Sentieri Selvaggi d’Autunno. Incontro con Margherita Vicario
La regista vince il premio per la Miglior Opera Prima per Gloria! Sentieri Selvaggi d’Autunno si conclude questa sera alle h 19 con Valeria Golino, via Botta 19 a Roma ingresso su prenotazione

Margherita Vicario riceve il premio Sentieri Selvaggi come Miglior Opera Prima della stagione 2023/2024 per il suo lungometraggio musicale Gloria!. Durante l’incontro che si è svolto il 26 novembre, l’artista ha incontrato il pubblico della redazione, raccontando il film e il grande lavoro dietro alla sua realizzazione. La regista, conosciuta anche per le sue doti attoriali e la sua musica, esordisce spiegando la profonda esigenza di creare un film musicale. Sentieri Selvaggi d’Autunno si conclude questa sera con il nostro incontro con Valeria Golino alle h 19. PRENOTATI QUI
Fin da quando era piccola, la Vicario aveva un sogno: quello di “avvicinare sempre di più il mondo delle immagini a quello della musica, quindi portare al cinema una storia musicale.” Dopo tante piccole idee collezionate tra le pagine del suo diario (tra queste un collage con le canzoni di Lucio Battisti), la sua collega Alice Rohrwacher, fan del primo album della Vicario che univa teatro e musica, ha messo in contatto l’artista con il suo produttore Carlo Cresto-Dina, fondatore di Tempesta Film. Fino a quel momento la sua carriera registica si riduceva alla realizzazione di un suo videoclip chiamato Per un bacio, ma quando il produttore “mi ha chiesto nel 2018 se avessi un’idea per un film musicale. Io mi sono guardata intorno cercando le telecamere perché effettivamente ce l’avevo.”
Inizia così la realizzazione del suo lungometraggio, ma il primo vero sostegno economico le è stato conferito a seguito della vincita del Mibact, dopo il quale sono entrati tutti gli altri partner. Le figure che hanno lavorato per la riuscita del film sono state per la Vicario di grande rilevanza. Tra tutte sottolinea l’importanza dell’operatore Gianluca Palma che è riuscito a donare all’immagine quella nota polverosa alla quale la regista è tanto legata.
Il pubblico doveva credere a quello che stava vedendo, l’immagine doveva essere coerente, come in un quadro, in cui storicità ed estetica si muovono di pari passo. “Mi sembra che in un sacco di film italiani la luce rifletta gli abiti in scena e non li ha attraversi. (…) Non vogliamo fare la cosa alla Maria Antonietta. Non dobbiamo avere niente di patinato, dobbiamo essere al limite del verosimile perché quello che è successo in questi istituti noi non lo sappiamo.”
Queste le parole della regista, che spiega poi quanta incoscienza (intesa come coraggio) c’è stata durante la realizzazione dell’opera. Il film infatti si conclude con un finale “anarchico”, ma dietro questa apparente anarchia, c’è stato in realtà un lavoro strutturato nei minimi dettagli, dalla tipologia di candele utilizzate, alla quantità di rumori utilizzati come tappeto sonoro. “L’idea del finale anarchico ce l’ho sempre avuta” e questa voglia di fregarsene e divertirsi nasce dalle prime volte in cui si esibiva sui palchi per suonare la sua musica. Anche se c’era poca gente a vederla, l’essenziale per lei era avere uno spazio per esprimersi.
Riprese di Michelle Salvatore e Silvia Fascianelli, montaggio di Michelle Salvatore
Dietro la scelta delle attrici c’è stato un lavoro di selezione minuzioso e ricercato, specialmente per il ruolo della protagonista Teresa: “Mi ero impuntata ad un certo punto che volevo un’attrice straniera. (…) avevo provinato tantissime attrici italiane tutte molto brave (…) però tutte mostravano molto più dolore di quello che mi servisse.” La scelta ricadde poi su Galatéa Bellugi, attrice italo-danese, che ha uno sguardo più nordico, quindi assente e riservato, in grado di nascondere una tragedia che risulta credibile agli occhi dello spettatore. “Sembra uscita da un quadro di Vermeer. Io mi ero fissata che volevo vedere facce pittoriche e lei era perfetta.”
Nella parte di Bettina riconosciamo il volto di Veronica Lucchesi, voce del duo pop La Rappresentante Di Lista, unica attrice del film che non è stata provinata. “Veronica Lucchesi è un animale da palcoscenico incredibile. (…) Sono stata sul palco di Sanremo insieme a lei come ospite e ho sentito la sua aura scenica.” L’idea della regista era far cantare a Veronica Lucchesi la sua canzone Questo Corpo, definita dalla Vicario come un capolavoro, un’opera talmente ben scritta da averla fatta commuovere numerose volte. Il suo scopo era mettere una canzone così potente di una sua collega in un contesto relativo ad un’epoca lontana, come se una sua antenata cantasse i suoi stessi pensieri. E questo gioco funziona proprio grazie alla validità del brano, ad una scrittura così chiara e universale da essere coerente.
Margherita Vicario ha raccontato che con le attrici, grazie all’aiuto dell’acting coach Tatiana Lepore, ha fatto una preparazione che non ha svolto con gli adulti. E’ riuscita a ritagliarsi una settimana in location un mese prima dell’inizio delle riprese insieme alle ragazze, con le quali ha fatto un lavoro di formazione specifica. Alla mattina, dopo tre ore di lezioni di musica, aiutava le ragazze nell’improvvisazione del corpo e della sceneggiatura. Ognuna di loro proveniva da esperienze diverse e per questo era necessario rendere le loro interpretazioni verosimili.
“Avevo creato una playlist di 90 pezzi, non del film. Volevo creare in loro una mappa della storia (…) Una specie di deposito di immagini.” Il film infatti è girato interamente in una sola location e i vestiti delle attrici sono sempre gli stessi. Per la regista quindi è stato necessario affiancare le ragazze, al fine di donare loro una strada da seguire, illuminare il percorso del film costruendo nella loro mente un bagaglio di ricordi.