ShorTS IFF 2020 – Los Fantasmas, di Sebastián Lojo

Con Città di Guatemala sullo sfondo seguiamo il giovane Koki in una parabola discendente mentre il nostro sguardo viene segretamente guidato dal regista in modo quasi voyeuristico. Oggi in anteprima

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Dopo essere stato presentato all’International Film Festival Rotterdam e al Cartagena Film Festival, arriva in anteprima italiana online nella sezione Nuove Impronte dello ShorTS di Trieste  l’opera prima del regista guatemalteco Sebastián Lojo, Los Fantasmas.

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Con uno stile che insegue lo stile osservazionale del documentario, il film racconta la storia di Koki, giovane ragazzo padre che si mantiene collaborando con Carlos, receptionist d’albergo e campione di MMA (Mixed Martial Arts). Di giorno Koki fa da guida a gruppi di turisti alloggiati all’hotel, di notte seduce gli uomini e li porta all’albergo di Carlos dividendo con lui i guadagni. La sua vita si ripete monotona senza una prospettiva di miglioramento, finché uno spiacevole incidente farà sì che Carlos lo sostituisca con un ragazzo più giovane, portandolo a riflettere sulla propria vita.

La precedente esperienza del regista come direttore della fotografia (Come Down, 2018) è evidente in questo film, caratterizzato da chiaroscuri netti e marcati e colori caldi e vibranti nelle scene notturne poste in forte contrasto con la luminosità delle sequenze diurne, nelle quali i colori diventano più freddi, quasi edulcorati risucchiando la “normalità” della vita del protagonista in una sorta di atmosfera bidimensionale.

Mentre sullo sfondo Città di Guatemala si muove secondo un dualismo di normalità (la ragazza di Koki che lavora in un negozio di vestiti, Koki al parco col figlio piccolo) e criminalità (i locali notturni, la prostituzione), il protagonista, inizialmente sempre sorridente e allegro, sembra venire inghiottito lentamente dall’oscurità, trovandosi sempre più in bilico tra ciò che vorrebbe fosse la sua vita e ciò che deve fare per vivere.

Non solo Koki, che si lascia trasportare come una zattera senza timone nel fiume della sua routine, ma tutti personaggi sono “fantasmi”, che abitano questo luogo sospeso tra luce e ombra, dove apparentemente ognuno è solo la rotella di un ingranaggio che può essere facilmente sostituita quando si rompe, in modo che il motore continui a girare anche senza di lui.

E quasi come un fantasma anche Lojo segue le vicende guardandole da lontano, avvicinandosi solo in rari primi piani che colgono l’insicurezza o la delusione sul volto del protagonista, e restando quasi in disparte per quasi l’intera durata del film, come un osservatore che usa la macchina da presa in modo statico per catturare una realtà invisibile agli occhi della società, ma allo stesso tempo impossibile da nascondere.

A rendere ancora più marcata la scelta di una fiction ammantata da stile documentaristico, la colonna sonora: solo nel momento di svolta finale la musica, per la prima volta e in modo evidentemente extra-diegetico, esplode sulla carrellata veloce, seguita da una una panoramica altrettanto rapida nel suo scorrere sul paesaggio, trasmettendo allo spettatore un senso di allontanamento, quasi di fuga, da ciò che gli è stato mostrato fino a quel momento.
Questo salto dalla staticità al movimento, dalla “realtà” alla finzione cinematografica, non è solo un cambio “tecnico”, ma anche contenutistico: è nel cuore della notte, attraversando un mare tempestoso, che Koki può finalmente lasciarsi alle spalle l’oscurità di Città di Guatemala e ambire a ciò che una luminosa nuova alba può portare con sé.

 

Titolo originale: id.
Regia: Sebastián Lojo
Interpreti: Marvin Navas, Carlos Morales El Punisher, Daniela Castillo
Durata: 76′
Origine: Guatemala/Argentina, 2020

La valutazione del film di Sentieri Selvaggi
3.8

Il voto al film è a cura di Simone Emiliani

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Il voto dei lettori
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