"Snakes on a Plane" di David R. Ellis

Ellis è uno dei nuovi talenti del cinema d'azione americano. A nostro avviso, l'action movie è uno dei perni del cinema tutto, laboratorio dove si sperimenta, si osa e si rischia, per cercare nuove forme e nuovi linguaggi. Un cinema in continuo divenire.

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Dopo Final Destination 2 e Cellular, il terzo lungometraggio di David R. Ellis, Snakes on a Plane, conferma tutte le buone impressioni che avevamo verso il cinquantaquattrenne regista di Santa Monica. Ellis è uno dei nuovi talenti del cinema d'azione americano. Dopo i navigati Donner, Rob Cohen, Bay, Harlin e gli emergenti Greengrass e Abrams (quello di Lost e MI3 ), si va rinfoltendo dunque la schiera di cineasti che si cimentano con passione in un genere (anche se forse, oggi, parlare ancora di generi cinematografici può risultare obsoleto)  troppo spesso considerato di seconda categoria e da cui i "soliti critici" prendono sempre le distanze. A nostro avviso invece, l'action movie è uno dei perni del cinema tutto, laboratorio dove si sperimenta, si osa e si rischia, per cercare nuove forme e nuovi linguaggi. Un cinema in continuo divenire.

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Sean Jones (Nathan Phillips) è il testimone oculare di un delitto commissionato dal boss della triade Eddie Kim (Byron Lawson). L'agente speciale Nevill Flynn (Samuel L. Jackson) ha il compito di trasportare Sean da Honolulu a Los Angeles per farlo testimoniare. Sulla stiva dell'aereo che gli trasporta, però, Kim ha nascosto centinaia di serpenti velenosi, rendendoli estremamente aggressivi grazie al feromone, sostanza presente negli esemplari femmina.


Il film prende subito combustione con delle panoramiche spettacolari che riprendono lo splendido paesaggio delle Haway per poi concentrarsi sulla moto che Sean guida, seguendola per tutto il suo tragitto fino al luogo dell'omicidio. La mdp incolla il suo occhio artificiale alla moto, portando allo sguardo l'impressione "fisica" di movimento e velocità. Oltre a questa sensazione, si prova un brivido di libertà totale, completa ed assoluta, dove lo spazio è privo di confini e lo sguardo sfiora l'orizzonte. Questione di una manciata di minuti e poi il cielo, l'oceano e la terra possono essere visti solamente dal minuscolo finestrino di un aereo.


 

Ellis quindi, sottrae lo spazio aperto (luogo di "action" per antonomasia) e sposta il baricentro della narrazione verso uno ambiente circoscritto e claustrofobico, l'interno dell'aereo appunto. Ma le immagini non perdono dinamicità e forza, non risultano aritmiche e prive di plasticità, anzi, avviene proprio il processo contrario, quasi che la concentrazione dello spazio fisico degli ambienti composto da brevi ed angusti corridoi, poltrone e toilettes, esalti, amplificandolo, il senso ritmico del film (la stessa cosa era riuscita a Greengrass in United 93, dove all'interno della sala di controllo del traffico aereo, assistiamo ad una delle più magistrali lezioni di montaggio cosiddetto "frenetico" ed allo stesso tempo incredibilmente sincronizzato che il cinema ricordi). Ellis incorona a protagonisti assoluti del film i serpenti, loro sono le vere "stelle" e lascia agli attori in carne ed ossa la parte di comprimari. Tutti gli interpreti si adeguano perfettamente a tale scelta stilistica, rendendosi permeabili alla macchina filmica ed alle direttive della mdp: anche una star del calibro Samuel Jackson non calca la mano e lascia pari spazio scenico agli attori secondari. E questo modo di racconto si è rivelato azzeccato, perché le immagini hanno una fluidità ed una compattezza notevoli. Le sequenze con i cobra che mordono i poveri viaggiatori in varie parti del corpo (compresi gli occhi) e l'anaconda che divora un cagnolino ed un uomo, non lasciano indifferenti e la mancanza di vie di fuga per i malcapitati accresce il senso di claustrofobia avvolgente (come la spirale di un boa). Un cul de sac a diecimila metri d'altezza.


Con l'epilogo tornano le inquadrature aeree che si affacciano su spazi aperti, una nuova panoramica riprende le onde dell'oceano, regalandoci l'ultima vertigine. Ma lo sguardo non smette di essere sollecitato e così nei titoli di coda (mai uscire prima…), vediamo (ed ascoltiamo) il video musicale della band Cobra Starship – con un gustoso cameo dello stesso Samuel L. Jackson – intitolato "Snakes on a plane". Una sorta di contaminazione finale (musica, cinema e videoclip) che stempera la (continua)tensione che le immagini precedenti hanno provocato. Film da non perdere.


 


 


Titolo originale: id.


Regia: David R. Ellis


Interpreti: Samuel L. Jackson, Nathan Phillips, Julianna Margulies, Byron Lawson


Origine: Usa, 2006


Durata: 105'


Distribuzione: Mediafilm

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