SQ2019 – Berlin Based, di Vincent Dieutre

Una poetica ricognizione sul passato, una ricerca del tempo perduto in cui ogni immagine dei luoghi berlinesi è madeleine per una serie di considerazioni socio-politiche ed esistenziali.

--------------------------------------------------------------
CORSO COMUNICAZIONE DIGITALE PER IL CINEMA DALL'11 APRILE

--------------------------------------------------------------

“Je continue comme j’ai commencé, pour la beauté du geste”

--------------------------------------------------------------
#SENTIERISELVAGGI21ST N.17: Cover Story THE BEAR

--------------------------------------------------------------

 

In anteprima nazionale è stata presentata alla nona edizione del Queer Film Fest  a Palermo, l’ultima fatica del regista francese Vincent Dieutre già autore di Bonne Nouvelle (2002), Jaures (vincitore del Teddy Award alla Berlinale 2012) e Orlando ferito (2013).

Berlin-Based (2019) è una poetica ricognizione sul passato, una ricerca del tempo perduto in cui ogni immagine dei luoghi berlinesi è madeleine per una serie di considerazioni socio-politiche ed esistenziali. Negli anni 2000 tantissimi artisti provenienti da tutta Europa hanno scelto proprio Berlino per iniziare la carriera o per provare una seconda opportunità. Vincent Dieutrie presenta in forma di intervista una serie di storie di pittori, letterati, musicisti che sono tutte legate tra loro dal medesimo mood esistenziale: la necessità di staccarsi da città opprimenti e ambienti claustrofobici per esplorare nuovi orizzonti in cui abbia spazio e tempo la creazione artistica. Nell’addentrarsi nei vari distretti berlinesi, da Mitte a Kreuzberg, da Prenlauer Berg a Neukolin, la macchina da presa di Dieutre si sofferma su angoli sconosciuti, su certe strade semi deserte, su periferie dai cieli aperti e dalle luci orizzontali che d’inverno trasformano i colori delle facciate dei palazzi. Il freddo delle stagioni invernali o la precarietà lavorativa che rendono difficili i primi passi in un nuovo ambiente possono forse essere superati da questo sguardo teso a fare emergere la bellezza proprio dove sembra impossibile trovarla. A sense of place di matrice wendersiana che trasforma il colore della pellicola in un bianco e nero dal valore storico. Berlino viene ritratta come una città dove non si è giudicati per i propri gusti sessuali o per la disponibilità economica. Le vicende personali dei singoli artisti confluiscono tutte nella medesima memoria storica collettiva: i tedeschi sembrano avere rimosso il periodo Hitleriano e hanno vissuto sulla propria pelle la divisione del muro di Berlino. Paradossalmente sono proprio questi limiti e queste divisioni che hanno generato un movimento rivoluzionario in direzione ostinata e contraria che sin dai primi anni 90 ha cercato di trasformare il nomadismo e il lavoro culturale in un’isola di resistenza contro l’iper-capitalismo e la società dello spettacolo. Il colpo di genio di Dieutrie è quello di alternare a queste vicende migratorie, il punto di vista della berlinese Helke che annota e descrive silenziosamente i cambiamenti della propria città percorsa da nuovi stimoli e movimenti di pensiero. Il suo fluire peripatetico, il suo timido “ricominciamo” detto al regista, il suo sguardo dall’alto di un elicottero o da una finestra dell’appartamento sono capaci di dare un senso e un ritmo a questo flusso di coscienza.

I luoghi parlano continuamente della loro storia e non dimenticano le persone che li hanno attraversati: qualcuno è stato travolto dall’utopia ed è ritornato indietro. Passato e presente sembrano confondersi sulla linea di un tram fantasma mentre gli ultimi mutamenti politici reazionari che hanno interessato l’Europa non sembrano promettere nulla di buono.  Prodotto da Stephane Jourdain (La Huit) che ha avuto un ruolo determinante nella riuscita di questa operazione, Berin Based fonde magistralmente documentario e fiction richiamando i primi lavori di Dieutrie (Rome désolée e Fragments sur la grâce) e citando Chantal Akerman (News from Home). Mentre la vita scorre veloce in un frenetico trainspotting, si rimane con la consapevolezza di “avere ancora una valigia a Berlino” a testimoniare il profondo legame con una città che seduce e affascina come poche. Mentre cerchiamo di afferrare i piccoli frammenti di vita dal finestrino e il ricordo si fa presente, ci si può preparare al nuovo viaggio. In fondo si tratta sempre di avere il coraggio di ricominciare. Ricominciamo, per la bellezza del gesto.

--------------------------------------------------------------
CORSO ONLINE SCRIVERE E PRESENTARE UN DOCUMENTARIO, DAL 22 APRILE

--------------------------------------------------------------

    ISCRIVITI ALLA NEWSLETTER DI SENTIERI SELVAGGI

    Le news, le recensioni, i corsi di cinema, la riviste, i libri, gli eventi e tutte le nostre iniziative