#SentieriSelvaggi30 – Anniversari – 1999: caduta e resurrezione (#1)

30 anni di Sentieri selvaggi: li ripercorreremo, giorno per giorno, attraverso una carrellata di articoli, news, eventi, commenti e ritrovamenti vari dalla storia della rivista nata il 1 aprile 1988

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Il 1 aprile saranno trascorsi 30 anni dalla nascita della rivista di cinema Sentieri selvaggi: la ripercorreremo, giorno per giorno, attraverso una carrellata di articoli, news, eventi, commenti e ritrovamenti vari dalla storia e sulla storia della rivista nata il 1 aprile 1988.

Ogni storia che si rispetti ha sempre un inizio, uno svolgimento e una fine. Sta poi al cantastorie, al romanziere, al regista o al produttore nel caso dei tycoon della Hollywood dei tempi d’oro – quando era spesso il produttore a fare il film – decidere come raccontarla e magari da che punto della storia partire. A noi che stiamo per raccontarvi una storia lunga venti anni, ricca di personaggi, confessioni, citazioni e aneddoti, piace partire dal centro, dall’anno di mezzo. È un vezzo tarantiniano (magari anche wilderiano o wellesiano, a seconda delle generazioni e degli orientamenti cinefili insomma…) che ci vogliamo permettere per giocare un po’, almeno all’inizio, con gli eventi e trasformarli sin da subito in qualcosa di miticamente filmico. E partire dall’anno di mezzo significa partire dal momento più cupo e difficile della storia che racconteremo. Quello in cui tutto sembra esser finito, perché schiacciato da eventi imprevisti, sfortunati e magari anche da errori dei singoli. Quello in cui un sogno rischia di rivelarsi fallimentare e illusorio. Inizieremo dal 1999, quindi. Ma non per raccontare lo sviluppo della storia fino ai giorni nostri e poi verso la fine ripiombare a metà degli Anni ’80 per vedere i protagonisti più giovani, spavaldi e follemente ingenui. No, quello che ci interessa fare ora è recuperare solamente un’immagine, magari cercando anche di inventarcela un po’. L’immagine è quella di quattro persone che amano il cinema e che un pomeriggio d’autunno si incontrano in un 16 bar di Napoli, per salvare un sogno a tutti gli effetti svanito. Il sogno si chiama Sentieri selvaggi, rivista di cinema costretta a chiudere anticipatamente i battenti con l’ultimo numero del novembre 1998, e le persone direttamente interessate sono Federico Chiacchiari, Demetrio Salvi, Simone Emiliani e Massimo Causo, quattro tra le firme più importanti della critica cinematografica italiana. Si dà il caso che i primi due siano poi anche coloro che dieci anni prima hanno fondato il sogno in questione. Non è detto che ci sia il sole in questa immagine che stiamo recuperando. Neanche ci interessa tutto sommato. Forse il cielo è grigio, con alcune nuvole più scure e qualche filtro di luce che genera riflessi impercettibili. È probabile che la conversazione tra i quattro proceda ora animatamente e ora in un silenzio imbarazzante, anche perché questa è un’immagine che arriva dopo un intero anno di lotte disperate e di tentativi andati a vuoto per fare in modo che il sogno continui a vivere. Ed è probabile che il più silenzioso tra tutti sia proprio Federico Chiacchiari, colui che ha investito e perso di più nel sogno. Ma è anche probabile che questa immagine, finora così crepuscolare, non lo sia poi più di tanto. È probabile che questa sia solamente l’immagine clou del secondo atto, quello solitamente più cupo in ogni trilogia o tragedia che si rispetti. Magari anziché essere l’immagine della fine è quella di un inizio. O 17 forse è entrambe… chissà. Perché può darsi sancisca la fine di una storia e l’inizio di un’altra. I quattro intanto parlano di progetti di ogni tipo, si scontrano e riflettono. Poi Demetrio dice qualcosa, una frase che ha a che fare con i corsi di cinema… e gli altri ascoltano. Può darsi che qualcuno scuota la testa, o forse invece sono tutti d’accordo. Demetrio parla di rischi, parla di spese, parla di pro e di contro. E sotto sotto qualcosa sembra uscire fuori: ha a che fare con internet, con la rivista e con i corsi. È probabile che a questo punto i caffè ordinati dai quattro si siano moltiplicati o triplicati fino a intasare la superficie del tavolo. Il fatto è che questa immagine, anche se forse non dura a lungo, sembra non finire mai ed essere sempre uguale. Tutti e quattro ancora oggi la ricordano come fosse ieri. La ricordano come la scena madre di un film di Sergio Leone. O come il gol al novantesimo che ti manda ai supplementari. “Tornare a galla dopo lo sprofondo!” Si riparte. Le idee sono buone. E l’immagine è andata. Si può fare. Riavvolgiamo il nastro.

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#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

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Archivio #1 dal volume  UNA PASSIONE SELVAGGIA – 20 anni di storie (e vite) di Sentieri selvaggi, di Carlo Valeri e Sergio Sozzo 

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