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In bilico tra delicata commedia neoromantica, sentimentalismo sempre al limite dell’eccessiva romanticheria e leggere riflessioni sul senso dell’amore incanalate in frammenti di vita vissuta, Shopgirl è un interessante, anche se non completamente riuscito, esempio di come la commedia americana stia cercando una strada alternativa alle codifiche che negli ultimi anni hanno mummificato la sua struttura fino a renderla un prodotto spesso piatto e mancante di originalità. Tratto dal libro omonimo scritto dall’attore Dean Martin, impegnato da tempo nella scrittura anche con collaborazioni settimanali con il periodico “New Yorker”, qui nelle vesti anche di attore, sceneggiatore e produttore, Shopgirl vede protagonista una giovane ragazza partita dal freddo Vermont ed approdata nelle frenetiche attività commerciali di Los Angeles. Mirabelle, interpretata dalla bellezza melanconica e poco costruita di Claire Danes e dalla sua bravura già apprezzata in molte sue precedenti pellicole, lavora come sospesa in un ovattato limbo nel reparto guanti dell’elegante “Saks” a Beverly Hills districando le sue giornate lavorative tra i sempre più esigui clienti e l’osservazione delle dinamiche mercenarie che spesso non si limitano solo al rapporto tra il venditore e il compratore. Tra solitari spostamenti in macchina attraverso una città che si muove in maniera centripeta affinché tutto resti il più possibile uguale a se stesso e gli occasionali impulsi artistici della protagonista, la vita di Mirabelle procede costante fin quando la sua vita sentimentale non viene scossa dall’incontro di due uomini diversi ma, forse, complementari: il giovane scapestrato, adolescenziale e stralunato Jeremy (Jason Schwartzman, nipote di Francis Ford Coppola e cugino di Nicolas Cage, interprete anche del poco conosciuto Rushmore per la regia di Wes Anderson) e il più maturo e facoltoso uomo d’affari Ray, brizzolato ed elegante dirigente in cerca di un’amante poco intrusiva.

I tre personaggi si cercano e si respingono rispettivamente, come satelliti che hanno perso le coordinate, in un continuo bisogno di ricerca d’affetto e conservazione della propria autonomia e si muovono in ampi spazi disegnati con gli sfumati colori della solitudine, sia che si tratti di una casa con arredamento di design sulle colline o di un camper che sfreccia in mezzo al deserto. Il regista Anand Tucker, sua ultima fatica Hilary and Jackie, dimostra di possedere buoni mezzi per trasportare lo spettatore in un universo rarefatto, ma pregnante dove la paura di abbandonarsi completamente all’altro non lenisce il dolore che si prova al momento del distacco. Qualche musica orchestrata di troppo e qualche ralenti marcatamente pronunciato e prolungato contribuiscono a spezzare il feeling creatosi e a ricordarci quanto la tematica amorosa al cinema rimanga comunque una delle più difficili da trattare.

Titolo Originale: id.

Regia: Anand Tucker

Interpreti: Steve Martin, Claire Danes, Jason Schwartzmann, Anne Marie Howard, Gina Doctor, Shane Edelman

Distribuzione: Medusa

Durata: 103’

Origine: Usa, 2004

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