"Siamo abituati a gialli con conclusioni bonarie, ma in questo caso è stato mantenuto il finale negativo del romanzo." Incontro con Michele Soavi.

Tratto dall'omonimo romanzo di Massimo Carlotto, “Arrivederci amore, ciao” assume la forma del noir come metafora della realtà contemporanea. Ce ne parla il regista insieme all'autore ed ai protagonisti.

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Qual è il senso del romanzo?

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Massimo Carlotto: Con questo romanzo volevo raccontare la parte peggiore della mia generazione proponendo un personaggio che rappresenta una nuova figura di criminale. Quel criminale che intende a tutti i costi pulire la fedina penale per rimanere nella società con una immagine ricostruita di cittadino modello. Fa di tutto per raggiungere questo obiettivo. A quei tempi questo genere di personaggi erano degli idealisti senza una vera cognizione ideologica. Soprattutto spesso entravano a far parte di gruppi rivoluzionari perché si stava meglio lì che in famiglia. Voglio esprimere la mia assoluta soddisfazione sul film. Il senso del romanzo che volevo raccontare c'è completamente. Gli sceneggiatori hanno mantenuto tutto della mia storia rispettando temi e personaggi. Anche osservando dall'esterno le varie fasi di lavorazione ho avuto sempre la percezione dell'entusiasmo collettivo che dava forza al lavoro. Questo mi ha reso altrettanto entusiasta.


 


In che senso quindi parliamo di nuova figura criminale?


 


Michele Soavi: La formazione criminale del protagonista si amplifica proprio quando sceglie di voler essere un uomo normale. Si tratta di un criminale che non pagherà il conto con la giustizia e ci riuscirà perché è un uomo che vive in una società che non è alla ricerca del vero colpevole tantomeno della verità

E' stata faticosa la trasposizione cinematografica?


 


Michele Soavi: In effetti si è trattato di un lavoro molto duro e impegnativo. E' stato difficile come film perché siamo abituati a gialli con conclusioni bonarie, ma in questo caso è stato mantenuto il finale negativo del romanzo. L'amore qui non trionfa e non è l'amore a sistemare ogni cosa. Il protagonista è un tipo pronto a tutto, cinico ed anche sentimentale. Ma sceglierà il male per liberarsi del passato ed arrivare alla completa riabilitazione.


 


Alessio Boni  : Secondo me negli ultimi anni i fatti ci hanno portato ad essere molto prudenti. Quando ho letto il copione con la mia agente siamo rimasti annichiliti. Non conoscevo il romanzo e l'ho trovato un noir crudo: la superficie è la parte bella e sentimentale che copre però la vera essenza del personaggio, ossia il suo marcio interiore. Davanti alla società sarà una persona onesta, dentro di sé invece marcio peggio di prima. Interpretare un ruolo del genere è stato difficilissimo, ed all'inizio ero effettivamente molto titubante. Ma ciò che mi ha colpito e che mi ha spinto a proseguire nel progetto è stato l'amore che hanno verso la storia il regista, i produttori, gli sceneggiatori, tutti


 


Le parti comiche sono volute per mettere maggiormente in risalto le parti tragiche?


 


Michele Soavi: Sicuramente sono state volute per attenuare toni assai seri spesso presenti nella storia. Una buona dose di ironia ci stava bene, anche dell'autoironia, ma evitando di sfiorare la commedia.


 


Ma stiamo forse dando il meglio al cinema guardando i lati oscuri degli anni 70/80?


 


Michele Placido: Questo film è importante, mi aspetto una risposta positiva dal pubblico. C'è qualcosa che sta cambiando nella gente. Già l'ho visto con il mio film "Romanzo criminale". Al di là di bei film e bei romanzi basati sull'affettività, la storia è ben altra. La storia italiana è talmente ricca di fatti che noi li abbiamo anche dimenticati. Questo genere di film in qualche modo ci stimola a ricordarcene.

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