SOL LEVANTE: Cosmowarrior Zero

La più recente serie fantascientifica di Leiji Matsumoto attua una vera e propria rivoluzione copernicana nell'universo inventato dall'autore, che per la prima volta si apre alla concordia verso l'altro da sé e iscrive il pirata Harlock nell'inedito ruolo del "cattivo".

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L'universo spaziale di Leiji Matsumoto negli ultimi anni attraversa una fase molto complessa e interessante: apparentemente il grande mangaka nipponico sembra aver intrapreso la comoda strada dei sequel e dei remake, attraverso i quali rimette in gioco i più celebri personaggi del suo immaginario fantascientifico, con il pirata Capitan Harlock in testa. In realtà questo ritorno a icone ben sedimentate nell'immaginario globale contemporaneo serve a Matsumoto per attuare una intrigante riflessione sulle contraddizioni del nostro tempo e sull'evoluzione del suo pensiero di artista. Da questo punto di vista Cosmowarrior Zero (2001), ultima serie spaziale dell'autore a essere giunta in Italia, si rivela altamente significativa.

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Ancora una volta Matsumoto non bada alle incongruenze con i dettagli già stabiliti nei precedenti racconti, ma lascia ad alcuni particolari il compito di rivelare come e dove inserire cronologicamente questa storia, ambientata in un lontano futuro. Il protagonista è Warius Zero, coraggioso ufficiale spaziale reduce, come tutto il mondo, da una devastante guerra che ha visto per anni opposti gli umani al popolo artificiale dei meccanoidi. La supremazia di questi ultimi ha infine portato a un armistizio e a un nuovo regime di convivenza fra le due specie, ovviamente sempre in bilico a causa delle forti frizioni che esistono fra le razze (lo stesso Zero ha perduto i suoi cari nella guerra). In questo scenario il leggendario Capitan Harlock, – qui in età alquanto giovane e privo della caratteristica benda sull'occhio – si erge ancora una volta come unico baluardo contro il conformismo di un governo che ha accettato la resa nei confronti del nemico meccanico. In quanto ostile al nuovo ordine mondiale, Harlock viene perciò nuovamente dichiarato un fuorilegge e proprio Warius Zero ha il compito di catturarlo. Per fare questo l'ufficiale dovrà mettersi alla guida di un equipaggio composto sia di umani che di meccanoidi.

Con similii presupposti appare abbastanza chiaro come Cosmowarrior Zero sia la serie che segna una vera e propria rivoluzione copernicana nell'universo di Matsumoto: l'eroe stavolta è Zero, mentre Harlock – cui pure non viene negato lo status di persona dai solidi principi – riveste l'inedito ruolo del "cattivo". Il che equivale ad affermare che Matsumoto non si riconosce più nell'idealismo puro del pirata, ma per una volta accetta di scendere a patti con le ragioni dell'altra parte. Nelle sue storie l'essere meccanico ha sempre rappresentato l'altro da sé, il nemico simbolo della spersonalizzazione e della riduzione dell'umano a congegno tecnologico. Stavolta invece il meccanoide diviene un diverso con il quale bisogna imparare a convivere, con il quale ormai è inutile combattere e che bisogna imparare a considerare come esponente di una nuova razza. Per questo motivo gran parte della storia si incentra sui rapporti fra umani e mecca all'interno della nave di Zero. Questi, dal canto suo, esprime a perfezione la nuova filosofia matsumotiana della concordia poiché, nonostante il lutto che ha alle spalle, lavora perché fra le due specie ci sia sempre armonia. Matsumoto va anche oltre, tratteggiando un possibile rapporto d'amore fra lo stesso Zero e Marina Oki, primo ufficiale dell'astronave, donna in apparenza, ma in realtà anch'essa meccanoide.


Retrodatando la vicenda alla giovinezza di Harlock, Matsumoto fa dunque di Zero il modello ideale per la futura evoluzione del pirata e, di fatto, riscrive la sostanza del suo più celebre eroe, che impara a diventare esponente della filosofia di concordia dettata dal capitano terrestre.

D'altronde lo stesso nome d'arte "Leiji" significa proprio "Guerriero Zero" e si rifà ai piloti giapponesi della Seconda Guerra Mondiale ammirati in gioventù dall'autore: un dettaglio che ci spiega adeguatamente quanto il progetto della serie stia a cuore al grande mangaka. Ovviamente un simile cambio di prospettiva acquisisce ancora maggiore importanza se inquadrato nel momento storico attuale, dove si paventano scontri di civiltà e si fomentano le paure per il "diverso". Ancora una volta Matsumoto fa suoi gli ideali più giusti e dimostra la sua sensibilità.


Così, nel prosieguo della storia, l'autore tende ad avvicinare Harlock e Zero, unendoli contro il vero nemico, chiaramente incarnato da un despota che intende stabilire un nuovo regime di terrore e che per questo rappresenta un nemico per l'armonia di ambo le parti.


In ossequio alla natura intima della serie, Cosmowarrior Zero procede per piccoli passi, attraverso una regia abbastanza statica, che cerca di affascinare lo spettatore con la sua cura nei colori e la morbidezza del tratto, anche se va rimarcato un netto calo di qualità nelle animazioni degli episodi centrali. La serie, diretta da Isako Kyotaka, si compone di sole 15 puntate (le ultime due formano una sorta di film conclusivo) e in Italia, dopo essere stata annunciata tempo addietro in dvd, si è infine vista soltanto sul canale satellitare it!. Segnaliamo, nell'edizione italiana, la decisione filologica di far doppiare Harlock a Marcello Cortese, già voce del pirata ne L'arcadia della mia giovinezza e nella serie SSX, che avevano posto le basi del personaggio raccontandone le origini. Nel corso della storia ricompaiono anche i più celebri compagni del pirata, Tochiro, Emeraldas e la Maetel di Galaxy Express 999.

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