Sogno di una notte di mezza età, di Daniel Auteuil

Il quarto lungometraggio dell’attore francese trova il suo fulcro nella frizione tra realtà unidimensionale e l’immaginazione come via di uscita, ma anche come eterno ritorno. Con Gerard Depardieu

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Nel mondo di Sogno di una notte di mezza età, Daniel (Daniel Auteuil) è l’uomo che immaginava. Una sorte di Jean Paul Belmondo/ Francois Merlin, che gestisce la realtà inventando una dimensione parallela dove gli eventi continuano a svilupparsi ma le cose raggiungono un altro senso, più compiuto e forse ancora più reale. Sognare a occhi aperti, per Daniel, non è un atto di anticonformismo né una forma di fuga ma un modo per arricchire la propria realtà, attraverso la connessione simultanea e dinamica tra tutte le proiezioni possibili. Sposato da tanti anni con Isabelle (Sandrine Kiberlain), da cui si dichiara ancora “follemente innamorato”, Daniel lavora come editore letterario e sembra lui stesso un capitolo mai concluso, un work in progress, un libro che non raggiungerà mai una chiusura perché trova sempre una versione migliore della storia che vuole raccontare.

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Patrick (Gerard Depardieu), miglior amico di Daniel, viene a sconvolgere il reale portando a cena la materializzazione della fantasia definitiva: Emma (Adriana Ugarte), la sua bella e solare ragazza spagnola, molto più giovane, vestita di rosso e ancora fiduciosa della vita. Così, lei diventa l’elemento scatenante, il centro di gravità di questa commedia da borghesia francese, che alterna il classico scambio teatrale di due coppie in tensione – stile Carnage , Chi ha paura di Virginia Woolf, che incrocia qualunque scena del Woody Allen di Mariti e Mogli e Hannah e le sue sorelle –  con gag e viaggi mentali di Daniel verso un mondo di fantasia dove può rendere reale il suo desiderio per Emma. Finché un segno, un rumore, un calcio della moglie sotto il tavolo, lo porta subito e in continuazione alla ineludibile realtà.

Il quarto lungometraggio da regista di Daniel Auteuil, dopo aver portato sul grande schermo

tre romanzi dello scrittore francese Marcel Pagnol, è diventato successo d’incassi in Francia – così come l’altro film francese in sala del quale è anche protagonista, Quasi nemici –  ed è, secondo le parole dello stesso attore, il suo lavoro più privato, più personale. Forse è per via della scelta di mettere in evidenza non soltanto se stesso e le sue ossessioni, ma il tentativo di avvicinarsi alla più brutale natura umana, quel corpo che si vede costretto a vivere soltanto in una dimensione presente, ma vorrebbe viverne tante altre allo stesso tempo. È questa impossibilità di andare oltre la nostra condizione unidimensionale, la frustrazione ancestrale che porta avanti la commedia, la tragedia e la frizione vitale tra queste due condizioni pendolari.

Il viaggio privato di Daniel, sempre andata e ritorno, verso tutte queste “fantasie” non è soltanto un riflesso del presente di Auteuil – autore, comico, regista – ma anche un’interazione organica con la sua stessa cinematografia, del costante galleggiare tra dramma e commedia, dal Georges Laurent di Cachè che si nasconde per poi rimanere in evidenza, al Paul folgorato dalla giovinezza di Avant l’iver oppure la vanità dietro l’amore che muove lo Stephane di Un cuore in inverno. E anche la mise-en-scène del rapporto di una vita con Gerard Depardieu e la possibilità d’affrontare insieme l’arrivo della “mezza età”, dentro e fuori lo schermo. L’idea della figura femminile come qualcosa che fa perdere il controllo ma anche come rappresentazione di lucidità. È sopratutto un paradosso vitale: il cinema – e il teatro – come luogo dove possiamo rappresentare tutto quello che abbiamo soltanto immaginato, ma che allo stesso tempo ci costringe a rimanere sempre dentro una cornice, una inquadratura, un punto di fuga e di constante ritorno.

Forse è questo che alla fine, dopo la sorpresa iniziale, le risate occasionali e la possibilità di sperimentare una certa e gradevole perplessità, fa sì che la proposta di Auteuil finisca per tornare ancora sulla stessa inquadratura, allo stesso meccanismo. L’illusione di una perdita del controllo che finisce per essere soltanto quello: un momento, un sogno, l’attimo piacevole e sfuggente prima di svegliarsi.  

Titolo originale: Amoureux de ma femme
Regia: Daniel Auteuil
Interpreti: Daniel Auteuil, Gérard Depardieu, Sandrine Kiberlain, Adriana Ugarte
Origine: Francia
Durata: 94′
Distribuito da: Eagle Pictures 

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