Shakespeare in Love, di John Madden

7 Oscar su 13 nomination, una macchina perfetta costruita a tavolino dalla Miramax e dove la furbizia diventa il suo valore aggiunto. Su Prime Video

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La macchina degli Oscar, costruita a tavolino dalla Miramax, ha trovato alla fine degli anni ’90 una delle sua sintesi più perfette in Shakespeare in Love. È un meccanismo ad orologeria, dove si fondono scena della rappresentazione e il pubblico che ci assiste facendo creando così un celaboratissimo esempio di ‘teatro nel teatro’, invenzione letteraria e biografia.

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A Londra nell’estate del 1593, William Shakespeare è in crisi creativa; non riesce infatti a cominciare la sua nuova opera Romeo e Ethel, la figlia del pirata (che diventerà poi Romeo e Giulietta) ma poi trova l’ispirazione dopo che ha conosciuto lady Viola De Lesseps; la ragazza, appassionata di teatro, si presenta al drammaturgo in abiti maschili, con il nome di Thomas Kent. Dopo che Shakespeare scopre la sua vera identità, tra i due è amore a prima vista. Ma lei è destinata a sposare Lord Wessex.

La genesi di Romeo e Giulietta prende forma sotto gli occhi dello spettatore. Madden, rispetto al film di Luhrmann di due anni prima, non rischia nulla. Fonde la commedia British con Laurence Olivier, cerca l’euforia di uno dei migliori Branagh (Molto rumore per nulla) mescolandola a un tormento da scrittore/detective noir. Il regista, affidandosi allo script di Marc Norman e Tom Stoppard, ha uno sguardo divertito e distante. C’è la macchina Miramax che pensa a tutto. Ci sono inseguimenti e fughe degne di un coloratissimo film cappa e spada della Hollywood classica a cominciare da quella di Shakespeare in strada alla ricerca di lady Viola a quella dal palazzo. L’allegria deve essere contagiosa, il divertimento assicurato. I protagonisti recitano declamando spacciando per spontaneità il loro artificio. Fiennes è tormentato come uno scrittore dei fratelli Coen, la Paltrow si mette la maschera di Katharine Hepburn esibendo la spregiudicatezza del suo personaggio. Il vero burattinaio è pero Judi Dench nei panni di Elisabetta I, metamorfosi dalla regina Vittoria del precedente film di Madden, La mia regina. Quando decide di passare in mezzo alla pozzangera prima di salire in carrozza e Shakespeare scrive La 12° notte, il film è già finito.

La Miramax porta a casa il massimo risultato con 7 Oscar su 13 nomination: film, sceneggiatura originale, attrice protagonista (Gwyneth Paltrow), non protagonista (Judi Dench), scenografia (Martin Childs e Jill Quertier), costumi (Sandy Powell), colonna sonora per commedia (Stephen Warbeck). Una festa dove non resta praticamente nulla una volta che si sono spente le luci. Shakespeare in Love è un cinema che non tradisce e non crea. Resta impassibile. Forse è l’esaltazione del vuoto. La furbizia (anche dichiarata) diventa il suo valore aggiunto.

 

Titolo originale: id.
Regia: John Madden
Interpreti: Gwyneth Paltrow, Joseph Fiennes, Geoffrey Rush, Judi Dench, Colin Firth, Ben Affleck, Tom Wilkinson, Simon Callow, Rupert Everett
Durata: 123′
Origine: USA, 1998
Genere: commedia

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.2

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
3.38 (13 voti)
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