September 5 – La diretta che cambiò la storia, di Tim Fehlbaum

Cinema politico di grande intrattenimento e sguardo emotivo, che torna ad Alan J. Pakula e Ron Howard, ritrovando il ritmo della cronaca giornalistica e televisiva del tempo.


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C’è una domanda che più di ogni altra, scuote l’animo tanto dei protagonisti di September 5 – La diretta che cambiò la storia, quanto degli spettatori: cos’è che conta di più, il diritto di cronaca o il rispetto della sensibilità del fruitore della notizia? Se lo chiedono in un momento di enorme tensione, Roone Arledge (Peter Sarsgaard) e Geoffrey Mason (John Magaro), due celebri giornalisti sportivi di ABC.

Divenuti loro malgrado, primissime voci on air delle fasi più tragiche e disperate del Massacro di Monaco di Baviera del 1972, Roone e Geoffrey devono scegliere: raccontiamo o attendiamo? Tra gli ostaggi israeliani dell’organizzazione terroristica palestinese Settembre Nero infatti, c’è anche un giovane atleta statunitense, David Berger, la cui famiglia è indubbiamente collegata in attesa di notizie. Tra i moltissimi rischi corsi dall’emittente sportiva, quello di filmare e raccontare senza filtri, la potenziale esecuzione in diretta del giovane Berger, causando enorme dolore sia alla famiglia, che a qualsiasi altro spettatore collegato.

Cos’è dunque che conta di più, il diritto di cronaca o il rispetto del dolore e della sensibilità dei fruitori? Per Alredge e Mason non c’è dubbio. Com’è possibile che le Olimpiadi continuino indisturbate, nonostante la violenza spaventosa di tale atto? Com’è possibile che siano stati loro ad arrivare per primi sulla notizia? La scelta: Il diritto di cronaca sopra ogni cosa. Nonostante il dolore, nonostante la violenza. Eppure lo scoop, sempre o quasi cela l’inganno, o altrimenti la caduta. Da qui “la diretta che cambiò la storia”. Da qui la tragedia che segue la perdita della speranza e il tempo dell’attesa, talvolta necessario, talvolta fatale.

September 5 - La diretta che cambiò la storia, di Tim Fehlbaum

Il quarto lungometraggio da regista, dello svizzero Tim Fehlbaum, presentato all’81° Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti Extra e candidato con merito all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, guarda al cinema di Alan J. Pakula (Tutti gli uomini del presidente) e di Ron Howard (Frost/Nixon – Il duello). Torna quel modello ormai raro, in equilibrio tra cinema d’impegno sociale e intrattenimento tensivo tipico del thriller. Lo stesso che il cinema ultimo globale, sembra aver perduto sempre più. Infatti, rivolgendo una rapida occhiata, non sono poi molti i casi di cinematografia recente, focalizzati sulle tecniche e le dinamiche emotive, tanto del giornalismo, quanto della televisione. Soprattutto in fatto di politica e più in generale di cronaca sociale.

A partire dalla buia e angosciante fotografia a grana grossa di Markus Förderer, che riconduce a quel cinema ormai perduto, definibile oggi gustosamente vintage, September 5 rintraccia nella dimensione claustrofobica – il film è interamente ambientato tra le divisioni interne dell’emittente sportiva – e nell’aderenza totale della macchina da presa, ai volti e corpi tesi dei suoi interpreti, il suo significato più profondo. Dunque la limitazione di sguardo e respiro del cronista, che per la prima volta diviene tale, prigioniero a sua volta – proprio come gli ostaggi, seppur in condizioni di salvezza – di un fatto di ordinaria violenza, tragicamente inatteso, eppure concreto, politico e destabilizzante.

Dentro, eppure oltre il conflitto israelo-palestinese, un altro punto di vista di grande interesse e tensione filmica, sul Massacro di Monaco di Baviera del 1972. Laddove Spielberg con Munich guarda alla vendetta, Fehlbaum con September 5 guarda alla speranza e così alla globale perdita dell’innocenza, che un programma televisivo è stato capace di generare. Alla cronaca sopravvive il dolore, fa male, eppure è necessario.

 

Titolo originale: September 5
Regia: Tim Fehlbaum
Interpreti: Peter Sarsgaard, John Magaro, Ben Chaplin, Leonie Benesch, Zinedine Soualem, Georgina Rich, Corey Johnson, Marcus Rutherford, Daniel Adeosun, Benjamin Walker, Rony Herman
Distribuzione: Eagle Pictures
Durata: 95’
Origine: Germania, USA 2024

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
4
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Il voto dei lettori
3.13 (8 voti)

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