SERIE TV – Romanzo Criminale 2: dall'epica alla tragedia

Dandi davanti alla tomba di Libanese - Romanzo Criminale 2
Nell'epilogo della serie è in atto uno spostamento dall'universo epico alla tragedia classica, che si manifesta con il respiro cupo e solenne impresso agli eventi. Le
gesta del vecchio leader sono già leggenda e costituiscono l’orizzonte mitico con cui i nuovi anti-eroi sono chiamati a confrontarsi, seguendo loro malgrado il proprio destino. È soprattutto questa qualità del tragico, concentrata attorno al conflitto tra predestinazione e libero arbitrio, a permeare Romanzo criminale 2 di cui il Dandi appare la figura-chiave.

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Bufalo davanti alla bara di Libano - Romanzo criminale 2Il primo atto della nuova serie di Romanzo Criminale si chiude sul personaggio che diverrà il simbolo del declino della banda e al tempo stesso della nascita di un nuovo potere, meno baldanzoso ma più sottilmente inquietante: il Dandi.
Nella resa dei conti con l’assassino del Libanese, mentre il fedele Bufalo si butta nella mischia con la ferocia e la disperazione di un Tony Montana, Dandi resta immobile spettatore degli eventi e nella sua inazione si legge codardia ma soprattutto un innato istinto di sopravvivenza che ne fa a tutti gli effetti il camaleonte della banda, in grado di mutare pelle, vita, ambizioni e di diventare quel criminale scaltro e politico distante dal romanticismo epico del Libanese e dall’idealismo anarchico del Freddo.

Il sipario sulla scalata della Banda, dalle batterie di periferia alla presa di Roma, cala allora non tanto sulla morte puramente teatrale
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Libanese e Dandi - Romanzo criminale 2
del leader Libano quanto sullo sguardo ambiguo – non diretto ma riflesso da uno specchietto retrovisore – che Dandi volge verso colui che ha tradito due volte, la prima non confessandogli la colpa di averlo attirato nella trappola del Terribile, la seconda tremando nel momento decisivo della vendetta. Sollima e il suo mirabile team di sceneggiatori – Cesarano, Marchesini, Petronio e Valenti, sotto l’egida di De Cataldo – condensano in questi frammenti il potenziale tragico della nuova serie in cui Dandi è allo stesso tempo Claudio e Amleto, l’usurpatore e il principe tormentato dallo spettro del vecchio Re. Le apparizioni del Libanese ai suoi vecchi compagni, sebbene siano chiaramente un espediente per tenere sul set uno dei personaggi più amati dal pubblico – si inseriscono alla perfezione nello spostamento in atto nella serie dal film di genere alla tragedia classica che, in questi primi episodi di raccordo, più statici ed emotivi rispetto alle accelerazioni d’azione della prima stagione, manifesta in maniera ancor più evidente il respiro solenne impresso agli eventi.

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Sparatoria Bufalo e RicottaRomanzo criminale diventa un organismo vivente, capace di crescere e farsi adulto, mutando il proprio carattere dall’allegra ferocia che animava la riscossa dei bulli di borgata, ancora “ingenui” e rispettosi del proprio codice morale interno, alla cupezza di una maturità vissuta all’insegna del rimpianto e della disillusione. Il rito funebre con rigatoni cacio e pepe sulla bara del Libanese è persino ridondante nel suo simbolismo, nel ribadire come la Banda in quanto famiglia sia ormai morta, ma la solennità della retorica porta di nuovo l’attenzione sullo slittamento progressivo e inevitabile dall’epos iniziale alle forme tragiche del secondo atto.
Epos che nella serie sulla Banda della Magliana acquista inevitabilmente le forme del gangster movie, del noir, canalizzando così su questi generi intensamente cinematografici il carattere che G.K. Chesterton già attribuiva al giallo classico, vero "poema epico della vita moderna". Ma la distinzione più netta fra le due forme drammatiche sta soprattutto in una questione temporale che è però profondamente strutturale: l’epica è il racconto di gesta eroiche mediato dall’azione prima orale poi scritta, di un poeta; la tragedia si svolge nella contemporaneità dell’azione teatrale; una quindi è votata al passato, l’altra al lacerante dilemma del presente.
Dandi davanti alla tomba di Libanese - Romanzo Criminale 2
Romanzo Criminale opera tra le sue due parti lo stessa demarcazione, pur nel paradosso di un hic et nunc come quello regalato dalla macchina da presa. Eppure è proprio quello che avviene: le gesta del Libano sono già leggenda, costituiscono l’orizzonte mitico con cui gli eroi tragici della seconda parte sono chiamati a confrontarsi, lasciando emergere ognuno la propria personalità, ma seguendo comunque fatalmente il proprio destino. È soprattutto questa qualità del tragico, concentrata attorno al conflitto tra predestinazione e libero arbitrio, a permeare Romanzo criminale 2 e a sancirne la distanza dal modello epico della prima serie.
Inevitabilmente la statura dei personaggi si amplifica: ne aumenta la consapevolezza della propria sventura accanto a quella, spesso sgradevole, della propria essenza. Il secondo atto si apre quindi su uno sguardo insostenibile, quello rivolto verso di sé, sollecitato dallo spettro (altro carattere della tragedia sta proprio nella possibilità di introdurre l’elemento fantastico) di un passato epico a cui è impossibile aspirare. Uno spettro che, pur recitando a tratti gli avvertimenti del Coro, sta ormai a guardare come gli dèi.
dandi allo specchio - Romanzo Criminale 2D’altronde proprio con termini tragici De Cataldo introduce il secondo atto del suo romanzo: Ybris, dike, oikos: la superbia, la giustizia divina e la famiglia. La serie porta a compimento l’elemento tragico programmaticamente elaborato dalla pagina scritta: lo fa seguendo le tre schegge impazzite nella propria reazione al dolore: quella passionale del Bufalo, che lascia scie di sangue per Roma e ruba la bara del suo amico sulle note della hit di Bonnie Tyler, perché la sofferenza per la morte di Libano è per lui una totale eclissi del cuore. Quella sovversiva di Freddo, sempre più bandito solitario, il “the wild one” che apre alle suggestioni del cinema americano. E quella di Dandi, che vede in Libano il condottiero che non può essere e ne rompe in mille pezzi l’immagine per rinascere imprenditore di se stesso, vanesio e corruttibile, qualificandosi in questo modo come vero antieroe del romanzo e soprattutto come la figura capace di traghettare l’orizzonte mitico del gangster movie in quello opaco della contemporaneità.
 
 
Trailer seconda stagione
 
 
Total Eclipse of the heart e rito funebre alla gricia
 
 
Confronto di Dandi con il fantasma di Libano
 
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