SERIE TV – "Banshee", di David Schickler e Jonathan Tropper
Ideato dalla coppia di scrittori newyorkesi e “orchestrato” dal produttore Alan Ball, Banshee è un serial brutto, sporco e cattivo, emblema di una certa televisione commerciale, che entrando nel mondo della serialità non rinnega i propri elementi caratterizzanti e si vanta, orgogliosamente e con successo, del suo essere prodotto di serie B

Ideato dalla coppia di scrittori newyorkesi David Schickler e Jonathan Tropper (al loro esordio assoluto alla sceneggiatura) e “orchestrato” dalla mente creatività del produttore Alan Ball (già “padre” di True Blood e premio Oscar per lo script di American Beauty), Banshee è l’emblema di una certa televisione, estremamente commerciale, che entrando nel mondo della serialità televisiva non rinnega i propri elementi caratterizzanti. Il prodotto made in Cinemax (il canale che ha prodotto la serie) è, infatti, intriso di una dose esagerata di violenza, nudi integrali e sesso esplicito che ben indirizza verso un determinato pubblico (maschile, adulto e poco interessato a sviluppi psicologici o trame complicate). La spietata sincerità di Banshee, che, forse, nel contesto del panorama televisivo odierno, lo rende un lavoro orgogliosamente di serie B, è la chiave del suo successo. Banshee è un serial sanamente brutto, sporco e cattivo, dove s’indulge, quasi sempre con ricchezza di particolari, in scene sempre difficili da digerire (la rissa in carcere è uno dei tantissimi momenti in cui l’acceleratore viene premuto al massimo), ma dove, alla fine, tutto è retto dalla decisa e intelligente capacità di scrittura dei suoi due autori. Schickler e Tropper, non vogliono mettersi allo stesso livello dei primi della classe (The Wire o I Soprano per fare alcuni nomi) e auto-compiacersi, senza averne le capacità, in trame che si accartocciano su se stesse e in eccessivi e complicati sub plot, piuttosto puntano alla massima semplicità. A loro basta uno scorretto anti-eroe, sempre pronto a fare e a farsi del male e dialoghi immediati e rudi che funzionano alla grande (come degli Steven E. Souza e Shane Black, alle prime armi e senza grazia). Rifacendosi a un bagaglio action più legato a Chuck Norris o Steven Seagal (senza però alcun rating da rispettare) che a Stallone, gli autori inserisco la propria creatura nella scia di un determinato cinema di intrattenimento, e di divertimento, che pur gonfio di infantile primitività riconcilia.