"Shiner" di John Irvin

Shiner non è un diamante, ma una volgare patacca, un lustrino demodé appuntato su una giacca logora che non basta a proteggere dal "freddo" infernale un mondo affamato e malfamato.

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"Hanno comprato mio figlio!" è la convinzione che sostiene Billy Simpson detto "Shiner" (diamante), un' ossessione che non ammette smentita. Lo scacco che subisce Shiner (Michael Caine) non risiede nell'incapacità di svelare chi ha comprato il figlio (ucciso dopo aver perso un incontro di boxe), quanto nel non voler rendersi conto che è stato egli stesso a metterlo in vendita, come punto di svolta nella sua carriera di organizzatore di incontri.
La concezione morale di Shiner guarda alla mercificazione come criterio regolatore dei rapporti umani. La vita nei bassifondi londinesi non ha il valore di una concreta e distinta individualità: non ci sono eroi, ma vincenti (o meglio sopraffatori), non c'è l'onore (si arriva a minacciare con la pistola la pancia di una donna gravida) ma il successo (ovvero l'onore tributato dai mass media). Un universo di relatività che nemmeno Einstein saprebbe descrivere bene come l'azzurro degli occhi di Michael Caine, sguardo che ha visto l'inferno, lo ha attraversato assorbendolo e lo ha proiettato nello sguardo altrui. Il terrore è l'unica cifra empatica che Shiner sia in grado di trasmettere in chi lo circonda, ma è un terrore che negli avversari si mescola al disgusto per il suo essere così pacchiano, così gigione, mentre assume le tinte della tenerezza e della compassione in chi gli rimane accanto fino all'ultimo come la figlia Ruth (Claire Rushbrook, già ragazza difficile in "Segreti e Bugie") e lo scagnozzo Stoney (Frank Harper), testimone discreto del fallimento e dell'ingenuità del boss.
Shiner non è un diamante, scopriamo poco a poco, ma una volgare patacca, un lustrino demodé appuntato su una giacca logora che non basta a proteggere dal "freddo" infernale un mondo affamato e malfamato. L'artrite che tormenta le sue mani in maniera tragicomica è la migliore metafora della sua incapacità a tenere stretti in pugno i destini di quanti lo circondano, non da ultima la sua stessa sorte, affidata ad un velleitario istinto vendicativo. Un mafioso di mezza tacca, soltanto un perdente? Forse, ma i vestiti insozzati del sangue filiale, che Shiner indossa come perpetuo memento dei suoi errori, grondano una dignità che non si lascia mettere al tappeto.
Regia: John Irvin
Sceneggiatura: Scott Cherry
Fotografia: Mike Molloy
Montaggio: Ian Crafford
Musica: Paul Grabowsky
Scenografia: Austen Spriggs
Costumi: Stephanie Collie
Interpreti: Michael Caine (Billy "Shiner" Simpson), Martin Landau (Frank Speeding), Frances Barber (Georgie), Claire Rushbrook (Ruth), Frank Harper (Stoney), Matthew Marsden (Eddie Simpson).
Produzione: Geoff Reeve
Distribuzione: Fandango
Durata: 98'
Origine: Gran Bretagna, 2000

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