Seth MacFarlane mi è passato di mente


Lo slancio di MacFarlane è davvero quello di voler tenere in scacco i giorni, la memoria (come in Ted), sperando che distraendoci noi si possa far finta di non notare la turpe cospirazione contro la nostra vita. Ecce Homo. Un'eventuale difesa di MacFarlane potrebbe risultare alla fine non troppo lontana da quella pronunciata da Cecilia Gimenez“Chiunque ha messo piede nella chiesa mi ha visto dipingere, non ho fatto nulla per nascondermi”

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

La turpe cospirazione del bestiale Caliban e dei suoi accoliti
contro la mia vita, m’era passata di mente

Prendiamo un frammento di Family Guy, in Italia da sempre conosciuto come I Griffin. E’ uno sketch dal tipico procedimento di estenuante scardinamento del tempo comico su cui sono costruite le serie animate di MacFarlane, però è uno degli esempi più estremi e in un certo senso più rappresentativi. Peter Griffin ha perduto alcune dita della mano destra in maniera rocambolesca. Si lamenta dunque del fatto di non poter mai più utilizzare la mano per i divertimenti in solitudine a cui si concede solitamente quando la moglie è fuori casa. Parte l’immancabile flashback (anche se la definizione, nel contesto de I Griffin, è in realtà sostanzialmente errata, trattandosi più che altro di una sorta di visualizzazione mentale, di simulazione incarnata dall’evocazione): Lois, la moglie di Peter, esce chiudendosi alle spalle la porta della villetta dei Griffin. A questo punto l’uomo mette in atto una serie di accorgimenti per poter sfogliare indisturbato e in gran segreto una rivista porno: attiva con una chiave nascosta un ascensore dietro un finto armadio e scende in un lunghissimo, interminabile corridoio sotterraneo dall’aspetto fantascientifico, diviso da decine di portelli automatici che si aprono al suo passaggio, incrociando loculi di inservienti in cravatta e camicia che lo salutano cordialmente. La passeggiata di Peter spreca probabilmente quasi 5 minuti effettivi della puntata, che in tutto ha una durata fissa di 21'. Dopo aver camminato tanto, finalmente Peter può entrare in una stanza sigillata dove lo aspetta un numero di Playboy. Terminata la scenetta con una minima esclamazione di sorpresa del personaggio che apre la rivista, l'episodio può tornare al suo labile plot principale.

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

Davanti a una comicità che agisce scardinando così apertamente le aspettative e la frustrazione dello spettatore (e molto spesso anche degli stessi personaggi), una delle attenzioni che sono state poste meno in evidenza, in un panorama invece sempre più attento all'analisi dei cartoni animati e delle produzioni televisive del genere, è quella sul tempo e sul lavoro che vengono consapevolmente sprecati per queste sacche di (non)senso. Quanti animatori, disegnatori, storyboarder, hanno chinato la testa sul foglio o sul pc per realizzare una sequenza che non serve a nulla? In ogni istante di questa incommensurabile dispersione che MacFarlane mette in atto con ognuna delle sue digressioni senza alcuna direzione, funzionalità, o appiglio, si esplicita la portata rivoluzionaria del suo gesto. Quella di costringerci (noi, i suoi spettatori, le sue creature, ma anche appunto i suoi collaboratori, i suoi produttori…) a perdere tempo.
Scrive bene Francesca Bea sul lucidissimo Ted: MacFarlane sa bene quanto la televisione, e adesso anche il cinema, siano delle meravigliose perdite di tempo coscienti, ore preziose trafugate alla funzionalità della nostra esistenza. Nel dilatare la percezione dell'assoluta inutilità di quanto vediamo depurandolo da ogni causalità e frontalità, diremmo di ogni ontologia, rendendo anzi vertiginosamente collaterale l'intero suo corpus artistico, come lo spin off di Family Guy, The Cleveland Show, che in realtà ne rappresenta una nuova estensione, portandone avanti il gioco del tirarla per le lunghe (cosa? la speranza che possa esserci un senso? l'apparenza che questo possa servire a nasconderlo o rivelarlo?), MacFarlane dà subito e tranquillamente ragione a chi, in un'annosa diatriba mai sedata, lamentava che non servissero I Griffin dopo che Groening ci aveva già donato I Simpson (“serve” magari un po' di più American Dad, la creatura di MacFarlane più apertamente satirica e infatti la meno interessante).

E' vero (per fortuna), com'è vero che di questo provocatore dai mille talenti (oltre a scrivere e realizzare cartoni è in grado di doppiare una decina di personaggi nella stessa serie), classe 1973, alla fine l'aspetto meno eclatante sia proprio lo sboccato senso per la dissacrazione, l'amore per l'umorismo scorretto e “basso” nel tentativo anche un po' spaccone di épater.
In realtà, la genialità di MacFarlane è invece tutta nella sua impunità, nell'essersi riuscito a infiltrare nel sistema della produzione culturale americana (a livelli altissimi, i suoi cartoni sono prodotti dalla Fox) per farsi finanziare gli inconcludenti giri a vuoto dei suoi personaggi. Nell'aver piegato il sistema produttivo e dei consumi all'assoluta evanescenza delle sue creature (si veda ad esempio la sfrenata Cavalcade of cartoon comedy, dove MacFarlane sfoga in miniepisodi di un paio di minuti l'uno, distribuiti sul web, tutta la sua passione per un demenziale blasfemo e volgarissimo, e che sono un progetto sponsorizzato da una istituzione per famiglie come Burger King). Nel non averci detto nulla pur avendo la possibilità e la cassa di risonanza per farlo, o forse nell'avere un sacco di cose da dire ma nel non ricordarsele in questo istante, come i Ramones.

Lo slancio di MacFarlane è allora davvero quello di voler tenere in scacco i giorni, la memoria (di nuovo Ted), sperando che distraendoci noi si possa far finta di non notare la turpe cospirazione del bestiale Caliban e dei suoi accoliti contro la nostra vita. Ecce Homo. Un'eventuale difesa di MacFarlane potrebbe risultare alla fine non troppo lontana da quella pronunciata da Cecilia Gimenez dopo che il mondo intero si è reso conto dello scempio attuato sull'opera di Elias Garcia Martinez esposta al Santuario della Misericordia di Borja: “Chiunque ha messo piede nella chiesa mi ha visto dipingere. L’ho fatto solo perché me lo ha chiesto il parroco. D’altronde in tanti mi hanno visto dipingere, non ho fatto nulla per nascondermi”. Quella di Seth MacFarlane è una purissima, vertiginosa arte della distrazione. Avevo qualcosa da dire, ma mi è passata di mente.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative


    Array