Si è concluso il processo a P. Diddy
La giuria ha assolto il rapper e produttore statunitense dai tre (su cinque) capi d’accusa più gravi, legati alla tratta di esseri umani per fini sessuali e alla criminalità organizzata

Dopo quasi due mesi, il processo contro il rapper e produttore statunitense P. Diddy si è concluso con un verdetto perlopiù “favorevole” nei confronti dell’imputato. Dei cinque capi d’accusa, infatti, Sean “Diddy” Combs è stato assolto dai tre più gravi: uno legato alla tratta di esseri umani a fine sessuale, e due in cui era accusato di essere a capo di un’organizzazione criminale dedita allo sfruttamento sessuale.
Combs si trovava sotto procedimento penale dal 12 maggio scorso, dopo che due ex fidanzate, Cassandra Ventura e una donna tutt’ora anonima, lo avevano denunciato di averle costrette ad avere rapporti sessuali con uomini pagati durante le feste – soprannominati “Freaks Off” – che il rapper organizzava nelle sue case (da cui derivano anche le accuse di associazione a delinquere). Ventura, in particolare, è stata la testimone chiave dei procuratori, e durante il processo è stato mostrato un video di una telecamera di sorveglianza che provava le violenze di Combs nei suoi confronti.
Se fosse stato ritenuto colpevole di uno solo di questi capi, Puff Daddy avrebbe rischiato il carcere a vita, dove già si trova dallo scorso settembre, dopo che il giudice Arun Subramanian aveva negato la proposta della difesa di pagare una cauzione di un milione. La giuria l’ha invece condannato “solo” per aver organizzato e agevolato il trasporto di sex worker per farli partecipare alle orge. Ognuno dei due capi d’accusa, comunque, prevede una pena massima di dieci anni di carcere, per cui Combs rischia ancora di essere condannato a vent’anni di prigione.