (Insurgent e Allegiant) fino a Snake Eyes: G.I. Joe – Le origini, si affida quasi esclusivamente al testo. Il film però non parte mai. Resta sempre lì, bloccato nello spazio e nel tempo e diventa un’esercitazione di tecnica (di attori, di regia) tanto inutile quanto respingente. Somiglia a quelle riprese di teatro dal vivo di uno spettacolo però che appare già morto. Il pensiero di Seneca attraversa distrattamente la durata e Nerone (interpretato da Tom Xander) è ridotto a una marionetta. Lo spettacolo, anche nella sua esibizione splatter, non decolla neanche nella scena del dissanguamento del filosofo e della giovane moglie Paulina. Troppo altezzoso per essere popolare, troppo poco coraggioso per essere sperimentale. L’atemporalità del finale – la ruspa, i pali elettrici della luci – ha l’obiettivo di attualizzare la vicenda di Seneca come allegoria politica, ma resta invece soltanto un colpo di teatro appiccicato quando però lo spettatore ha già abbandonato lo spettacolo/il film da parecchio tempo. L’interpretazione di Malkovich diventa così solo un monologo in mezzo al coro che ha solo l’effetto di un eco lontano.

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
1.5
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Il voto dei lettori
1 (1 voto)
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