Shazam! Furia degli Dei, di David F. Sandberg

Riesce quasi a mettere in crisi le dinamiche del cinecomic ma è incostante, arrendevole. E allora tutto si risolve in un capriccio, quello di un cinema che non accetta la sua fine.

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Sei solo un bambino che prova ad interpretare il ruolo di un adulto! dice ad un certo punto la dea Esperida (Helen Mirren) al giovane Billy Batson, o meglio, al suo alter ego Shazam e, fuori dallo spazio narrativo, ci sembra il segno di una bella conferma. In un momento storico in cui il sistema cinecomic viene confermato, espanso, reso materia giocosa o addirittura letto come strumento politico, Shazam! Furia degli Dei pare essere l’unico spazio pop che voglia portare avanti una seria decostruzione di quest’immaginario, delle sue componenti, dei suoi personaggi. Lo raccontavano già bene certe inedite svolte introspettive del capitolo precedente ma questo sequel alza evidentemente l’asticella in questo senso: Shazam cerca ad esempio fin da subito il conforto di uno psicologo a cui confessa di non meritare davvero dei poteri che, fino a quel momento, per la sua imperizia gli hanno arrecato solo problemi.

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Sandberg pare intuire il fascino di questa lettura, a tal punto da voler giocare coi piani narrativi. Così tutto Shazam! Furia degli Dei pare ancora una comedy formativa dal feeling 80s ma stavolta ben più chiaroscurale, con il giovane Billy che ha paura di essere abbandonato anche dai suoi fratelli, eroi loro malgrado, sempre più svogliati e sullo sfondo il college. il lavoro, il mondo vero che incombono sulla sua quotidianità da vigilante, ma anche l’ingresso nella maggiore età che manda in mille pezzi il sogno eroico del protagonista. Così l’attacco delle figlie di Atlante, pronte a mettere a ferro e fuoco la Terra per impadronirsi di un artefatto che potrebbe far rinascere il loro regno sembra proprio una provvidenziale deviazione scacciacrisi da family drama, l’imprevisto che fa buon gioco a Billy, che riunisce verso un unico obiettivo lui e i suoi fratelli.

Ma Sandberg è davvero convinto della sua linea?

In realtà quasi subito il suo passo pare malfermo. Appena può, piuttosto che tenere la barra dritta, continuando a ragionare sulle frizioni tra maturità, età adulta e supereroismo, svisa, cambia il focus del racconto, si sposta sul fratello di Billy, Freddy e si chiude negli spazi tradizionali della Rom Com.

Come il suo protagonista, La furia degli dei pare non voler mai maturare, come per capriccio. O forse il problema è nello script, scritto sempre da Harry Gayden a cui stavolta si aggiunge però anche Chris Morgan, sceneggiatore centrale del blockbuster contemporaneo, lo stesso della saga di Fast & Furious. Così il film vira verso i lidi del cinema massimalista e lascia sottotraccia molte delle affascinanti intuizioni a cui prima si accennava. Quel meccanismo che fino ad un’inquadratura prima sembrava sul punto di finire in mille pezzi continua dunque a girare, costi quel che costi, complice anche un Sandberg indubbiamente affascinato dalle potenzialità blockbuster del suo cinema.

Poco conta se lo script rischia di fraintendere i suoi personaggi ed il suo sguardo, poco importa se il suo è un immaginario di micromovimenti, che non riesce a reggere il peso di quella sintassi, come dimostra bene il suo lavoro sul prologo.

Ci sarebbe tutto un clamoroso cinecomic quasi asincrono, al di sotto dello script di Gayden e Morgan, uno spazio in cui le dinamiche di un intero genere vanno in crisi senza appello, i villain sembrano conoscere le regole del gioco, gli spazi, prima e molto meglio degli eroi, adolescenti costretti ad arrancare, a ricorrere alle wiki, a Google per capire cosa fare, ma Sandberg sembra coglierne i contorni solo a tratti. Appena li sfiora si distrae, attratto da un ultimo atto che pare il suo tributo agli Argonauti di Harryhausen ma che al contempo disperde molte delle linee di quel cinema avventuroso, à la Donner, che in realtà avevano funzionato così bene nel capitolo precedente.

Eppure è indubbio che, improvvisamente, Shazam! Furia degli Dei abbia un sussulto. Quando Sandberg, forse non a caso, sposta lo scontro finale in uno spazio chiuso, controllabile, la regia trova la sua misura in un epilogo certo tardivo nelle intenzioni, frettoloso ma risoluto, coraggiosissimo nel modo in cui riporta violentemente in primo piano le traiettorie di quella crisi dell’eroe e di quell’ingresso nell’età adulta che hanno percorso il film fino a quel momento. Ma giusto un attimo prima che il suo mondo vada in mille pezzi Sandberg si tira indietro e tutto rimane com’è.

È, in fondo, l’ennesimo capriccio, quello di un cinema per cui non esiste veramente una fine, tutto, a qualsiasi costo, deve continuare, reiterarsi.

Titolo originale: Shazam! Fury Of The Gods
Regia: David F. Sandberg
Interpreti: Zachary Levi, Lucy Liu, Helen Mirren, Rachel Zegler, Adam Brody, Ross Butler, Djimon Hounsou, Meagan Good, Asher Angel, Jack Dylan Grazer
Distribuzione: Warner Bros. Pictures
Durata: 130′
Origine: USA, 2023

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
2.7
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Il voto dei lettori
4 (2 voti)
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