Sex, di Dag Johan Haugerud
Parte da Éric Rohmer per approdare al pensiero bergmaniano. Caratterizzato da dialoghi chirurgici e da toni umoristici e surreali, è un gran film con uno splendido finale.

Un film parlato. Di forte matrice letteraria. Sex, con Dreams (Orso d’oro alla 75° Berlinale) e Love (Presentato alla 81° Mostra del Cinema di Venezia), fa parte di una trilogia che ha al centro i rapporti umani. Paradossalmente non è il sesso il motivo dominante, ma il genere e l’identità sessuale, la differenza tra sfera pubblica e sfera sociale.
Dag Johan Haugerud parte da Éric Rohmer (il regista norvegese si è laureato in Storia del Cinema a Stoccolma con una tesi sul maestro francese), attraversa l’umorismo di Roy Andersson e la staticità surreale di Aki Kaurismäki per approdare a profondità bergmaniane di pensiero.
Ad Oslo due spazzacamini si fanno delle confidenze intime: Sweeper (Jan Gunnar Røise) si lascia sedurre da un cliente e dichiara che l’esperienza omosessuale è stata “sensazionale”. Supervisor (Thorbjørn Harr) ha sogni ricorrenti in cui David Bowie (ma potrebbe essere Dio o uno degli ABBA) lo guarda come una donna e lui ne rimane lusingato. Questa doppia confessione filmata in un lunghissimo piano sequenza è la base della costruzione teorica sulla crisi della mascolinità e sulla fragilità identitaria sessuale, spesso vittima di luoghi comuni e pregiudizi. Sweeper non viene compreso dalla moglie e il suo matrimonio va in crisi. Supervisor ha una progressiva mutazione di personalità che viene psicosomatizzata in tre organi: la lingua che si tende, la voce che cambia tono, la pelle che desquama. L’aprirsi alla libertà di scelta per assecondare il principio del piacere comporta una mutazione corporea. L’abbandonarsi al desiderio ed essere allo stesso tempo desiderati (“nessuno mi aveva mai guardato così”) scatena una reazione a catena che mette a soqquadro tutte le certezze di una vita piccolo borghese incasellata su binari preordinati. Il fatto che Supervisor sia un cristiano osservante e Sweeper un ateo non cambia la sostanza delle cose: non si sfugge alla propria natura.
Dag Johan Haugerud costruisce dialoghi chirurgici in cui le parole sono bisturi affilati. Se dimentichiamo le basi fondamentali di convivenza civile è facile scivolare negli inevitabili totalitarismi e fascismi che nascono nella sfera sociale, negando la individualità e conformandosi alle regole del gregge (viene citata appropriatamente Hanna Arendt). Dialoghi di forte impronta psicoanalitica si alternano a intermezzi in cui osserviamo le case popolari di Oslo, il traffico per le strade, le gru dei palazzi in costruzione, il municipio. Ogni tanto da lontano proviene un suono di campane. Il lavoro di spazzacamino consente uno sguardo nuovo, dall’alto, senza alcuna condanna morale o intolleranza. Le musiche di Peder Capjon Kjellesby (ispirate da Taxi Driver) spaziano tra il jazz, la musica sacra e la dance anni ’80 con il magnifico flicorno di Lyder Ovreas Røed. Fantastico finale in cui il flusso di parole si disperde in un ballo liberatorio con una nuova veste e una lucida consapevolezza sulla propria identità di genere. “Fredstanker” in norvegese significa “pensieri di pace” ed è il titolo del brano musicale conclusivo: un indizio per interpretare i destini incrociati dei due protagonisti, in lotta con sé stessi e con il mondo.
Fotografato con splendidi lenti panoramiche da Cecilie Semec, Sex è un film anarchico che insinua il sospetto che l’eterosessualità sia un concetto proteiforme perché modificato spesso da norme e convenzioni sociali. La possibilità di un cambiamento di genere è causa di perturbamento di una società repressiva che usa le armi politiche e religiose per annientare l’individuo. Il sesso in questo caso è solo l’epifenomeno di un discorso che non riguarda la morale o la fedeltà, ma riflette in maniera profonda la necessità di una libera scelta in campo di identità sessuale. Più che un film, una lezione di civiltà.
Titolo originale: id.
Regia: Dag Johan Haugerud
Interpreti: Thorbjørn Harr, Jan Gunnar Røise, Siri Forberg, Birgitte Larsen, Anne Marie Ottersen, Lars Jacob Holm, Helle Vaagland, Theo Dahl, Nasrin Khusrawi, Siri Jøntvedt
Distribuzione: Wanted Cinema
Durata: 118′
Origine: Norvegia, 2024