SOL LEVANTE – Blue Submarine No.6

Una miniserie fantascientifica, dove convivono l'animazione tradizionale e la grafica digitale 3-D per offrire agli uomini un messaggio di conciliazione universale. Dal regista di Il secondo rinascimento, uno dei capitoli della saga di Animatrix

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Ormai sono passati ben sei anni dalla sua uscita, avvenuta nel 1998, per cui l'elemento di novità insito in una miniserie tv che mescola animazione tradizionale e grafica digitale 3-D risulta notevolmente ridimensionato. Eppure Blue Submarine No.6 resta, oltre che un interessante pioniere dal versante visivo, un'opera in grado di stimolare e coinvolgere a livello tematico.

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La storia è ispirata a un fumetto realizzato negli anni Sessanta da Satoru Ozawa e si ambienta in un futuro scosso da una catastrofe epocale: il livello dei mari si è alzato improvvisamente, procurando la morte di un miliardo di persone. Il responsabile di tutto questo è il professor Zorndyke, uno scienziato che ha creato una nuova progenie di mutanti in grado di vivere nel mare e ha dichiarato guerra al genere umano (un personaggio che a qualcuno potrà ricordare lo Hugo Drax di 007 La spia che mi amava). A combatterlo c'è il Direttivo Blu, con i suoi sottomarini ad altissimo livello tecnologico, fra i quali si distingue il giapponese numero 6. Su quest'ultimo troviamo il protagonista Hayami Tetsu, un giovane che ha abbandonato l'uniforme dopo la morte di un compagno e che ora è stato richiamato in servizio per partecipare alla battaglia finale. La missione vede Hayami confrontarsi con la giovane e idealista Kino, una ragazza che ha perso i genitori nella catastrofe e perciò dimostra grande entusiasmo all'idea di vendicarsi di Zorndyke.


Come si può notare la vicenda ossequia un classico tema a sfondo ecologista, tipico delle storie realizzate negli anni Sessanta (basti pensare alle opere di Tezuka o a cartoons famosi e amati quali L'uomo Tigre). Questo si intreccia inevitabilmente con quella propensione al catastrofico tipica di un paese che ha vissuto il dramma nucleare sulla propria pelle e che la regia di Mahiro Maeda riesce a rendere bene raccontando le ultime ore prima della battaglia finale, caricando così la storia di un'angoscia da disfatta imminente e dosando a dovere le pause fra le scene d'azione e quelle più intimiste.

Ma soprattutto Maeda parte da questo canovaccio e lavora in maniera personale per imbastire un discorso sulla convivenza fra gli opposti. La sua miniserie (4 episodi) è, infatti, una ricognizione intorno ai concetti fondativi della convivenza fra gli esseri viventi. Il rispetto per il proprio ambiente e per chi lo abita, e l'amore per i propri amici e consanguinei diventano così il punto di partenza per un confronto con l'altro, catalizzatore di sentimenti negativi quali l'odio, il desiderio di vendetta, l'alterità. Umani e mutanti sono due razze affini poiché motivate dagli stessi istinti omicidi nei confronti dell'altro, e sembrano poco inclini al perdono e alla voglia di coesistere per creare un nuovo ordine sociale. Nonostante alla base ci siano motivazioni che tendano a ossequiare l'importanza per i legami affettivi, la spinta finale è verso una distruzione totale che non potrà lasciare vincitori. Berg, il capo dei mutanti, infatti combatte per ottenere la considerazione del padre Zorndyke; viceversa gli umani seguono imperterriti una spirale di sangue causata da una catena interminabile di vendette, che porterà presto all'uso delle temute testate nucleari.


Questo conflitto viene poi riverberato dalla differenza caratteriale che oppone Hayami a Kino, l'uno ormai cinico e disilluso, l'altra invece ferma nel suo ruolo di giustiziere dell'umanità, decisa a uccidere Zorndkyke a tutti i costi. Ma soprattutto il conflitto fra elementi opposti si ritrova nello stile grafico prescelto, costato ben quattro anni di lavorazione ai responsabili del celebre Studio Gonzo e che, come accennato in precedenza, si basa sull'accostamento di grafica digitale 3-D e animazione tradizionale, con effetti chiaramente spiazzanti e a volte fortemente disomogenei.

La fisicità prepotente del digitale, usato soprattutto per dare forma ai macchinari che costellano questo mondo disastrato, e la carezzevole poesia delle figure disegnate che quella realtà la abitano (gli umani, ma anche i mutanti) sembrano in più punti essere frutto di due diverse opere, portate a convivere con notevole forzatura. Col prosieguo della storia, però, l'amalgama diviene più intrigante, dando vita a uno stile visivo che sa esaltare le belle scene d'azione e non disperde la poesia dei momenti più drammatici, tanto che ci si ritrova commossi ad ammirare il sacrificio di un muska, una delle creature di Zorndyke, sorta di sottomarino organico e senziente (visivamente simile a un cetaceo), che salva la vita ad Hayami.


La convivenza fra gli opposti sembra dunque l'obiettivo finale suggerito da Maeda che, in virtù di questo, offre allo spettatore una silente storia d'amore fra Hayami e una mutante: un legame che il regista esplora con il pudore tipico delle storie animate giapponesi e che nasce proprio dalla pietà e dal perdono (lui la trova sulla spiaggia, incapace di respirare l'ossigeno dell'aria e la salva riportandola in acqua). Questo rapporto non consumato apre la storia a spiragli di luce verso la costruzione di un ordine nuovo e spiana la via per contaminazioni in grado di valorizzare l'arte animata. In fondo è il tema anche dell'opera più nota in Occidente di Maeda, Il secondo rinascimento, ovvero uno dei segmenti animati della saga di Animatrix, dove l'unione naufragata fra umani e macchine riverberava le colpe dell'umanità, incapace di superare i propri limiti e il proprio inconscio razzismo, condannando la nostra razza alla punizione. In questo caso il finale appare più sfumato, ma decisamente più ottimista verso il domani.

IL DVD


A importare l'anime di Maeda nel nostro paese è stata la ex Dynamic Italia (ora DynIt) nel 2000, che ha anche permesso la trasmissione televisiva sull'emittente Mtv. Ora sono usciti i due dvd che raccolgono i 4 episodi e alcuni contenuti speciali degni di interesse. Per esaltare la spettacolarità audio si è pensato di inserire tre tracce audio italiane, una delle quali in DTS, oltre, ovviamente all'originale colonna giapponese. Meno felice il versante video, dove si evidenziano tutta una serie di problemi, tanto maggiori quanto più è potente l'impianto utilizzato per la riproduzione.


Per ciò che riguarda gli extra, nel primo dvd troviamo le schede dei personaggi, mentre il secondo, certamente più ricco, comprende un breve making of ("Creator's Eyes") nel quale i realizzatori spiegano il senso che volevano dare all'opera e come hanno operato a partire dal fumetto originario. Il tutto curiosamente incorniciato da una regia che azzarda punti di vista arditi e ambienta le interviste in scenari psichedelici, che sembrano rifarsi a un immaginario anni Ottanta. A questo seguono il trailer italiano e altri contributi testuali sull'epoca nella quale si svolge la storia, sui personaggi e sulla terminologia della serie.

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