"Senza amore", di Renato Giordano

senza amore di renato giordano
Senza amore
affronta la realtà dolorosa e complessa di un'infanzia abusata senza avere a disposizione i mezzi espressivi necessari per narrarla cinematograficamente. E le buone intenzioni rischiano di rimanere didascalia. Ispirato ad una storia vera, realizzato nel 2007 come opera prima di Giordano, attore e regista teatrale

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senza amore di renato giordanoIl titolo Senza Amore allude alla vita e al destino del piccolo Luigi (Carlo Alberto Verusio), ragazzino di un piccolo paese della Campania cresciuto in una famiglia disagiata. Il padre è in carcere e la madre (Lidia Vitale) si arrangia a malapena, almeno finché non si introduce nella loro vita il vigile urbano Angelo (Francesco De Vito), che fa volontariato nella scuola di Luigi e che si offre di aiutarli. In realtà Angelo (sposato, con figli) molesta ed abusa del ragazzino comprando la complicità e il silenzio della madre. Spezzata la catena degli abusi grazie a un familiare, Luigi cresce con i suoi traumi e con l’unica consolazione costituita dalla passione per la danza. Passano dieci anni, Luigi si trasferisce a Roma con la sua insegnante di ballo per fare fortuna, ma si perde nel mondo della prostituzione e in una serie di rapporti meccanici con uomini che non gli piacciono e da cui spera di ottenere qualcosa. Almeno fino a quando non incontra l’esuberante Giacomo (Renato Giordano, regista e sceneggiatore del film), l’unico davvero interessato a capirlo e ad aiutarlo.
Prodotto nel 2007 col contributo di Rai Cinema e distribuito con due anni di ritardo, Senza Amore è l’opera prima di Renato Giordano, attore e regista teatrale. Il film si ispira a una drammatica storia vera che ha evidentemente colpito e coinvolto i sentimenti di Giordano, il che iscrive l’opera nel novero di quelle operazioni “impegnate” (le virgolette sono ormai d’obbligo) e benintenzionate che sovente affondano nel didascalismo. Probabilmente il film è figlio di una certa urgenza espressiva e comunicativa, ma purtroppo a mancare sono proprio i mezzi espressivi per raccontare questo percorso di indicibile sofferenza. La delicatezza dell’argomento imporrebbe una riflessione e un lavoro intenso sui modi della rappresentazione: gli abusi sui minori sono un tema difficile per chiunque. Purtroppo il problema dello stile e del registro della narrazione viene bypassato da un appiattimento su una sorta di grado zero della drammaturgia, caratterizzata da una messa in scena a tratti dilettantesca. All’interno di un registro per lo più meramente espositivo e denotativo, anche gli attori più preparati del gruppo a volte abitano l’inquadratura e il mondo del film come a disagio, quasi non sapessero gestire il proprio corpo nello spazio a loro offerto. Un grado zero tentato solo a momenti dalla sceneggiata con l’uso di accorate canzoni napoletane in determinati momenti topici (ma siamo lontani dall'eclettico Pianese Nunzio di Capuano, affine solo per ambientazione e tematica), genere però non perseguito fino in fondo. Se affiorano alcuni accorgimenti legati a un uso degli strumenti linguistici propriamente cinematografici – il montaggio alternato in contrasto con l’omelia del prete, la camminata risoluta della madre ripresa frontalmente col teleobiettivo – a irritare maggiormente è la figura retorica più evidente del film: le riprese aeree di città e campagne, ancora su potenti canzoni napoletane, utilizzate come ellisse ogni volta che Angelo si accinge ad abusare di Luigi. Un espediente utilizzato ben tre volte fino a diventare meccanico, in cui affiorano tutti i limiti di sguardo che affliggono la pellicola. Il film ha comunque il merito, nella seconda parte ambientata a Roma, di rappresentare l'omosessualità come un'altra normalità, senza (melo)drammi e senza ricorrere al macchiettismo. Ma anche dal punto di vista dei comportamenti dei personaggi la verosimiglianza spesso latita, e non si capisce perché la catarsi del film debba essere un desiderio (regressivo?) di perdonare e riconciliarsi con la madre da parte di Luigi, e non piuttosto quello di rifarsi una vita.

Regia: Renato Giordano
Interpreti: Lidia Vitale, Francesco De Vito, Eleonora Neri, Fausto Verginelli, Giacomo Furia, Marco Cacciapuoti, Carlo Alberto Verusio, Renato Giordano

Distribuzione: Mediaplex Italia
Durata: 100’
Origine: Italia, 2009

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