SOL LEVANTE – Intervista a Toshio Suzuki

Toshio Suzuki

Parla il produttore dello Studio Ghibli, che racconta i retroscena di Ponyo sulla scogliera, l’ultimo film di Hayao Miyazaki e confessa i sentimenti che animano il grande regista e anche le proprie impressioni sull’opera e sull’artista

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Toshio Suzuki60 anni di età e una carriera che ne fa una delle figure più rappresentative del moderno panorama dell’animazione giapponese (e non solo): Presidente dello Studio Ghibli e produttore dei film di Hayao Miyazaki dal 1992 (dopo averne seguito la carriera fin dal decennio precedente), Toshio Suzuki è una di quelle figure che meritano di essere riconsiderate per il lavoro che hanno saputo svolgere “dietro le quinte”, permettendo al Maestro non solo di portare avanti i suoi lavori con sicurezza, ma anche di poter contare su un confronto sempre costruttivo e finalizzato alla costante creatività.

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Prima dell’uscita di Ponyo sulla scogliera (nelle sale italiane dal 20 marzo), il sito GhibliWorld ha pubblicato una corposa sintesi di un’intervista che Suzuki aveva rilasciato alla rivista giapponese CUT nel marzo 2008. Un contributo interessante, nel quale emergono i retroscena che hanno portato alla creazione del film e, soprattutto, i pensieri dell’uomo che è stato per tanti anni accanto a Miyazaki e ancora è capace di sorprendersi del suo genio. Ne proponiamo la traduzione in italiano.

Quand’è che ha deciso di realizzare Ponyo? Poco dopo Howl, giusto?

E’ stato durante l’inverno del 2005 e la produzione è iniziata nell’ottobre 2006. Un giorno Miyazaki mi ha chiesto consigli per il suo prossimo film e gli ho proposto di realizzare una pellicola per bambini: “Che ne dici di qualcosa come “Iya Iya En”?” (Nota: libro illustrato per bambini scritto da Rieko Nagakawa e illustrato da sua sorella Yuriko Yamawaki. La storia è ambientata in un asilo e in tutto il Giappone ogni asilo ne possiede una copia, che viene rimpiazzata ogni anno).

Penso sia il libro più venduto in Giappone. Io l’ho letto quando andavo a scuola e mi è piaciuto molto, così come anche Miyazaki, che lo conosce da quando era giovane. Ad ogni modo, abbiamo discusso del fatto che sarebbe stato bello trarne un film. Il libro però era stato pubblicato molto tempo fa e già qualcuno si era offerto di trasporlo, ma l’autore non aveva accettato. Durante la produzione di Totoro, discutevamo su chi avrebbe potuto scrivere i testi del tema portante del film. Io e Miyazaki abbiamo urlato all’unisono: “Rieko Nagakawa!”. E così è stata lei a scrivere Sanpo e ne siamo stati molto felici.

Dopodiché, abbiamo aperto il Ghibli Museum e abbiamo deciso di realizzare dei cortometraggi. Miyazaki propose “Iya Iya En” e io chiesi l’autorizzazione a Nagakawa. Quindi lo producemmo, ma si trattava di uno solo degli episodi contenuti nel libro, quello intitolato “Kujira-tori” (Caccia alla balena ndr). Stavolta invece Miyazaki era deciso a trasformare l’intera storia in un lungometraggio e ha cominciato a lavorarci.

Ponyo sulla scogliera_posterA proposito del tema portante di Totoro, molti dei lettori potrebbero pensare che sia facile convincere qualcuno a scrivere il testo di una canzone, se a chiederlo è il Maestro Miyazaki. Tuttavia io non penso sia così, perché a quel tempo io stesso non conoscevo bene il marchio Ghibli.

E’ vero, Nagakawa infatti non ci conosceva e non fu semplice convincerla ad accettare.

Intende dire che a quel tempo Miyazaki e Ghibli non avevano un potere contrattuale, giusto?

Esatto. 

E quindi Ponyo è iniziato come una trasposizione di “Iya Iya En”?

E’ così, in effetti non ne avevo mai parlato… 

Non importa, vada avanti!

Miyazaki è una persona che è sempre stata influenzata molto dai posti in cui ha vissuto o da quelli che ha visitato. Per esempio dopo essere stato a Yakushima ha creato Nausicaa, e l’idea di Kiki gli è venuta dopo essere stato in Svezia. Inoltre, alcuni film Ghibli sono ambientati nei pressi di Tama (un sobborgo nella zona ovest di Tokyo), un luogo che però ci ha ormai annoiato.

Ad ogni modo, qualche tempo fa, per vari motivi, abbiamo intrapreso un tour aziendale di 3 giorni e 2 notti e siamo andati in una piccola città nell’area Setonai-kai insieme a 250 persone. Inizialmente Miyazaki non voleva partecipare, ma alla fine si è unito a noi e ha apprezzato molto il luogo. In effetti sapevo che gli sarebbe piaciuto. Non è passato molto tempo prima che decidesse di vivere lì per un po’ e così ho organizzato la cosa e vi ha trascorso 2 mesi. La sua immaginazione ha iniziato a lavorare… e quando è tornato a Tokyo ha tirato fuori un’idea: “che ne dici, al posto di “Iya Iya En”, di “Gake no Shita no Iya Iya En” (Il No No Asilo sotto la scogliera)? Questo perché la casa in cui aveva vissuto era su una scogliera. Un giorno poi mi ha confessato “è il sogno della mia vita…”. A dire il vero non sono autorizzato a parlarne… 

Nessun problema, continui!

Mi ha detto: “Non c’è ragione di trasformare una storia su un asilo in un film”. Io gli ho chiesto “Cosa vuoi dire?” e mi ha risposto “Voglio creare un vero asilo nella nostra società!”. In quei giorni infatti molte persone del nostro staff avevano avuto dei bambini e alla fine avevamo creato un asilo all’interno della ditta. All’epoca lo storyboard di Miyazaki per l’originale progetto di “Iya Iya En” era alle fasi iniziali, quindi lo abbandonammo. Il nostro asilo, quello vero, verrà inaugurato ad aprile. E’ stato costruito accanto all’atelier “Nibariki” di Miyazaki (letteralmente “2 cavalli”, nome che si rifà al modello di una delle auto del regista, una Citroen 2 cavalli, appunto). Infatti per più di dieci anni ha desiderato costruirne uno; anche sua moglie è venuta a dirmelo: “E’ un sogno che Miyazaki ha coltivato a lungo, la prego lo aiuti”. E io mi ci sto dedicando, ma allo stesso tempo mi domando: “Ma che sto facendo?”.

Miyazaki sembra davvero amare i bambini. Questo forse ci permette di capire meglio Ponyo . Nella storia un pesce vuole diventare una bambina e sembra essere il tipico film in cui viene rappresentata la vita di ogni giorno dei bambini e dei loro genitori, non è così?

Hayao Miyazaki e Toshio SuzukiProprio così. La storia è molto semplice, mescola un antico racconto con “La sirenetta”. Una giovane pesciolina sta nuotando e si ritrova con la testa incastrata in un vaso. Non riesce a tirarla fuori e viene quindi portata a riva dalla corrente. A trovarla è un bimbo di 5 anni, che l’aiuta e i due si innamorano. E come continua la storia? E’ come “Urashima taro” (leggenda orientale su un pescatore che salva una tartaruga dalle acque e viene perciò ammesso nel regno subacqueo ndr.). Considerando che la storia è molto semplice, ci stiamo concentrando sullo stile per arricchirla e rendere il film più complesso.

Abbiamo sentito dire che sarà tutto disegnato a mano.

In questi ultimi dieci anni la CG ha preso piede e abbiamo compreso come ci permetta di arricchire i film quando la usiamo come supplemento all’animazione tradizionale. Ma d’altra parte ha portato con sé un nuovo tipo di problema. I progressi della tecnologia computerizzata sono così veloci che è difficile tenere il passo: anche se un film viene realizzato con le tecniche più avanzate, risulterà presto datato. E c’è un'altra cosa: abbiamo provato ad esempio a usare la CG in Howl. Per fare un esempio, le gambe del castello sono state realizzate in digitale. A me però l’effetto non sembrava molto naturale e ho confessato a Miyazaki che i suoi disegni apparivano più realistici di quelli elaborati dal computer. Ne ha preso coscienza e da quel momento non ha più usato la CG. Non a caso la seconda metà di Howl è realizzata senza l’apporto della CG. Ora sappiamo quindi che la CG ha i suoi lati positivi e negativi. Pertanto stavolta abbiamo puntato sulla storia: semplice. Anche gli effetti visivi sono semplici, nonostante dietro ci sia molto lavoro, essendo tutti i disegni realizzati a mano.

Che impressione ne ricava? Si sentirebbe di dire “ne rimarrete certamente sorpresi”?

E’ stupido pavoneggiarsi di un film ancora incompleto, non crede? Tuttavia ho la sensazione che possa diventare un capolavoro.

A sentirla lo penso anch’io.

Miyazaki essenzialmente ha prima di tutto un punto di vista privilegiato per scovare l’essenza dell’uomo nella natura. Inoltre possiede il “senso dinamico” delle grandi storie ed in questo caso è stato capace di mettere insieme le due cose. 

E’ un risultato diverso da quello ottenuto per esempio con Howl?

Penso di sì. E’ un film semplice ma potente.

Ponyo_bozzettoPenso quindi che del nuovo Miyazaki si possa dire che l’uso del disegno a mano non costituisce solo il risultato finale ma anche la causa del film.

Probabilmente è così. E’ un artista che non invecchia, anche se lui dice il contrario, ma è una bugia. Lui realizza l’animazione tutto da solo. Se anche ci fosse qualcuno più dotato di Miyazaki ugualmente non riuscirebbe a resistere tanto a lungo a simili ritmi. Nessuno può. E per lui è un piacere ma anche una preoccupazione.

Anche se Miyazaki è bravo a esprimere il senso del volo, come farà con l’acqua che è sostanzialmente un elemento inanimato?

Beh, le dico semplicemente che il mare compare nell’80% del film.

Davvero?

Le onde sono un concetto molto importante. Non le fa mai disegnare a nessun altro, le realizza sempre personalmente. E’ sempre interessato a trovare un modo più efficace per realizzare le onde e il mare, è una cosa che lo diverte. Non so dire poi se ci riesca.

A sentirla penso che potremo vedere un Miyazaki diverso dal solito.

Lo stile del film sarà diverso. Lo spettatore comune potrebbe dire “Ah, è un Miyazaki diverso da quello al quale ero abituato”. Anche i fondali sono diversi, non così concilianti. Penso che tutto questo stia venendo molto bene. A dire il vero pensavo che fosse un artista finito.

(ridendo) Verrà menzionato nell’articolo, d’accordo?

Sa, ha quasi 67 anni e mi chiedo dove tenga nascosta tanta energia.

Quando ha pensato che fosse un artista finito?

Beh, in realtà non pensavo davvero che fosse finito. Pensavo solo che le persone inevitabilmente invecchiano. Parlando in generale i registi realizzano i loro film migliori nel periodo dei loro quarant’anni. Di solito poi tendono ad attraversare la fase calante intorno ai 50-60 anni. E’ possibile sottrarsi a questo destino? Miyazaki dice sempre “Fino a quando potrò continuare?” Tuttavia stavolta sta realizzando un film davvero molto giovanile, sorprendentemente. Stavolta non si è servito della sua specialità – il volo – per niente. E nonostante ciò è un film molto interessante.

Sicuramente non ne ha avuto bisogno. Ad ogni modo, pensate di distribuirlo a luglio? E’ una data verosimile? (Howl subì un ritardo di tre mesi e saltò il periodo delle vacanze estive).

Stavolta sono sicuro al 100%. Di solito ritardiamo, ma stavolta tutto procede spedito. Non vedo l’ora, questo posso dirlo.

 

(per la consulenza alla traduzione si ringrazia Giovanna Canta)

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