"Shelter – Identità paranormali", di Mans Marlind e Bjorn Stein

Shelter Identità Paranormali Julianne Moore Jonathan Rhys MeyersDa thriller psicologico a horror a tinte forti di matrice satanica, con qualche concessione alla ghost-story: Shelter si aggira pavidamente tra morti e sentimento di vendetta, tra perdita e smarrimento, ma nel suo insieme si riduce a una confezione che non riesce a farsi carico di una visione globale delle cose e dove tutto è talmente derivativo che, senza una forte idea di base, se ne scivola via dalla memoria senza lasciare tracce

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Shelter Identità Paranormali Julianne Moore Jonathan Rhys MeyersCome Jonas Akerlund e Mikael Hafstrom prima di loro (solo per fare due tra i nomi più famosi), la coppia di registi svedesi Mans Marlind e Bjorn Stein esordisce a Hollywood proprio nel momento in cui il cinema thriller/horror scandinavo esce dai propri confini e dimostra un’invidiabile statuto di ottima salute (ma tranne pochissime eccezioni, in Italia non si è ancora visto nulla): inevitabile perciò l’espatrio di uno sguardo e di una visione, nella disperata ricerca di identità anche oltreoceano. Con Shelter, Marlind & Stein partono dalle coordinate del thriller psicologico per approdare man mano nei territori più crudi dell’horror puro a sfondo satanico: tutto comincia con la duplice personalità di Adam/Jonathan Rhys-Meyers, che diventa triplice, che diventa quadruplice, fino a quando diventa chiaro che sotto si nasconde lo zampino di qualcosa di ben più grande. Quarant’anni di cinema satanico-esorcistico (diciamo da Rosemary’s baby in poi) sembrano non essere abbastanza per lo script di Michael Cooney (Identità), che dopo vari cambi di registro accumula clichè a ripetizione e colpi di scena uno di seguito all’altro: nel tentativo di aggiungere colore alle vicende narrate, la macchina da presa del duo svedese prova a inventarsi quello che può (entra negli specchi e vi ridisegna dentro lo spazio, accenna vaghi piano sequenza), ma è solamente lo sfoggio di una tecnica tanto blanda quanto vuota; Shelter si aggira pavidamente tra morti e sentimento di vendetta, tra perdita e smarrimento, ma nel suo insieme si riduce a una confezione che non riesce a farsi carico di una visione globale delle cose e dove tutto è talmente derivativo che, senza una forte idea di base, se ne scivola via dalla memoria senza lasciare tracce. E quando si accenna alla ghost-story nelle campagne della provincia (con il “solito” ritrovamento di un filmato d’epoca esplicativo), il film sembra quasi omaggiare le atmosfere dei racconti fantastici di Ambrose Bierce, ma è solo un attimo, una piccola scintilla di ispirazione in un prodotto altrimenti bolso, perennemente attraversato da una Julianne Moore sempre bellissima e sempre bravissima, ma che davvero vorremmo vedere sfruttata in maniera migliore.

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Titolo originale: Shelter
Regia: Mans Marlind e Bjorn Stein
Interpreti: Jonathan Rhys Meyers, Julianne Moore, Brooklynn Proulx, Frances Conroy, Jeffrey DeMunn, Nathan Corddry, Brian Anthony Wilson, Steven Rishard
Distribuzione: Moviemax
Durata: 112’
Origine: USA, 2010

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