#SiciliaQueerFilmFest – Il diario della terza giornata

la 3a giornata del festival diretto da Andrea Inzerillo spazia dal parigino boi de Vincennes di Claire Simon alla Roma disperata di Bartolomeo Pampaloni, mentre i Canecapovolto giocano in casa

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Altra intensa giornata al Queer Film Fest con numerose proiezioni e presentazioni. Si inizia con il coinvolgente Le Bois Dont Les Rêves Sont Faits (2015) della regista francese Claire Simon (Ça Brule, Les Bureaux de Dieu, Gare du Nord) che presenta flora, fauna e varia umanità nel Bois de Vincennes a Parigi. Etica ed estetica combaciano perfettamente e lo sguardo della regista è privo di ogni contaminazione voyeuristica o finzionale. In 144 densi minuti si presentano pezzi di storie che sembrano varcare i confini del tempo per essere trasportati in una dimensione altra, una Città dentro la città. La voce di Gilles Deleuze accompagna una parte del girato sottolineando filosoficamente la ricerca identitaria che guida quasi tutti i personaggi rappresentati, dalla prostituta demotivata alla comunità cambogiana in fuga da Pol Pot, dalla squadra di rugby  al clochard che ha deciso di abbandonare le comodità urbane per perdersi nella Natura, nella “materia di cui sono fatti i boschi”.
roma termini pampaloniDi seguito tre opere italiane, un po’ in contrasto con gli assunti di Claire Simon: Mai (2015) di Giulio Poidomani,  nonostante l’ottima fattura e la splendida fotografia in bianco e nero si perde nei dialoghi un po’ teatrali dei personaggi e nella prevedibilità dello sviluppo narrativo. Seguono Come una Stella (2013) e Roma Termini (2014) di Bartolomeo Pampaloni che portano all’attenzione dello spettatore la disperazione e la alienazione dei clochard nella zona della stazione termini di Roma. Lo sguardo inizialmente duro e spietato (i dettagli sui corpi degli homeless, una dose di metadone sparata in primo piano) sembra contaminarsi con l’artificio della messa in scena, fino a non capire se certi comportamenti sono determinati proprio dalla presenza della macchina da presa. Il materiale è forte e sicuramente di grande impatto emotivo, ma certe zoomate e alcune ripetizioni enfatiche tradiscono qualche eccesso nello sguardo.

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La serata si apre con la commedia di Lionel Baier Les Grandes Ondes (2013) presentata da Anrea Inzerillo e Eric Biagi (direttore dell’Istituto Francese a Palermo): il reportage di un gruppo di giornalisti della radio Suisse Romande si trasforma in cronaca dei fatti rivoluzionari (la Rivoluzione dei Garofani) che avvennero in Portogallo nell’aprile del 1974. La comicità di Baier non si affida solo allo scambio di battute sagaci sul modello di Billy Wilder ma poggia su una certosina ricostruzione dell’oggettistica e del materiale d’epoca (su tutti il mitico pulmino Wolkswagen) e sull’impatto visivo nella costruzione delle gag (Jacques Tati, Gerard Oury e tanta altra commedia francese anni 60-70). Il risultato finale è una ventata d’aria fresca che rivitalizza un genere per troppo tempo legato agli schemi della comicità teatrale o televisiva.

À qui la fauteIn seconda serata è stata presentata la seconda tranche di cortometraggi: A Qui la Faute (2015) di Anne Claire Jaulin è ambientato in un campo scout estivo e vede la nascita di un sentimento importante tra due ragazzine, Marie e Lise. La regista indugia sugli sguardi e sull’ambivalenza di un amore che non osa pronunciare il suo nome. Freud Und Friends (2015) di Gabriel Abrante è un delirio psico-fantascientifico che mescola insieme Woody Allen e Fernando Pessoa, Buster Keaton e Sigmund Freud: il prodotto finale è una sorta di poetica anti herzoghiana politicamente scorretta e anche un po’ irriverente. Prinzessin Des Alltags (2015) di Dan Dansen è una dichiarazione d’amore in mezzo ai fornelli e alle pietanze, un outing che attinge alla Teoria Degli Alimenti.

Shudo (2015) dei Gobelins propone in soli 2 minuti di animazione lo scontro tra amore e morte, tra paura e desiderio, con soluzioni visive raffinate e affascinanti. Take your Partners (2015) di Siri Rodens racconta la storia di Ollie, una bambina di 8 anni che è attratta dal calcio e dai cowboys: la testardaggine e la caparbietà della bambina sono presentati con grande sensibilità e padronanza del mezzo cinematografico. La contaminazione tra sesso e potere è invece il nucleo tematico del corto indonesiano The Fox Exploits (2015) diretto da Lucky Kuswandi. Al contrario Jamie (2015) di Christopher Manning ci presenta un ventenne alla ricerca della sua prima relazione con ricorso a molti luoghi comuni del genere.
hopptornet-e1454261297793I due corti che sembrano avere una marcia in più rispetto agli altri di questa tornata sono Vi Skulle Bli Bla Foraldrar (2015) dello svedese Bjorn Elgerd e Mx Pink (2015) di Maharlika D’Suesse. Nel primo si passa dalla camera fissa alla mobilità dronica parlando di fecondazione eterologa e asimmetrie nei rapporti d’amore. Il secondo è un riuscitissimo ritratto di una Cenerentola moderna che ribalta luoghi comuni e posizioni di dominanza.

In contemporanea alla rassegna dei cortometraggi, alla Arena dei Cantieri Culturali alla Zisa, i Canecapovolto hanno presentato Spectrum Sq3105org una trilogia di corti molto originali che portano lo spettatore a cambiare radicalmente la prospettiva di visione, un taglio buñueliano dell’occhio che va ad esplorare tutte le possibilità della immaginazione.

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